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"Transactional content": corpo di giornalismo, anima di pubblicita' (pagina 2)

Riccardo Stagliano'

 

Costoro saranno esperti dell'argomento in questione (viaggi, cucina, automobili, etc) e sapranno parlarne in maniera avvincente. All'interno dei loro pezzi dissemineranno rimandi ipertestuali alle mete descritte, agli alberghi recensiti, alle vetture collaudate e cosi' via. Non dovranno pero' magnificare le virtu' di un solo prodotto quanto piuttosto presentare delle alternative e soppesare costi e benefici: se i consigli si riveleranno rispondenti alla verita' il produttore di contenuti transazionali - e il sito che lo ospita - diventeranno credibili.

E' evidente che incastonare nell'articolo link che dirottano il lettore direttamente verso chi vende il bene o il servizio di cui si parla affievolisce ulteriormente il confine tra giornalismo e promozione. Kerrin Roberts, portavoce di CNN Interactive garantisce che le partnership commerciali non spostano assolutamente la loro rotta editoriale: "Abbiamo seguito largamente il recente sciopero della British Airways anche se attraverso il nostro sito si possono comprare biglietti di quella compagnia". "E' chiaramente il loro interesse far sembrare straordinario qualsiasi posto" ha replicato Nicole Vanderbilt, analista alla Jupiter Communications.

E se il mercato turistico pare essere tra i piu' promettenti (con un giro d'affari stimato in 7,4 miliardi entro il 2001; fonte Forrester Research), non e' certo l'unico. Basta guardare alle mosse di Microsoft che, oltre a Expedia (http://www.expedia.com), appunto, ha realizzato o sta ultimando Sidewalk (guide a diverse citta'), Carpoint (auto), Investor (consulenze finanziarie) e un nuovo servizio di intermediazione immobiliare dal nome in codice Boardwalk. Sono contenuto transazionale anche le recensioni librarie che gli editor di Amazon propongono ai loro visitatori e le informazioni circa il mondo delle quattro ruote che si troveranno in CarWorks, il sito che New Century Network sta per inaugurare.

Resta il sospetto che sara' difficile trovare una cattiva recensione di qualcosa prodotto da un buon finanziatore. Eppure non tutti sono disposti a scandalizzarsi: "Nei giornali di oggi siamo abituati ad articoli inframmezzati a pubblicita', in quelli elettronici di domani, potrebbe esserci pubblicita' inframezzata da articoli - spiega al Corriere Josh Shroeter, "direttore strategico" del Center for the New Media alla scuola di giornalismo della Columbia University - . Non sto dicendo che sia un bene, ma forse sarebbe soltanto un modo di liberarsi della facciata che adesso copre gli stessi compromessi". Non si meraviglino allora le orgogliose mamme degli aspiranti cronisti se i loro figli saranno assunti da Alpitour, Fiat o Barilla: e' il "contenuto transazionale", niente di piu' niente di meno.

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