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Animal Liberation, o del perche' i maiali hanno dei diritti e la lattuga no (pagina 2) Clementina Casula
L'unico limite considerato da AL come rilevante ai fini di un riconoscimento morale
è quello della capacità da parte del soggetto di provare piacere o dolore:
"questo spiega perché i maiali hanno dei diritti e la lattuga no"
(Singer).
Così, come anche il suo nome rivela, Animal Liberation si presenta come
analogo ai movimenti di liberazione degli schiavi delle donne, dei neri, dei quali
rappresenterebbe solo un ulteriore tappa. Certo ampliare le categorie etiche basilari
di eguaglianza e diritti agli animali non-umani, non significa richiedere per loro
uguale diritto al voto o uguale libertà di parola (sarebbe come richiedere
per gli uomini il diritto all'aborto).
Quello che ad AL interessa ottenere è un'uguaglianza non di trattamento, bensì
di considerazione degli interessi degli animali, espressi in termini di piacere
e dolore davanti ad un certo atto. "L'Eguaglianza è un'idea morale,
non un'asserzione di fatto. Non vi è alcun ragionamento logico stringente per
assumere che una differenza fattuale in abilità tra due persone giustifichi
una differenza nella quantità di considerazione che diamo ai loro bisogni ed
interessi" (Singer).
AL e Disobbedienza Civile
Alla condizione di impotenza degli animali derivante dalla loro esclusione dalla
comunità morale se ne aggiungono altre che rendono particolarmente arduo il
progetto di AL. In primo luogo l'ovvia constatazione che gli animali non possono
recriminare in prima persona i loro diritti: qualcuno deve assumersi la responsabilità
morale di farlo "per conto loro". In secondo luogo i comportamenti contro
i quali AL si batte sono condivisi, sebbene in maniera più o meno consapevole,
dalla stragrande maggioranza degli uomini e delle donne. Spesso tali comportamenti
si basano su abitudini e culture ben radicate, e questo spiega perché in alcuni
paesi (dove una pelliccia di visone è considerata come emblema dell'eleganza,
o una bistecca di manzo come un piatto prelibato) la causa animalista tardi ad
attechire.
Davanti a queste ed altre difficoltà, gli attivisti di AL ritengono che intervenire
in prima persona sia l'unica maniera efficace per porre fine ad alcuni abusi radicati
nelle nostre società. Nel fare ciò, essi utilizzano tutti i mezzi tradizionali
della disobbedienza civile: da dimostrazioni e sit-in davanti ai laboratori
e alle fattorie che violano i diritti basilari degli animali, al sabotaggio di
prodotti testati su animali, fino all' intrusione nei laboratori per liberare gli
animali in cattività, distruggere la strumentazione ed appropriarsi di documentazione
non altrimenti ottenibile. L'obiettivo è quello di procurarsi il massimo della
pubblicità per sensibilizzare l'opinione pubblica sull'urgenza del problema.
Nell'utilizzare metodi non legali per la loro causa, i membri dell'Animal Liberation
Front mettono spesso a repentaglio la loro libertà personale; questo fatto
è indicativo della distanza che li separa da coloro che si definiscono "amanti
degli animali" solo perché possiedono una coppia di barboncini. In realtà
quella di AL è una vera e propria filosofia di vita, un impegno che finisce
per condizionare ogni aspetto della vita dei suoi sostenitori. In questo senso
l'astenersi dall'utilizzare articoli testati o derivati da animali e il non mangiarne
carne animale diventano un passo fondamentale nella via per la liberazione degli
animali.
Origini di un Confine
Nel tentativo di gettare le basi teoriche del discorso etico a favore del riconoscimento
dei diritti degli animali, i pensatori che aderiscono al progetto di AL si sono
riappropriati di una vasta letteratura sull'argomento. Quello della definizione
di un confine tra uomo e animale è infatti un tema di vecchia data nella riflessione
etica. In particolare, i diversi filosofi si sentirono in dovere di fornire una
una argomentazione razionale che giustificasse lo sfruttamento degli animali da
parte degli uomini.
Abbiamo già visto l'opinione di Aristotele sugli animali, che divenne poi la
visione ufficiale della Chiesa Cattolica attraverso San Tommaso: nulla di ciò
che facciamo agli animali è peccato - sosteneva l'Aquinate - purchè essi
non siano di proprietà del nostro prossimo. Ma probabilmente la posizione più
estrema nella storia del pensiero occidentale è stata quella sostenuta da Cartesio,
per il quale gli animali non erano che delle complesse macchine, prive di sensazione
alcuna: il lamento di un animale punto da un ferro rovente non era per lui diverso
da quello di un orologio che batteva l'ora.
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