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Sport e Affari: se il capitale invade il campo (pagina 2)

Pippo Russo

 


Le ambizioni riformatrici del calcio d'élite non sono però tramontate. Per tenere a bada le mire dei club, l'Uefa ha messo in cantiere una riforma dei tornei continentali che finirà con lo sminuire i campionati nazionali non meno di quanto avrebbe fatto la superlega europea. Inoltre, gli appetiti dei network non usciranno certo ridimensionati dalla (momentanea) debacle del "progetto Gandalf"; una nuova ≠éra dei rapporti fra tv e calcio sta per aprirsi. In Inghilterra sta per partire MUTV, ("Manchester United Television"), primo caso di stazione televisiva (naturalmente a pagamento) gestita da un club: 6 ore giornaliere di trasmissioni varie sul glorioso club dell'"Old Trafford". In Italia esistono già le premesse per una svolta del genere.

E' dell'estate '97 un provvidimento della Lega calcio che consente a ogni società, a partire dal '99, di negoziare in proprio i diritti tv. Sarà, con ogni probabilità, l'inizio della fine dell'unità calcistica italiana. Un assaggio lo si è già avuto in questa stagione. Telepiù si è assicurata con un anno di anticipo l'esclusiva delle gare interne di Juventus, Inter, Milan e Napoli per il torneo '99-'2000 sborsando 1200 miliardi per 6 anni; provocando i mugugni di tutte le altre 34 società del calcio professionistico.

Sponsor

Per porsi al riparo da ogni intoppo, Telepiù si è anche premurata di sponsorizzare la Juventus, segnando una nuova frontiera del rapporto fra calcio e aziende: quello dello scambio di risorse strategiche per la reciproca promozione sui mercati di riferimento. Si tratta dell'ultimo sviluppo del calcio-business, che nel campionato che va a aprirsi celebrerà una nuova tappa.

A ogni squadra verrà consentito di esibire sulla maglia un marchio diverso per ogni competizione nella quale dovesse trovarsi impegnata. Sarà così anche per l'Inter, che però, dal punto di vista delle forniture tecniche, ha dovuto legarsi mani e piedi alla Nike pur di scongiurare l'eventualità di perdere Ronaldo. L'azienda americana, infatti, è la vera proprietaria dell'attaccante, e nei giorni in cui questi furoreggiava a Barcellona gli strateghi del colosso dell'abbigliamento sportivo mugugnavano per il fatto che il loro pupillo, che di Nike calzava soltanto gli scarpini, pareva soprattutto un testimonial della "Robe di Kappa" (partner della squadra catalana).

Per evitare una situazione analoga l'Inter ha firmato un accordo undicennale (fino al 2009) per la cifra di 220 miliardi, dopo aver sciolto un accordo ancora in corso con la "Umbro". C'é ancora qualcuno che pensi che il calcio sia un gioco?

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