EÍ tempo di verifiche, di analisi. EÍ tempo di tirare
alcune somme. La Convenzione sul futuro dellÍEuropa
ha terminato i lavori ultimando il Trattato che istituisce la Costituzione per
lÍEuropa; da questo testo, rivisto dalla Conferenza
Intergovernativa (Cig), nascerö la Costituzione dellÍUnione
europea. La Fondazione Lelio e Lisli Basso ha riunito
alcuni tra i maggiori studiosi italiani per cercare
di capire dove porta la strada iniziata dalla Convenzione,
quali traguardi restano ancora da raggiungere, quali
sono stati toccati.
ñCostituzione europea: luci e ombreî, recitava il
titolo del convegno che si ² svolto lo scorso 8 luglio
presso la Biblioteca della Camera dei Deputati a Roma.
Chiari e scuri sono gli argomenti che sono emersi
dalle parole degli intervenuti. Luci e ombre inevitabili,
se si tiene presente che oggetto della discussione
era un progetto ancora in via di definizione - la
bozza di un testo costituzionale - in sostanza un
passo in un cammino che deve ancora finire di compiersi.
Inevitabilmente quindi sono emersi luminosi gli aspetti
positivi e buie le note che non hanno incontrato il
favore degli intervenuti.
Tra le luci - ha sostenuto nellÍintervento di apertura
Elena Paciotti, presidente della Fondazione Basso
Æ va sottolineato il fatto che la Costituzione rappresenta
un passo che si pu÷ definire ñstorico per lÍavvenuta
semplificazione e fusione dei trattati, la definizione
delle competenze giuridiche dell'Unione e di un suo
sistema delle fonti giuridiche, la definizione delle
sue competenze, lÍattribuzione di una personalitö
giuridica unica, la semplificazione degli strumenti
di azione e della loro stessa terminologia, la creazione
di un vero e proprio spazio di libertö, sicurezza
e giustiziaî.
L’intero arco di tempo che ha visto la Convenzione
impegnata nella stesura del testo ha avuto poi una
sua importanza nel mettere in evidenza dinamiche e
ruoli dei diversi protagonisti delle politiche europee.
“La vera spinta ad una maggiore integrazione
europea”, ha continuato Elena Paciotti, “è
venuta dall’insieme dei parlamentari, nazionali
ed europei – soprattutto quando, pur tardivamente,
hanno cercato di concordare posizioni comuni –
mentre le resistenze maggiori, se non addirittura
tentativi di rinazionalizzazione, sono venuti dai
governi. Perciò è fondato il timore
che, rimesso il progetto nelle mani dei governi e
alle trattative segrete delle cancellerie, si riapra
il gioco degli interessi particolaristici e dei veti
reciproci, che eroda i risultati raggiunti”.
Ecco allora emergere delle spinte diverse, una verso
l’integrazione europea promossa dai rappresentanti
parlamentari, una che invece sembra porre maggiori
resistenze, impersonata dai governi, i quali avranno
il compito, nell’ambito della Cig, di rivedere
il testo e correggerlo. Dalle luci alle ombre, dalle
novità di cui la Convenzione si è fatta
portatrice, alle dinamiche diverse che potranno emergere
dalla nuova fase cui sarà sottoposto il progetto
di costituzione.
Ancora qualche lato oscuro affiora dalle parole del
presidente della Fondazione Basso quando sottolinea
una carenza dell’Unione nell’assenza “di
una classe dirigente europea motivata e determinata
a costruire quel prezioso bene comune, auspicato dalla
grande maggioranza dei cittadini europei, costituito
da un nuovo potere pubblico, un’Europa politica
capace di affrontare le sfide della globalizzazione
e del mutato scenario geopolitico seguito alla caduta
del muro di Berlino. Non c’è una classe
dirigente così fatta, né una forte leadership
europea capace di formarla e di interpretarla”.
La mancanza di una tale classe dirigente, capace
di farsi interprete e garante delle esigenze di cittadini
europei, è però affiancata da un bene
prezioso rivelatoci da questi ultimi mesi, e cioè
dal “metodo convenzione”, sono ancora
parole di Elena Paciotti, “che potrà
continuare in futuro a produrre buoni risultati se
sarà inteso per ciò che deve essere:
un confronto strutturato ma aperto e leale fra le
diverse voci dei rappresentanti dei cittadini e degli
Stati europei, dal quale desumere con saggezza e imparzialità
un consenso compiuto sulle soluzioni migliori per
far progredire l’indispensabile unione politica
dell’Europa”.
Di luci e di ombre si è dunque parlato l’8
luglio, importanti voci di studiosi italiani hanno
proposto le loro analisi, le loro osservazioni, le
loro speranze. Caffè Europa, oltre
alle parole di Elena Paciotti qui sinteticamente proposte,
vi invita a leggere due degli interventi di quella
lunga giornata di studi e di riflessioni. Maurizio
Fioravanti, dell’Università
di Firenze, ha spiegato che cosa distingue, nella
tradizione giuridica, un Trattato da una Costituzione
e quale dei due sia più adatto a definire il
testo prodotto dalla Convenzione; Massimo
Luciani, Dell’Università
di Roma La Sapienza, ha invece analizzato
la forma di governo e la divisione dei poteri tra
le istituzioni della futura Unione.
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