267 - 11.12.04


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Il documento dei quattro
 

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Krzysztof Michalski, insieme a Kurt Biedenkopf, Bronislaw Geremek, e Michel Rocard, ha scritto un documento che cerca di rispondere a una domanda che il presidente uscente dell’Unione, Romano Prodi, ha posto agli intellettuali: che cosa tiene insieme l’Europa? Su che cosa si fonda, in altre parole, l’Unione allargata, dal momento che essa comprende culture e identità più eterogenee rispetto a quelle dei paesi fondatori? Quali concezioni morali, quali tradizioni, quali obiettivi sono in grado di stringere insieme i diversi abitanti dell’Unione in una struttura democratica, facendo in modo che la Costituzione Europea possa mettere radici?


La risposta dei quattro intellettuali cerca di fare chiarezza sul tema dei valori e dell’identità, già fonte di molte divisioni nella discussione sul testo costituzionale, sostenendo che «l’integrazione economica, di per sé, non conduce all’integrazione politica perché i mercati non possono produrre una solidarietà politica resistente» e che a fondare la nuova Europa sarà soprattutto la discussione che ora si apre e che passerà attraverso la fase della ratifica e dei referendum. Il documento si propone di stimolare proprio questa discussione.

" Un ordine economico – vi si sostiene - non si evolve mai in un ambiente valorialmente neutro" e per essere efficace ed equo "deve anche essere incorporato in una morale, nei costumi e nelle speranze degli esseri umani, così come nelle istituzioni sociali". La cultura europea – dicono i quattro - non può essere definita in opposizione a una particolare religione (come l’Islam) e nella ricerca di forze capaci di garantire coesione e identità nell’Unione Europea, la questione del ruolo pubblico delle religioni europee è particolarmente importante. Questo ruolo pubblico comporta anche dei rischi che "includono la possibile invasione della sfera pubblica da parte delle istituzioni religiose, così come la minaccia che la religione possa essere usata per giustificare conflitti etnici. Deve essere ricordato che molti conflitti apparentemente religiosi hanno cause sociali o politiche, e che possono essere risolti con interventi sociali prima che assumano connotazioni religiose".

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