250 - 03.04.04


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Ma una legge non ² la panacea
Marco Vitale


Il saggio che segue ² l'intervento tenuto dal prof. Marco Vitale al dibattito, organizzazto dall'Associazione Donne Elettrici, sul tema ''Risparmio tradito: basteranno le nuove norme a ridarci tranquillitö e fiducia?'', tenutosi il 16 marzo 2004 a Milano, nella Sala delle Colonne del Palazzo dei Giureconsulti.

"La legge ² l'arma
indispensabile dell'intelligenza
nella lotta contro la stupiditö"
Rudolf Von Jhering (1818-1892)
Lo scopo nel diritto

Sono convinto che chi ha formulato la domanda che definisce il tema di questo dibattito si rendesse conto che tale domanda ² retorica e che introduce a una risposta che ² sicuramente negativa. Sono convinto di quanto ho appena affermato e cercher÷ di spiegarne i motivi e le ragioni.

1.
Parmalat ² solo la punta di un iceberg grande e profondo, un nuovo ma non ultimo segnale di una grande crisi di sistema.
Parmalat viene dopo ed insieme a Cirio, Bipop, Banca 121, Giacomelli, Gruppo Feruzzi, per citare solo i pið grossi disastri finanziari italiani, tutti - salvo forse quello del Gruppo Feruzzi - aventi natura prevalentemente di frode societaria e finanziaria, pið che di crisi aziendale (come ² stato, ad esempio, il caso Fiat). E questi casi vengono insieme, o dopo, una serie impressionante di truffe finanziarie e di dissesti aziendali in altri paesi e soprattutto in Usa ma anche in Inghilterra, Olanda ed altri paesi. L'impressionante serie di questi eventi richiede che essi vengano inquadrati non individualmente, ma come anelli di una lunga catena che segnala una profonda crisi di sistema. Se non prenderemo coscienza di ci÷, ben difficilmente riusciremo a dar vita alle reazioni necessarie per aspirare a ritrovare tranquillitö e fiducia, e continueremo a riporre impropriamente le nostre speranze in provvedimenti legislativi, puri placebi o palliativi, come ² il decreto legge attualmente in discussione tra gli organi parlamentari, e come del resto ² la legge americana (Sarbanes Oxley Act) tanto impropriamente decantata.

2.
Il Signor Tanzi non ² un semplice ladro n³ un genio del male, come i nostri maggiorenti, ad esempio Antonio Fazio, vogliono farci credere. Come potremmo altrimenti definirlo se non genio, un personaggio che per dieci anni insieme soltanto ai suoi pið stretti collaboratori, secondo la vulgata accreditata ai vertici, sarebbe riuscito a imbrogliare mezzo sistema bancario italiano, la Banca d'Italia, il fondo pensioni della medesima, alcune delle pið prestigiose banche internazionali, due societö internazionali di revisione, Borsa Italiana, Consob e i suoi omologhi di altri paesi, tutta o quasi la stampa economica nazionale e internazionale, alcune delle pið importanti societö di rating? La veritö ² che Tanzi ha avuto un'infinitö di complici nella sua cittö, da membri della procura ai due vertici delle banche locali a tanti professionisti; a livello nazionale sia nell'ambito politico che bancario; al livello delle grandi banche internazionali i cui comportamenti sono stati scandalosi. Alcuni erano complici per denaro, come alcuni malloppetti ritrovati documentano; altri per comoditö e complicitö di potere; altri per aviditö; altri ancora per dabbenaggine. Il vero problema non ² che Tanzi fosse un genio ma che abbia potuto contare su una rete di complicitö cosÒ estesa. Il vero problema sta anzi proprio nel fatto che Tanzi non ² un genio, ² una persona e un imprenditore banale e normale, con una spiccata vocazione a delinquere, ed ² proprio questa sua banalitö ad inquietarci.

Per un mercato sostenibile

Olivetti, un imprenditore venuto dal Rinascimento

ñEtica sÒ, ma a fondo perdutoî
3.
Noi parliamo di risparmio tradito ma, in realtö, chi investe in Parmalat o in Cirio o in Enron o in titoli argentini (attratto dai pið elevati tassi di rendimento) non ² un risparmiatore, ma un investitore. Versiamo pure lacrime serie per i puri risparmiatori, e risarciamoli se sono stati tratti in inganno da intermediari complici o negligenti, ma al contempo chiediamo agli investitori individuali di fare, anche loro, un esame critico. Sono sicuri di non essere stati mossi da un eccessivo spirito speculativo andando alla ricerca di rendimenti esagerati pur sapendo che a rendimenti alti non pu÷ non corrispondere un rischio pið elevato? Si sono domandati perch³ i fondi collettivi di investimento (che, in monte, gestiscono 550 miliardi di euro) non avessero praticamente nessun investimento in titoli Parmalat come non avevano obbligazioni Cirio? Forse ² il caso di impegnarci in uno sforzo di formazione e di educazione per quegli investitori che continuano a voler seguire il metodo "fai da te". Dall'Ambrosiano di Calvi alla Parmalat di Tanzi, passando attraverso i titoli atipici, il risparmiatore - investitore italiano ha mostrato una grande vocazione speculativa.

Queste tre premesse sono sufficienti per farci capire perch³ il pensare che una nuova legge, qualunque sia la sua qualitö, possa risolvere i problemi e farci dormire sonni tranquilli e fiduciosi ² un'illusione e un inganno. Ci÷ che ² necessario ² una vera e propria riforma profonda nei fondamenti etici e culturali, nei comportamenti, nelle leggi e nelle istituzioni, dei mercati finanziari internazionali, in tutti i soggetti che animano questi mercati. Io ho cercato di sintetizzare i punti chiave di una vera riforma nei seguenti cinque punti critici:
1) Rivedere profondamente la struttura delle banche d'affari eliminando i loro micidiali conflitti di interesse.

2) Prendere atto della ormai conclamata incapacitö delle grandi societö di revisione di svolgere la funzione che la collettivitö loro assegna e intervenire, a livello europeo, con misure correttive drastiche.

3) Accentuare la responsabilitö civile per negligenza (cio² per errore serio) delle banche e degli altri intermediari finanziari che curano l'emissione e il collocamento dei titoli.

4) Limitare lo strapotere dei Ceo (Central executive operator, una delle massime cariche nella gestione di un'azienda nel mondo anglosassone, ndr), innanzi tutto imponendo la separazione obbligatoria tra la responsabilitö di presidente del consiglio di amministrazione e quella del Ceo, e poi con appropriate misure di "governance".

5) Bloccare l'uso e l'abuso delle societö off shore che non hanno alcuna giustificazione se non quella di aiutare i truffatori attuali e potenziali.

A questi 5 punti di carattere generale e validi per l'intera economia internazionale vi ² certamente da aggiungere da noi il ripristino di una regolamentazione seria del falso in bilancio.

Ma avanzare seriamente su questa via ² molto difficile. Ci vuole un forte rinnovamento etico e politico. Gli interessi che sguazzano nella situazione attuale e che quindi si oppongono ad ogni riforma seria sono fortissimi. Ovunque, non solo in Italia. Anche in America ² stata rapidamente approvata una legge di riforma, che ha anche portato qualche miglioramento ma che ha solo sfiorato i problemi veri che sono: i terribili conflitti di interesse nelle grandi banche d'investimento, sviluppatisi dopo la deregolamentazione bancaria; lo strapotere dei CEO che nella doppia veste di presidenti del consiglio e di consiglieri delegati fanno tutto quello che vogliono; l'inaffidabilitö ormai sistematica delle societö di revisione che hanno buttato alle ortiche anzi hanno immolato all'altare del denaro ad ogni costo, ogni indipendenza ed ogni professionalitö. Questi sono i grandi temi che sono stati solo sfiorati in America, perch³ le lobby delle investment banks, dei Ceo, delle societö di revisione sono pið potenti e influenti di quelle, mal rappresentate, di risparmiatori ed investitori. Se questo ² vero in America figuratevi da noi, provincia estrema dell'impero, guidata da un affarista, gauleiter del presidente americano, a sua volta, prima di diventare presidente, mediocre affarista.

Per non darvi l'impressione di essere troppo solo in questa impostazione, proongo uno stralcio di una lettera che mi ha scritto uno dei pið importanti ed esperti professori di Harvard:

"Sono d'accordo con le Tue riflessioni su questa tragica pestilenza dove tutto ² in vendita, e nella triste realtö che nell'Usa poco sarö fatto per combatterla, e che questo poco sarö probabilmente e ingegnosamente circonvenuto dai beneficiari di questo morbo. La deresponsabilizzazione delle professioni rilevanti mi fa molta paura. Il professionista ² un guardiano importante della moralitö del suo mestiere. Se questa sua funzione viene a mancare non so davvero che tragiche conseguenze seguiranno. Chi si sentirö responsabile di non causare danni o ingiustizie? Eventualmente la 'massa' si accorgerö di essere la vittima e, indignata, causerö l'imposizione di necessari, ma forse eccessivi, controlli".

Anche a livello europeo i primi segnali sono deprimenti. Viene annunciata una nuova regolamentazione dell'attivitö dei revisori su proposta del commissario Frits Bolkestein, che sarebbe stata elaborata in termini pið severi dopo il caso Parmalat. In realtö, per quello che se ne sa, si tratta di un provvedimento all'acqua di rose, un puro provvedimento cosmetico che farö solletico alle societö di revisione.

Questa visione realistica non ci deve, peraltro, impedire di esaminare e discutere criticamente, in spirito di collaborazione, il tormentato progetto di disegno di legge che sta iniziando, tardivamente, il suo iter parlamentare. Con provvedimenti di questo tipo qualche passo avanti si pu÷ fare, ma si tratta, nella migliore delle ipotesi, di modeste misure rispetto a ci÷ che ² necessario per ritornare tranquilli e fiduciosi.

Il decreto legge di riforma del sistema di tutela del risparmio ² stato esaminato da molteplici punti di vista. Ma il punto di vista largamente prevalente ² stato quello sportivo. Ci si ² domandati, infatti, chi aveva vinto, se Tremonti o Antonio Fazio e i pið hanno concluso che era finita in pareggio. Tra gli altri, con particolare efficacia, Giulio Anselmi (Repubblica, 4 febbraio 2004): "Nei termini pugilistici, pið che politico-finanziari, cui ci ha abituato la contesa tra due antipatici di vaglia, potremmo dire che Tremonti ha assestato a Fazio qualche duro colpo, ma non pu÷ vantare una vittoria netta. Bankitalia esce dal conflitto ridimensionata ma non umiliata come si affannano a dire i partigiani del governatore". Ma chi se ne importa!

E invece i punti di vista alla luce dei quali questa proposta andrebbe esaminata sono solo quelli sintetizzabili in queste tre domande:

- se questo provvedimento fosse stato in vigore Tanzi ed i suoi sarebbero stati impediti dal fare quello che hanno fatto?
La risposta ² no;

- se questo provvedimento fosse stato in vigore i risparmiatori-investitori in buona fede sarebbero stati protetti?
La risposta ² no;

- ² questo il provvedimento che la comunitö finanziaria internazionale si attendeva per riprendere fiducia nel sistema italiano?
La risposta ² ancora no.

Infatti questo provvedimento, dall'articolo 1 all'articolo 29, dispone l'organizzazione di una nuova autoritö per la tutela del risparmio che sostituisce la Consob e ridistribuisce tra questa e Banca d'Italia certi poteri di sorveglianza. E' una razionalizzazione non del tutto sbagliata. Ma non ² questo il punto. Il punto ² che una riforma seria doveva scaturire da uno studio serio e professionale sulle ragioni per le quali questi controlli di sistema (Consob e Banca d'Italia nel suo ruolo di supervisore del sistema bancario) e le banche stesse non hanno capito nulla per dieci anni. Se invece si accetta la tesi improvvidamente diffusa che tutti gli intermediari finanziari e i loro controllori "nulla sapevano e nulla potevano sapere" allora questa nuova autoritö, pur con qualche potere in pið, continuerö, di fronte ai futuri Tanzi, a nulla sapere ed a nulla poter sapere. Insomma si va alla caccia e alla concessione di nuovi poteri senza domandarsi perch³ quei poteri che pur giö esistevano in capo a questi soggetti non sono stati per nulla tempestivamente esercitati.

E' inquietante anche che questa superautoritö possa agire attraverso la guardia di finanza. E' una misura di criminalizzazione dei mercati finanziari che pone l'organismo di sorveglianza in una prospettiva distorta e che allontanerö le imprese dai mercati regolamentati. Istituzionalmente perverso, poi, l'articolo 30 che prevede che al di sopra delle autoritö di controllo, cosiddette indipendenti, si collochi il Comitato interministeriale per il credito e il risparmio, altra misura centralizzatrice che distorce la funzione stesa del Comitato. E' stato molto correttamente osservato (Geronimo, Il Giornale, 14 marzo 2004) che "se il sistema dei controlli sulle aziende, sulle banche, sulle assicurazioni e su tutti gli intermediari finanziari ² affidato ad autoritö indipendenti votate a larga maggioranza dal Parlamento, metterci sopra un Comitato interministeriale con funzioni penetranti come quelle dell'alta vigilanza, finisce per essere una contraddizione in termini. Insomma una cosa ² dare indirizzi generali sulla tutela del risparmio, come ² giusto che faccia il Governo con il suo Comitato interministeriale, altra cosa ² limitare l'indipendenza delle autoritö di controllo" o sostituirsi ad esse. E' una vera e propria rottura di sistema. I successivi articoli 34-36 sono relativi all'organizzazione amministrativa delle varie autoritö. Gli articoli 37-43 contengono interessanti direttive in tema di recepimento delle direttive Ue in materia di abusi di mercato, circolazione in Italia di strumenti finanziari esteri, trasparenza delle societö estere, conflitti di interesse tra banche ed impresa, conflitti di interresse degli organismi di investimento collettivo, sistema di indennizzo dei risparmiatori, societö di revisione. Gli argomenti sembrano attraenti. Finalmente, si sarebbe tentati di dire, qualcosa che pu÷ interessare i risparmiatori-investitori. Ma si tratta solo di indirizzi di massima, perch³ la regolamentazione dell'intera materia ² rinviata, con una delega, al Governo. Assumere un provvedimento di legge con tutte queste materie sostanziali lasciate ad una incerta e confusa delega al Governo, ² inaccettabile. Non siamo dunque di fronte a vere e proprie norme ma ad indirizzi, regole, comunicazioni, opinioni, aspirazioni, richieste, desideri, inviti del potere statale, anche se esse vengono formulate in forma astratta e confuse tra altre disposizioni legislative. Quando queste aspirazioni diverranno norme nel senso teorizzato dai grandi giuristi, allora potremo riparlarne.

L'articolo 44 introduce un nuovo reato definito: reato di nocumento del risparmio, del quale illustri giuristi hanno giö detto tutto il male possibile, un reato oscuro, generico, discriminatorio, insidioso per la vita delle aziende e per la libertö delle persone. Vi sono poi gli articoli 45-47 con l'aggravamento di alcune sanzioni, da approvare ed alcune norme finali.

Tutto qui. Poco, molto poco. In sostanza vi ² solo una diversa attribuzione di poteri tra le varie autoritö, una questione sostanzialmente di potere e di scarsissimo interesse per i risparmiatori-investitori e per gli analisti internazionali; una serie di dichiarazioni di intenzioni su cosa si potrebbe fare; un irrigidimento in senso centralistico e supercentralistico del sistema. Nulla in materia di "governance" delle societö (eppure tutti avevano detto che ² a livello di societö che soprattutto bisogna operare, perch³ i poveri organi di controllo nulla sanno e nulla possono sapere quando gli organi societari ingannano); nulla in materia di ripristino di una regolamentazione seria del falso in bilancio (eppure le voci su questa esigenza sono concordi e questa misura era una delle poche alle quali gli osservatori internazionali guardavano con interesse); nulla di serio in materia di revisione (eppure l'urgenza di una seria regolamentazione in materia ² apparsa plateale nei casi Cirio, Bipop, Parmalat). Alla fin fine ² solo un provvedimento che, direttamente o indirettamente, rafforza i poteri di polizia del governo in chiave centralistica, ignorando totalmente il mercato e le sue esigenze funzionali.

E anche il mondo imprenditoriale italiano ha fatto sentire la sua voce su questi argomenti. Sono stato smentito. In data 12 marzo, Assonime, Confidustria, Abi, Ania, hanno inviato alle quattro commissioni parlamentari competenti un documento interassociativo, denominato "Iniziative coordinate per il miglioramento della fiducia". E' un buon documento. Buono nella forma perch³ documenta una consapevolezza comune della gravitö della situazione ed una volontö comune per un impegno serio a cooperare per migliorare la situazione. Buono nei contenuti, in relazione ai quali su alcuni punti qualificanti si pone all'avanguardia sia del governo che del parlamento, ed anche del mondo imprenditoriale e finanziario americano. In particolare ² apprezzabile la richiesta che si ritorni ad una regolamentazione seria in materia di false comunicazioni sociali e falso i prospetto. Importante ² che, per la prima volta in Italia ma non solo, si richieda che "sia assicurata un'adeguata separazione in seno al Cda dei poteri di controllo, rispetto ai poteri di gestione, attraverso la separazione delle figure del Presidente del Cda e dell'amministratore delegato". Questa responsabile presa di posizione del mondo associativo imprenditoriale italiano, ² una buona notizia.

 

 

 

 

 

 

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