Dalle pagine patinate delle riviste di moda le passioni sembrano bandite. Le donne vengono
rappresentate come figure astratte, forse un po tristi, sicuramente gelide e
inespressive, quasi a volersi accordare con laridità del contesto in cui sono
inserite. Si tratta di un'incapacità di cogliere tendenze già riscontrabili nella
realtà oppure di uno sguardo lungimirante che preconizza un futuro modello di
femminilità a cui ci dovremo abituare?
Elena Stancanelli, scrittrice, afferma: "Dubito che gli stilisti rappresentino la
donna o che cerchino di imporre un modello femminile, hanno solo bisogno di manichini
inespressivi, di grucce su cui appendere i loro abiti, cosa peraltro perfettamente
legittima poiché il loro mestiere è proprio quello di vendere abiti. Per questo motivo,
lultimo posto dove andrei a cercare la rappresentazione della donna è proprio nella
moda."
Ancora critica continua: "Il mondo della moda è totalmente autoreferenziale, ha a
che fare esclusivamente con se stesso. Questo per diversi motivi, primo fra tutti
lessere parte di un giro di denaro talmente alto da perdere ogni contatto con la
realtà. Forse, come dice Bret Eston Ellis nel suo ultimo romanzo: Il punto di contatto
tra la vita e la moda è proprio il dolore. Dolore che lo scrittore rappresenta
fisicamente nella sofferenza delle top-model che affrontano ogni tipo di sacrificio pur di
mantenersi belle, secondo i canoni innaturali imposti dal circo delle passerelle. Forse
proprio questa sorta di crocifissione è lunico punto di contatto tra il mondo reale
e la moda. Tuttavia credo che ogni donna dovrebbe trovare il proprio modello in se stessa,
non nella moda: la donna vera è da unaltra parte."
Klaus Davi, esperto di immagine, dice: " Mi sembra che sia in atto una sorta di
guerra tra licona femminile raffigurata dalla televisione e quella proposta dagli
stilisti. Da questo scontro uscirà trionfante limmagine della donna del nuovo
millennio. La femminilità oggi non è un valore trainante né nella moda né nella
pubblicità. Da una parte, la televisione tenta di rilanciare la donna formosa anni
cinquanta, stile Sabrina Ferrilli, dallaltra pubblicitari e stilisti sono più
interessati ad un filone di impronta omosessuale, anche se solo accennato.
"Sia nella moda che nella pubblicità, la tendenza di oggi è promuovere il più
possibile lomossessualità come elemento culturale. Questa si lega infatti al
narcisismo, allamore di se stessi, alla voglia di esserci e di apparire, quindi,
inevitabilmente al consumismo". Davi quindi specifica: "La femminilità
tradizionale non è più considerata un valore di marketing poiché ha subito un colpo
decisivo con lanoressia. Dunque, dopo la fase dellanoressia si è preferito
rappresentare la donna in modo sempre più astratto, isolata da ogni contesto sociale. Nei
prossimi anni si vedrà chi vincerà la battaglia tra le diverse tendenze di televisione e
pubblicità, per ora a condizionare il gusto è sicuramente questultima."