Gran Bretagna, Francia e Germania verso
la Troika?
Per evitare che nell'Europa a 25 si corra il rischio
dell'ingovernabilitö, Francia, Germania e Gran Bretagna,
messe da parte le divergenze sulla guerra in Iraq,
si stanno organizzando in un direttorio a tre. LunedÒ
21 Dominique De Villepin e Joschka Fischer, ministri
degli Esteri di Francia e Germania, sono stati ospiti,
segretissimi, del collega britannico Jack Straw nella
sua residenza ufficiale di campagna di Chevening,
nel Kent.
A dare la notizia ² stato il Financial
Times, che ha scritto che "il Regno Unito stringe
i legami con Germania e Francia". "I tre paesi stanno
sviluppando - scrive il quotidiano economico londinese
- un approccio coordinato ad una serie di questioni
internazionali, come il possesso di armi di distruzione
di massa da parte dell'Iran, la difesa europea e le
questioni di budget". Blair e Straw avrebbero intenzione
di tenere incontri trilaterali con Parigi e Berlino
ogni sei settimane, ma intanto il 18 febbraio Chirac,
Blair e Schroeder si ritroveranno a Berlino. L'incontro
² stato chiamato "m³nage ö trois" da Le Figaro, con
un'espressione ripresa anche da The
Guardian, che ha riferito dell'ostilitö dei paesi
piccoli e delle parole di Straw, secondo il quale
l'iniziativa non pu÷ che essere considerata "logica",
in un'Europa a 25. Le
Monde scrive che l'arrivo della Gran Bretagna
avrö l'effetto di "compensare la debolezza del tandem
franco-tedesco".
I leoni di Schroeder
Il continente africano, dalle alleanze geopolitiche
ancora incerte, continua ad essere al centro dei viaggi
dei leader mondiali. Dopo il tour estivo di George
Bush, le visite di Jacques Chirac ed il vertice
"5+5" tra Maghreb e paesi del Mediterraneo occidentale
europeo, il 19 gennaio ² stato il turno di Gerhard
Schroeder, che dall'Etiopia ha cominciato la sua sei-giorni
nel continente nero, che lo porterö anche in Kenia,
Sudafrica e Ghana.
"Nessuno pu÷ vivere in sicurezza, quando vede instabilitö
e insicurezza tra i suoi vicini", ha detto il Cancelliere
davanti a trecento diplomatici africani, aggiungendo
che il rapporto tra Germania e il continente nero
non ² solo di natura morale, ma anche economica e
politica. "Il problema dell'Africa - ha sintetizzato
Der
Spiegel - non sono degli Stati forti che minaccino
il proprio vicino, ma degli Stati deboli dal cui disfacimento
si svilupperebbero problemi come il terrorismo". Uno
Schroeder "tra amici e leoni", come ha scritto Die
Tageszeitung, e che si ² augurato che la recente fondazione
dell'Unione Africana, con sede proprio ad Addis Abeba
in Etiopia, sia un segno di un "Rinascimento africano".
Iran, il realismo dell'Europa
A poche settimane dal terribile terremoto che ha annientato
la cittö di Bam, i vertici politici dell'Iran sono
di nuovo in subbuglio. La cancellazione di centinaia
di candidati riformisti dalle liste elettorali per
le politiche di febbraio ha portato alcuni ministri
del governo Khatami alla minaccia delle dimissioni.
I giornali europei hanno seguito con attenzione l'evolversi
della situazione, mossi dal particolare interesse
politico delle odierne relazioni tra Ue e Iran.
La Neue
Zuercher Zeitung segue la visita di Mohammed Khatami
in Svizzera, nella quale il Presidente iraniano ha
promesso di rimediare all'epurazione delle liste,
ma ha anche smentito le proprie dimissioni. L'Europa,
in opposizione agli Stati Uniti, continua a dialogare
apertamente e senza troppe remore con le istituzioni
iraniane. Ora addirittura "la Francia volta la pagina
dei riformisti", come scrive Liberation,
che racconta della visita del conservatore iraniano
Hassan Rohani nella capitale francese. "Parigi ha
giö sotterrato il Presidente Mohammed Khatami e il
movimento delle riforme in Iran?", si chiede il quotidiano
francese. "SÒ - si risponde - a giudicare dall'accoglienza
riservata a Rohani, uomo chiave dell'apparato di sicurezza
e personalitö del campo conservatore". Rohani, che
dirige il Consiglio della sicurezza nazionale in Iran
e che Le
Figaro definisce un "neocon", ² stato ricevuto
da Jacques Chirac, da Dominique de Villepin e dal
presidente del Senato Christian Poncelet. Nell'incontro
col Presidente francese si ² parlato del nucleare
di Teheran, ma anche di un comune interesse nel costruire
una "architettura della sicurezza" in Medio Oriente
dopo la guerra in Iraq.
Finestra sull'allargamento I: Slovenia
esempio per i Balcani
L'allargamento dell'Unione, fissato al primo maggio,
si avvicina. Cresce l'attenzione dei giornali verso
i paesi entranti e verso lo scenario
politico che verrö a crearsi con l'ingresso dei
dieci.
Liberation registra i progressi della Slovenia,
definita "il paese che ² riuscito meglio nella transizione,
tra i dieci che vogliono entrare nell'Ue". Nell'articolo
"La Slovenia vede l'Europa in rosa", il quotidiano
parigino ricorda che "il Pil sloveno per abitante
rappresenta quasi tre quarti della media comunitaria",
e che la chiave del successo di Lubiana ² la sua "capacitö
di adattamento", che l'ha condotta a riorientare completamente
il suo commercio, che oggi per due terzi sviluppa
con l'Unione. Erwan Fou³r³, rappresentante dell'Ue
a Lubiana, spiega che "il paese possiede un'eccellente
capacitö d'assorbimento dei fondi europei", mentre
Jelko Kacin, deputato sloveno che presiede la commissione
degli Affari esteri dichiara che "² necessario europeizzare
i Balcani" e che la Slovenia "si propone di essere
un esempio", in una regione che ha "una connotazione
negativa, portatrice d'instabilitö e di guerre". La
Slovenia, tuttavia, pur essendo fondamentalmente un
paese europeista, ² anche fortemente nazionalista.
L'aver da poco riguadagnato l'indipendenza la rende
sensibile ad ogni tentativo di dominazione, come potrebbe
essere quella di Bruxelles, tanto che, come dice il
ministro degli Esteri Dimitrij Rupel, il suo paese
"apprezza molto la battaglia della Francia in favore
dell'eccezione culturale". Favorevole alla difesa
europea, ostile ad un'avanguardia che escluderebbe
i piccoli, nel gennaio 2003 la Slovenia firm÷ la "lettera
dei dieci" che sosteneva la posizione americana sull'Iraq.
Conclude Rupel con orgoglio: "Non ci si dovrö domandare
di scegliere: se voglio essere un amico degli Stati
Uniti, questo non vuol dire che io sia un nemico dell'Europa".
Finestra sull'allargamento II: Commissario europeista
per la Polonia
La Polonia, dopo il riavvicinamento con la Francia
(di cui abbiamo parlato sullo scorso numero della
Finestra
), dö un altro segnale positivo agli europeisti.
Varsavia ha giö scelto il suo commissario per il prossimo
esecutivo: ² Danuta Huebner, ministro dell'integrazione
europea.
Ne parla Le
Monde , che la definisce "una dei pið ardenti
difensori del compromesso sulla Costituzione europea
con Parigi e Berlino, al tempo in cui il governo tentava
timide aperture per uscire dall'impasse su questo
soggetto". Alcune organizzazioni non governative hanno
accolto con entusiasmo la sua candidatura, vista come
la "garanzia che la Polonia non sarö presente sulla
scena europea solamente per difendere i propri interessi".
E' questo, al contrario, l'argomento con cui le opposizioni
criticano la scelta operata dal premier Leszek Miller.
Per il partito Diritto e Giustizia, il ruolo del commissario
dovrebbe essere quello di "difensore centrale, incaricato
di respingere gli attacchi dell'Ue contro la Polonia".
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