246 - 07.02.04


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Direttorio a tre per l'Unione?
Daniele Castellani Perelli

Gran Bretagna, Francia e Germania verso la Troika?

Per evitare che nell'Europa a 25 si corra il rischio dell'ingovernabilitö, Francia, Germania e Gran Bretagna, messe da parte le divergenze sulla guerra in Iraq, si stanno organizzando in un direttorio a tre. LunedÒ 21 Dominique De Villepin e Joschka Fischer, ministri degli Esteri di Francia e Germania, sono stati ospiti, segretissimi, del collega britannico Jack Straw nella sua residenza ufficiale di campagna di Chevening, nel Kent.

A dare la notizia ² stato il Financial Times, che ha scritto che "il Regno Unito stringe i legami con Germania e Francia". "I tre paesi stanno sviluppando - scrive il quotidiano economico londinese - un approccio coordinato ad una serie di questioni internazionali, come il possesso di armi di distruzione di massa da parte dell'Iran, la difesa europea e le questioni di budget". Blair e Straw avrebbero intenzione di tenere incontri trilaterali con Parigi e Berlino ogni sei settimane, ma intanto il 18 febbraio Chirac, Blair e Schroeder si ritroveranno a Berlino. L'incontro ² stato chiamato "m³nage ö trois" da Le Figaro, con un'espressione ripresa anche da The Guardian, che ha riferito dell'ostilitö dei paesi piccoli e delle parole di Straw, secondo il quale l'iniziativa non pu÷ che essere considerata "logica", in un'Europa a 25. Le Monde scrive che l'arrivo della Gran Bretagna avrö l'effetto di "compensare la debolezza del tandem franco-tedesco".

I leoni di Schroeder

Il continente africano, dalle alleanze geopolitiche ancora incerte, continua ad essere al centro dei viaggi dei leader mondiali. Dopo il tour estivo di George Bush, le visite di Jacques Chirac ed il vertice "5+5" tra Maghreb e paesi del Mediterraneo occidentale europeo, il 19 gennaio ² stato il turno di Gerhard Schroeder, che dall'Etiopia ha cominciato la sua sei-giorni nel continente nero, che lo porterö anche in Kenia, Sudafrica e Ghana.

"Nessuno pu÷ vivere in sicurezza, quando vede instabilitö e insicurezza tra i suoi vicini", ha detto il Cancelliere davanti a trecento diplomatici africani, aggiungendo che il rapporto tra Germania e il continente nero non ² solo di natura morale, ma anche economica e politica. "Il problema dell'Africa - ha sintetizzato Der Spiegel - non sono degli Stati forti che minaccino il proprio vicino, ma degli Stati deboli dal cui disfacimento si svilupperebbero problemi come il terrorismo". Uno Schroeder "tra amici e leoni", come ha scritto Die Tageszeitung, e che si ² augurato che la recente fondazione dell'Unione Africana, con sede proprio ad Addis Abeba in Etiopia, sia un segno di un "Rinascimento africano".

Iran, il realismo dell'Europa

A poche settimane dal terribile terremoto che ha annientato la cittö di Bam, i vertici politici dell'Iran sono di nuovo in subbuglio. La cancellazione di centinaia di candidati riformisti dalle liste elettorali per le politiche di febbraio ha portato alcuni ministri del governo Khatami alla minaccia delle dimissioni. I giornali europei hanno seguito con attenzione l'evolversi della situazione, mossi dal particolare interesse politico delle odierne relazioni tra Ue e Iran.

La Neue Zuercher Zeitung segue la visita di Mohammed Khatami in Svizzera, nella quale il Presidente iraniano ha promesso di rimediare all'epurazione delle liste, ma ha anche smentito le proprie dimissioni. L'Europa, in opposizione agli Stati Uniti, continua a dialogare apertamente e senza troppe remore con le istituzioni iraniane. Ora addirittura "la Francia volta la pagina dei riformisti", come scrive Liberation, che racconta della visita del conservatore iraniano Hassan Rohani nella capitale francese. "Parigi ha giö sotterrato il Presidente Mohammed Khatami e il movimento delle riforme in Iran?", si chiede il quotidiano francese. "SÒ - si risponde - a giudicare dall'accoglienza riservata a Rohani, uomo chiave dell'apparato di sicurezza e personalitö del campo conservatore". Rohani, che dirige il Consiglio della sicurezza nazionale in Iran e che Le Figaro definisce un "neocon", ² stato ricevuto da Jacques Chirac, da Dominique de Villepin e dal presidente del Senato Christian Poncelet. Nell'incontro col Presidente francese si ² parlato del nucleare di Teheran, ma anche di un comune interesse nel costruire una "architettura della sicurezza" in Medio Oriente dopo la guerra in Iraq.

Finestra sull'allargamento I: Slovenia esempio per i Balcani

L'allargamento dell'Unione, fissato al primo maggio, si avvicina. Cresce l'attenzione dei giornali verso i paesi entranti e verso lo scenario politico che verrö a crearsi con l'ingresso dei dieci.

Liberation
registra i progressi della Slovenia, definita "il paese che ² riuscito meglio nella transizione, tra i dieci che vogliono entrare nell'Ue". Nell'articolo "La Slovenia vede l'Europa in rosa", il quotidiano parigino ricorda che "il Pil sloveno per abitante rappresenta quasi tre quarti della media comunitaria", e che la chiave del successo di Lubiana ² la sua "capacitö di adattamento", che l'ha condotta a riorientare completamente il suo commercio, che oggi per due terzi sviluppa con l'Unione. Erwan Fou³r³, rappresentante dell'Ue a Lubiana, spiega che "il paese possiede un'eccellente capacitö d'assorbimento dei fondi europei", mentre Jelko Kacin, deputato sloveno che presiede la commissione degli Affari esteri dichiara che "² necessario europeizzare i Balcani" e che la Slovenia "si propone di essere un esempio", in una regione che ha "una connotazione negativa, portatrice d'instabilitö e di guerre". La Slovenia, tuttavia, pur essendo fondamentalmente un paese europeista, ² anche fortemente nazionalista. L'aver da poco riguadagnato l'indipendenza la rende sensibile ad ogni tentativo di dominazione, come potrebbe essere quella di Bruxelles, tanto che, come dice il ministro degli Esteri Dimitrij Rupel, il suo paese "apprezza molto la battaglia della Francia in favore dell'eccezione culturale". Favorevole alla difesa europea, ostile ad un'avanguardia che escluderebbe i piccoli, nel gennaio 2003 la Slovenia firm÷ la "lettera dei dieci" che sosteneva la posizione americana sull'Iraq. Conclude Rupel con orgoglio: "Non ci si dovrö domandare di scegliere: se voglio essere un amico degli Stati Uniti, questo non vuol dire che io sia un nemico dell'Europa".

Finestra sull'allargamento II: Commissario europeista per la Polonia


La Polonia, dopo il riavvicinamento con la Francia (di cui abbiamo parlato sullo scorso numero della Finestra ), dö un altro segnale positivo agli europeisti. Varsavia ha giö scelto il suo commissario per il prossimo esecutivo: ² Danuta Huebner, ministro dell'integrazione europea.

Ne parla Le Monde , che la definisce "una dei pið ardenti difensori del compromesso sulla Costituzione europea con Parigi e Berlino, al tempo in cui il governo tentava timide aperture per uscire dall'impasse su questo soggetto". Alcune organizzazioni non governative hanno accolto con entusiasmo la sua candidatura, vista come la "garanzia che la Polonia non sarö presente sulla scena europea solamente per difendere i propri interessi". E' questo, al contrario, l'argomento con cui le opposizioni criticano la scelta operata dal premier Leszek Miller. Per il partito Diritto e Giustizia, il ruolo del commissario dovrebbe essere quello di "difensore centrale, incaricato di respingere gli attacchi dell'Ue contro la Polonia".

 

 



 

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