246 - 07.02.04


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Se non ci pensa lo Stato, ci penso io

Giovanni Moro con Mauro Buonocore


"Esiste l'abitudine a rivendicare i propri diritti e aspettare che sia poi lo Stato a mettere le cose a posto e realizzare tutto quanto c'² da fare. Quello che facciamo noi va nella direzione opposta: invece che aspettare lo Stato, crediamo che i cittadini possano sollecitare il processo politico della discussione dei problemi e partecipare attivamente alla fase di realizzazione". Con queste parole Giovanni Moro spiega che cosa sia l'attivismo civico, sull'esempio di Cittadinanzattiva la realtö che ha contribuito a fondare oltre vent'anni fa. L'idea ² quella che i cittadini partecipino attivamente al miglioramento della vita pubblica, e di conseguenza della propria vita, impegnandosi nella promozone e nella tutela dei diritti dei cittadini. A Moro, che ha recentemente firmato insieme ad Alessandro Profumo il libro Plus valori. La responsabilitö sociale dell'impresa (Baldini&Castoldi) abbiamo chiesto di aiutarci a capire un po' meglio che cosa sia l'attivismo civico.

Cittadini attivi, attenti alle dimensioni pubbliche della vita quotidiana, partecipi delle decisioni della politica. I punti essenziali delle attivitö di Cittadinanzattiva sembrano avere molto in comune con i principi della democrazia deliberativa. E' cosÒ?

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Sono cose che hanno qualcosa in comune, ma in realtö c'² una differenza molto importante. Quello che abbiamo cercato di sperimentare e che in parte abbiamo realizzato, ² un impegno dei cittadini non solo nel processo di deliberazione ma anche nelle dinamiche di concreto governo dei processi sociali. Non ci riferiamo tanto al processo politico che sfocia negli istituti della democrazia rappresentativa, e che pu÷ essere di integrato dalla societö civile come nella tradizione della democrazia deliberativa, ma, nel pensare e realizzare le nostre iniziative, guardiamo piuttosto a quello che viene generalmente chiamato public policy making. E cosÒ ci rivolgiamo all'area della formazione di agende di pubblici problemi, alla pianificazione e alla progettazione di soluzioni, al processo di soluzione sulle decisione e soprattutto alla fase della valutazione. La differenza tra quello che noi facciamo e lidea della democrazia deliberativa ² che Cittadinanzattiva non riguarda la partecipazione dei cittadini al processo politico tradizionale, quanto la partecipazione dei cittadini al policy making mettendo in campo le loro energie, le loro risorse.

Questo vuol dire che siete mossi dall'idea di fare concretamente delle cose, non solo discutere e dibattere.

Direi che sperimentiamo il superamento dell'idea tradizionale per cui ² lo Stato a fare le cose mentre i cittadini agiscono nella vita politica sempre in funzione di discorsi, di opinioni, di consultazioni. Per le organizzazioni civiche, essere presenti nella vita pubblica non vuol dire solo proporre i temi di cui poi il potere pubblico si occuperö, ma significa occuparsene direttamente, perch³ quello che ci troviamo di fronte ² un problema di implementation gap, cio² di messa in opera, ² lÒ che lo stato e il potere pubblico, secondo la nostra esperienza, incontrano i loro problemi principali. Non sono le leggi o le istituzioni che mancano, ma la forza per mettere in opera le decisioni, per difendere i diritti; oppure manca l'attitudine a prendere sul serio la situazione dei cittadini. E allora potremmo definire la nostra attivitö come una lotta politica nata per affermare la prioritö della condizione del cittadino rispetto ad altre esigenze.

E in quali atti concreti si traduce questa lotta politica?

I campi dell'attivismo civico sono molti e diversi tra loro, vanno dall'ambientalismo alla salute pubblica, dai trasporti ai servizi finanziari, ma quello che hanno in comune ² che cercano di intervenire direttamente nel farsi della politica, non solo di chiedere semplicemente che qualcuno si occupi delle necessitö dei cittadini, aspettando poi che ci sia sempre qualcun altro che venga a risolvere le questioni. Se vuole esempi concreti posso dire che le nostre iniziative mirano a garantire, ad esempio, la sicurezza negli ospedali, oppure che i prezzi dei generi di prima necessitö non salgano oltre determinate condizioni, oppure cercano di incidere sulle regole del mercato, sulle sue dinamiche, come ² il caso ad esempio della nostra attenzione verso la responsabilitö sociale dell'impresa. Cerchiamo di applicarci, insomma, in tutte quelle cose per cui alla fine non si rischi di avere un sistema sociale che si riveli bellissimo nella teoria ma molto imperfetto e deficitario nella pratica.

In sostanza, mi sembra di capire, il fulcro delle sue parole sta nel fatto che i cittadini devono saper agire e farsi carico di una loro funzione pubblica e non demandarla sempre allo Stato.

Le esperienze di attivismo civico di tutto il mondo, non solo la nostra, testimoniano che c'² un significato e un'implicazione pubblica nel fronteggiare i problemi pubblici dei cittadini, o di altri soggetti non pubblici, come ad esempio le imprese, problemi e argomenti che non possono pið essere considerati terreno di competenza esclusiva dei governi o della politica. Mentre per÷ in molte culture straniere ² quasi ovvia l'idea che ogni cittadino possa occuparsi dell'interesse pubblico, in Italia domina l'opinione che le cose di interesse pubblico siano monopolio statale.

Se l'attivismo civico esiste in tutto il mondo, ovviamente avrö anche una realtö europea.

Da tempo il movimento ha la possibilitö di svolgere attivitö in Europa; due anni fa abbiamo creato un programma di politica europea che si chiama Active citizenship network, che ha lavorato alla dimensione europea soprattutto come attivitö di networking e che lavora con cittadini, istituzioni e associazioni che si incontrano e discuno su problemi che hanno scala continentale. Abbiamo capito che non c'² pið nessuna speranza fuori dell'Unione e che l'Ue ² l'ambiente ormai normale e ovvio in cui sviluppare le attivitö che prima nascevano solo o prevalentemente a livello nazionale.

Il libro Plus valori, scritto da lei insieme ad Alessandro Profumo, parla di quanto sia importante la responsabilitö sociale delle imprese; sostenete che dimostrare di avere rispetto del mondo circostante, dei diritti umani, dei lavoratori e dei consumatori ² una pratica e un modo di pensare che non ² semplicemente eticamente giusto, ma che nel lungo periodo porterö le imprese che ne accettano le difficoltö a giocare ruoli da protagonisti nei mercati del futuro. I codici etici di cui molte grandi aziende si dotano, rientrano nella definizione di impresa socialmente responsabile?

Nel cammino della responsabilitö sociale dell'impresa, c'² stata una fase legata ai cosici etici, ma ² stata una fase primitiva, che per fortuna ² stata superata. Si ² capito, infatti, che responsabilitö sociale dell'impresa vuol dire andare oltre l'idea che l'azienda possa cavarsela da sola nel definire gli obiettivi di responsabilitö sociale e nel praticarli. E cosÒ dai codici etici si ² avviata una nuova fase, un superamento della dimensione autoreferenziale. Quanto alla definizione delle parole che usiamo dobbiamo avere le idee molto chiare. Non credo che le imprese facciano responsabilitö sociale perch³ sono diventate pið buone, anzi, come consumatore e cittadino, non mi interessa affatto che le imprese siano pið buone. Quello che mi interessa ² che si comportino oggettivamente con azioni che siano coerenti con certi standard di rispetto dei diritti e che contribuiscano effettivamente al miglioramento della societö. Etica e responsabilitö sociale sono cose molto distinte che poco hanno in comune. Il processo di cui si parla nel libro guarda a situazioni che fino a qualche anno fa sembravano ovvie e adesso sono diventate insopportabili.

Ad esempio?

Ad esempio il fatto che alcune aziende producano beni venduti nei paesi occidentali sfruttando il lavoro minorile e non rispettando i diritti sindacali: prima era una cosa normale di cui nessuno si occupava, adesso ² invece una pratica che mette in discussione la stessa reputazione dell'impresa e che quindi deve essere superata, evitata, eliminata, perch³ far finta che non esista vuol dire rischiare di diminuire e peggiorare la propria quota di partecipazione nel mercato. Oppure, se le banche o le assicurazioni sono solite mettere clausole vessatorie nei loro contratti, i consumatori ci fanno caso e scelgono una banca piuttosto che un'altra, una compagnia piuttosto che un'altra, anche facendo attenzione a questi dettagli. Le clausole vessatorie, infatti, inserite in contratti scritti con caratteri minuscoli non solo fanno parte di una pratica poco trasparente (e che quindi potrebbe essere considerata ingiusta), ma allontanano i clienti dall'azienda e riducono gli affari. La responsabilitö sociale dell'impresa, quindi, non ² tanto legata all'essere buoni, quanto al fatto che le condizioni per fare impresa oggi sono molto diverse dal passato, anche recente, perch³ alcune cose che si potevano fare prima senza problemi, adesso possono incidere negativamente sul mercato.

Link


Il sito di Cittadinanzattiva

Il libro verde della Commissione europea sulla responsabilitö sociale dell'impresa.

Su Caff³ Europa

Alla ricerca del manager illuminato


 

 


 

 

 

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