Business Week, 12-19 ottobre 1998 E.B.
Quanto e' vicina la recessione negli Stati Uniti? Gli analisti non sono
tutti d'accordo. Per alcuni, e' gia' iniziata. Per altri, ce la possiamo
scordare. C'e' un indicatore, segnala Business Week, che piu' di ogni altro
fa da spia al rallentamento dell'economia, piu' dell'inflazione. E' la
differenza tra i tassi di interesse sulle obbligazioni. Quando l'economia
spinge, i tassi a breve sono piu' bassi di quelli a lungo termine.
Analizzando la curva corrispondente, le probabilita' di contrazione per il
1999 sono del 25 per cento. Puo' sembrare poco, ma la situazione attuale e'
una fotocopia di quella del 1989. L'anno dopo l'economia statunitense
entro' in crisi.
"New Economy". E' l'economia di oggi, legata alla globalizzazione e alle
tecnologie digitali. Un cambio epocale che coinvolge politica, istituzioni,
organizzazioni umane. Sull'argomento sono usciti tre nuovi libri, che
Business Week recenscisce. Il piu' provocatorio e' "New rules for the new
economy - dieci strategie radicali per un mondo connesso" di Kevin Kelly,
direttore e co-fondatore di Wired. Silicon Valley e Internet sono i modelli
- scrive - dell'economia futura: "La comunicazione non e' solo un settore
dell'economia, la comunicazione e' l'economia".
Le dieci regole sono una guida al business connesso, sull'esempio di
successi come Yahoo, Microsoft, Intel, Netscape. Kelly e' un
tecno-libertario, per il quale la tecnologia rendera' i governi inutili:
"Gli standard tecnici diventeranno importanti come le leggi". Ma in
realta', obietta Bw, le aziende high-tech negli ultimi anni si sono
interessate sempre di piu' alla politica.
La rivincita delle italiane di lusso. Ferrari, Maserati, Lamborghini,
Ducati, Guzzi: sono i marchi protagonisti di un successo commerciale
inaspettato. Il segmento di lusso dell'industria automobilistica sta
andando a gonfie vele: i super ricchi non temono recessioni. L'asso nella
manica degli italiani sta nella griffe, nelle firme storiche, che ammaliano
i clienti con la loro tradizione di successi sportivi. I numeri parlano
chiaro: la Ferrari, sfiorata la bancarotta nel 1988, sotto la proprieta'
Fiat in sei anni e' tornata a fare grandi utili. Grazie anche al management
e alla rete di distribuzione Fiat. Una formula che ora vogliono ripetere
con la Maserati. La Lamborghini, acquistata da Volkswagen, ha ridotto i
costi di produzione e ha incassato i primi profitti da molti anni a questa
parte. Stessa musica per le moto: Ducati e Guzzi stanno per essere quotate
a Wall Street.
La spina nel fianco dell'economia giapponese, si sa, sono le banche. Ma
un'inchiesta apre un altro fronte di preoccupazione: gli enormi debiti
accumulati dalle amministrazioni locali dell'arcipelago. Tutte le grandi
città' sono sull'orlo della bancarotta. I loro debiti sommati fanno il due
per cento del Pil. Colpa di decenni di lavori pubblici, ricche commesse
per le imprese edili, politiche occupazionali generose. Decenni in cui il
deficit statale veniva stornato dal centro alla periferia, in cui le
municipalita', che godono di molta autonomia, emettevano buoni per
finanziare grandi opere.
L'insolvenza, questa e' la cosa piu' grave, colpisce tutte le città' allo
stesso momento, in un periodo di contrazione economica generale. Ma se le
amministrazioni locali decidono di tagliare le spese ora, le imprese edili
rischiano il crollo. Con ricadute drammatiche sui creditori, cioe' le
banche, gia' in crisi. D'altra parte, le banche presto vorranno indietro i
prestiti fatti. Questo vuol dire licenziamenti in massa, e crollo del
gettito fiscale. Un bel rebus.
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