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Violenza, eterna compagna (pagina 2) Eraldo Affinati
Nel Saggio sulla violenza, tradotto in Italia pochi mesi fa, egli
consegna al lettore il frutto di queste riflessioni ulteriori. Anche stavolta
Sofsky avanza per "isole tematiche". Dopo aver individuato alcuni momenti
essenziali della violenza umana (ad esempio la tortura, l'esecuzione, il
combattimento, l'arma, la distruzione delle cose), ne sviscera il contenuto
secondo un'ottica che potremmo definire "funzionalista". L'autore, in sostanza,
descrive i modi in cui si esprime l'istinto sopraffattore presente, seppure
in potenza, dentro ognuno di noi.
Di volta in volta, Sofsky apre scenari diversi: racconta la vita di celebri
carnefici, utilizza testi storici, fonti giuridiche, cronache e documenti.
Man mano che procede, smonta tutte le spiegazioni sociologiche,
dimostrando l'esistenza nell'uomo di una tensione predatoria che la
moderna organizzazione statale disciplina ma non può cancellare: "L'uomo
uccide per sopravvivere agli altri; l'uccidereè la forma più
facile, più elementare del sopravvivere, èl'illusione della
propria immortalità" (p. 47).
Non è tanto la conclusione hobbesiana a costituire la
novitàdel Saggio sulla violenza, quanto piuttosto il sistema
conoscitivo che l'autore adotta: pur muovendosi in una sterminata letteratura
critica, riesce a non essere accademico, mostrando, anche nella spregiudicatezza
delle citazioni (che vanno dai quadri di Francis Bacon alla Bibbia), una
formazione culturale eccentrica e un gusto da scrittore. Cosicché,nel
momento in cui sentenzia l'ambiguo rapporto fra cultura e civiltà, si
guarda bene dal cercare riparo in altre forme di rassicurazione; sapendo che i
crimini novecenteschi, lungi dall'aver frenato la volontà di potenza
presente nell'uomo, potrebbero ripetersi a partire da domani stesso in forme
ancora più virulente di quelle conosciute, invita tutti noi a non farci
illusioni:"La violenza stessa è un prodotto della cultura umana, un
risultato dell'esperimento culturale. Viene eseguita sulla base dello specifico
stadio di sviluppo delle forze distruttive. Di regressi può parlare solo
chi crede nei progressi. Da sempre invece gli uomini distruggono e uccidono
volentieri e con naturalezza. La loro cultura li aiuta a dare forma e figura a
questa potenzialità" (p.195).
Eraldo Affinati è scrittore, vive vicino a Roma ed è autore
del romanzo-reportage "Campo di sangue" (Mondadori 1997) e di
"Uomini pericolosi", una raccolta di racconti appena pubblicata da Mondadori.
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