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Di come e quanto e perche' il mio barbiere e
Fabrizio De Andre' la pensino alla stessa maniera (pagina 2) Roberto Alajmo
Quando il signor Gandolfo fa questa domanda significa che io sono chiamato in
causa direttamente e non posso esimermi dall'avere un'opinione in proposito. In
qualsiasi proposito: dal Palermo inteso come squadra di calcio a Palermo intesa
come condizione dell'anima e metafora del mondo. Non serve emettere versi del
tipo: eh. Eppure e' questo che dico:
- Eh...
Ma lui mi pressa:
- Io sempre l'ho detto. A parte i morti ammazzati, se non c'erano Quelli
noialtri e'ramo tutti in mezzo alla strada. Lo Stato chi ci garantisce a
noialtri? Con Quelli, invece, un posticino si trova per ogni gno'rno calare la
pigna'ta.
Lo so. Lo so che a questo punto io dovrei dire qualcosa del tipo:
- (Non e' esatto, caro signor Gandolfo. La tecnica mafiosa consiste nel
mantenere un grande sottosviluppo per creare piccole nicchie di lavoro
fuorilegge. Un tipico impiego di mafia e' esattore del pizzo, ma le imprese non
investono nel sud proprio perche' la mafia chiede il pizzo. In questo modo non
si crea occupazione, e ci sara' sempre piu' gente disponibile a lavori di
piccola e grande manovalanza mafiosa. Non se ne esce, e il sistema e' fatto per
autoalimentarsi all'infinito. Affermare che la mafia da' lavoro e' come
ringraziare qualcuno che ci tiene la testa sott'acqua perche' ogni tanto ci
consente di prendere un respiro. E questo senza contare le scorie tossiche
prodotte dal reparto omicidi, ossia quelli che lei, caro signor Gandolfo,
chiama morti ammazzati).
Qualcosa del genere dovrei dire. E invece non apro bocca. Il signor Gandolfo
pero' si vede che ha la capacita' di leggere nel pensiero, perche' al mio
civilissimo discorso solo pensato risponde lo stesso:
- Intanto pero' quando non c'era il signo' Caselli, mio nipote Pinu' un
trava'gghio ce l'aveva... E poi, che e' scimunito quest'amico suo?
Questo amico mio sarebbe De Andre', considerato dal signor Gandolfo a me affine
per cultura ed estrazione sociale. Guardo Pinuccio detto Pinu' che annuisce
ripensando ai bei tempi di quando un lavoro ce l'aveva e tutto il bel discorso
di cui sopra nemmeno provo a incominciarlo. Dico solo:
- Eh...
Queste conversazioni, questi confronti civili, questi scambi di opinione, dal
mio barbiere non avvengono mai. Per colpa mia, che rispondo sempre:
- Eh...
Lo so che dovrei cercare di ragionare e farlo ragionare. Ma la faccia di
Pinuccio e' troppo desolata, e quella del signor Gandolfo troppo sicura del
fatto che se si facesse un referendum e si votasse, a Palermo vincerebbe lui, e
io perderei, su un sacco di argomenti. Per questo sto zitto.
Quando esco dal negozio del signor Gandolfo, e specialmente vedo le basette che
mi ha fatto, penso sempre che dovrei cambiare barbiere.
Roberto Alajmo vive a Palermo. Ha pubblicato
"Repertorio dei pazzi della città di Palermo" (Garzanti, 1994),
"Almanacco siciliano delle morti presunte" (Edizioni della battaglia, 1997),
"Le scarpe di Polifemo" (Feltrinelli, 1998). Prossimamente sarà in
libreria il suo primo romanzo: "La coincidenza".
La nostra gente
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