La classe politica giapponese, intanto, si sta dimostrando incapace di avviare
speditamente una riforma severa e radicale del sistema bancario e di
intraprendere adeguate misure fiscali in grado di stimolare l'economia; e
questo significa che per molti mesi, forse fino alla metà del prossimo
anno, la seconda potenza economica del mondo non potrà nemmeno
incominciare a fungere da motore per la ripresa in Asia.
Il disastro economico in Russia è stato scatenato in gran parte,
com'è ovvio, dall'effetto domino della crisi asiatica: numerosi grandi
investitori internazionali hanno effettuato analisi approfondite su diverse
economie di mercato emergenti (in Russia, ma anche in paesi come il Sudafrica,
il Brasile e il Messico), ne hanno ricavato inquietanti parallelismi, e se ne
sono tirati fuori. Ma la crisi russa non è esclusivamente economica:
è anche il risultato di una paralisi politica all'interno di un'economia
dominata dalla mafia, una crisi che rimarrà ingovernabile fino a quando
si continuerà a proteggere una classe dominante che esporta capitali
all'estero per il proprio profitto personale, e fino a quando i nostalgici del
comunismo sovietico continueranno a fare la guerra a un Boris Eltsin ormai
screditato, il quale non ha fatto altro che cambiare primi ministri e
consiglieri con la stessa frequenza con cui la gente comune si cambia la
camicia.
Stando così le cose, Wall Street continuerà a mostrarsi
inconsistente e le borse dell'Europa e dell'Asia manterranno il loro andamento
altalenante, secondo un modello che riflette la natura interdipendente dei
mercati, in questo scorcio di secolo dominato dalla globalizzazione.
Mi rendo conto di aver tracciato un quadro piuttosto cupo, ma sono convinto di
essere stato realistico. Intediamoci: la mia non è la previsione di una
depressione globale; sono convinto però che andiamo incontro a un
periodo durissimo, in cui l'uragano finanziario internazionale
provocherà danni più o meno collaterali in tutta l'Europa, Italia
compresa. Il solo interrogativo riguarda l'entità di tali danni.
Il mio consiglio ai lettori di Caffè Europa è questo: seguite
attentamente le vicende delle prossime settimane. Vedrete e sentirete molti
leader politici europei e americani che cercheranno di calmare, di attenuare,
di ricostruire e recuperare fiducia, di controbilanciare il pessimismo degli
investitori spaventati.
Ignorate le loro parole. Non serviranno ad abbreviare la crisi. Ma se
incomincerete a vedere le principali banche centrali europee e americane
ridurre i tassi di interesse per contribuire a disperdere le nubi, allora siete
autorizzati a sperare. Abbassare i tassi di interesse sarebbe un modo
intelligente di difendere e stimolare la crescita. Ma finché ciò
non accade, allacciate le cinture di sicurezza. Siamo ancora sulle montagne
russe.