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Tg 5delle 20.00, 25 febbraio 2006

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(Dall’inizio, dopo i titoli di apertura, ndr)

Speaker: Buonasera cari telespettatori del Tg 5. Sappiamo che la campagna elettorale di fatto è cominciata già da diversi giorni, per non dire da diverse settimane. Ma oggi è probabilmente il primo vero giorno di campagna elettorale, con i problemi sviscerati sia nel centrodestra sia nel centrosinistra, con polemiche a tutto campo. Insomma un sabato da vera campagna elettorale. Berlusconi ha tenuto una manifestazione di Forza Italia a Milano, Prodi a Roma con gli altri leader dell’Ulivo ha tenuto la convention. Partiamo da Milano, da Berlusconi.
Servizio.
Speaker:
Non replica Berlusconi all’accusa che gli ha mosso il Presidente della Cassazione Marvulli. “Avevo una risposta da dare al più alto magistrato che ieri mi ha insultato ma in un clima così positivo non lo farò”. Il clima, quello della manifestazione elettorale di Forza Italia che si è tenuta oggi a Milano, da dove Berlusconi ha lanciato un attacco al sistema messo in piedi dagli ex comunisti. “E la scuola – ha detto il premier – è sempre quella che ha corrotto le menti di troppi Italiani”. (FR)
Berlusconi: “E se c’è qualcosa di corrotto in Italia è il loro sistema, un intreccio di interessi inaccettabile tra le giunte rosse, le cooperative rosse, la magistratura rossa, il partito che è sempre lo stesso, anche se ha cambiato nome, si chiamava Pc, Ds, Pds, ma è fatto dagli stessi uomini”. (AH)
Speaker: La par condicio, scandisce, un bavaglio al Presidente del Consiglio. Ironizza su Prodi che non vuole partecipare ad un faccia-a-faccia con lui e torna a criticare il suo programma di governo sulle scelte in campo economico.
Berlusconi: “È l’assalto alle tasche del ceto medio, alle tasche dei moderati. Con la reintroduzione di certe imposte che noi abbiamo l’orgoglio di avere cassato”.
Servizio: per la sinistra, afferma Berlusconi, lo Stato è al di sopra dei cittadini e deve intervenire in ogni aspetto della loro vita. “Noi abbiamo abolito la leva militare, loro vogliono ora introdurre il servizio civile obbligatorio per tutti”.
Berlusconi: “Oggi sono 45 mila uomini e donne che si dedicano agli anziani, che si dedicano ai disabili, che si dedicano ad aiutare gli altri. Ma lo fanno liberamente, volontariamente, non per un’imposizione dello Stato”.

Speaker: E adesso la manifestazione dell’Ulivo, che si è tenuta a Roma. Era presente il leader della coalizione Prodi, ma c’erano anche i leader dei Ds, Fassino, e della Margherita, Rutelli. E anche dei Repubblicani Europei, Sbarbati. Vediamo.
Servizio.
Speaker:
Si è aperta e conclusa sulle note della canzone popolare di Ivano Fossati la kermesse che ha dato dal Palalottomatica di Roma il via alla campagna elettorale dell’Ulivo, quasi 4 ore in cui si sono alternati momenti di spettacolo e quelli strettamente politici. Sotto gli occhi dei fondatori dell’Ulivo, Prodi, Fassino, Rutelli e Luciana Sbarbati, si sono esibiti gruppi musicali e comici. A colpire di più la performance di Maurizio Crozza con il suo must “Zapatero”. Applaudono e ridono i leader in prima fila di fronte al palcoscenico circolare. Difesa della Costituzione con appello perché il referendum confermativo cancelli la legge, attacchi alla nuova legge elettorale e ai cinque anni di governo Berlusconi, dicono tutti i leader “deve andare a casa”. Dopo il saluto del sindaco Veltroni che augura a Prodi buon lavoro, si alternano gli altri leader. Rutelli rilancia il progetto del Partito democratico che definisce la strada per il rilancio del Paese, ma prima, dice, dobbiamo vincere.
Rutelli: “In che senso deve cambiare l’Italia a partire dal 10 aprile prossimo? La prima parte della risposta è semplice: liberare l’Italia da Berlusconi. Liberare l’Italia da una destra che ha depresso, impoverito, ricacciato indietro il nostro Paese”. (FR AH)

Servizio: È poi la volta di Fassino che elenca tutte le cifre del governo Berlusconi e dice: “Noi possiamo vincere, perché dopo cinque anni il premier attuale ha perso la scommessa non mantenendo le promesse che aveva con gli elettori. (AH)
Fassino: “La domanda è ‘ce la faremo?’ Io penso che la risposta che noi dobbiamo dare, la risposta che noi dobbiamo costruire in queste sei settimane è la risposta a questa domanda. Sì, ce la possiamo fare e in queste sei settimane noi dobbiamo dimostrare agli italiani che è possibile farcela (AH)
Speaker: A Prodi le conclusioni. Il candidato Premier del centrosinistra non risparmia bordate al governo, parla di declino difficilmente quantificabile, si è preferito – dice – la menzogna alla verità, la prepotenza all’intelligenza e poi difende la magistratura dalle accuse della Casa delle Libertà.
Prodi: “Ieri al temine di tante esternazioni hanno persino dato la colpa ai magistrati di svendere il Paese”.

Speaker: Allora… E a margine di queste due grandi manifestazioni ci sono, come viene voglia di dire a margine di tutte le grandi manifestazioni, polemiche sui partecipanti. Ebbene è una polemica forse a distanza. Alla manifestazione romana del centrosinistra, dell’Ulivo, erano presenti nove mila persone, la cifra viene dagli organizzatori. Secondo il portavoce di Berlusconi, Bonaiuti, invece alla convention milanese erano in dodicimila. (HR)
Ma oggi è stata anche la giornata di un altro scontro sulla giustizia anche se onestamente bisogna dire con toni certo più morbidi e attutiti. Il resoconto della giornata.
Servizio.
Speaker:
Intossicato dall’ultima polemica su politica e giustizia e in particolare tra Berlusconi e il Presidente di Cassazione Marvulli il Congresso dell’Associazione Nazionale Magistrati arriva a nervi tesi all’incontro con il guardasigilli Castelli. Pesano anche le ultime dichiarazioni politiche, Fassino ha inviato un messaggio: “Gli attacchi di Berlusconi vogliono trascinare le istituzioni alla rissa e condizionare le Toghe”. E Casini fa sapere: “Non accettiamo prediche, diciamo all’Anm fate pulizie in casa vostra e sarete più credibili”.
Ma la parola d’ordine nella sala di Roma dove si riuniscono i magistrati associati è una sola: non provocare né raccogliere provocazioni. Anche il Ministro della Giustizia Castelli arriva in sala quasi con la stessa parola d’ordine, sfodera infatti toni concilianti. E così dalla sala che lo accoglie con freddezza non arrivano né fischi né dissensi, ma molti sorrisi ironici e persino qualche accenno di applauso quando parla della Riforma dell’ordinamento giudiziario con lieve tono autocritico.
Castelli: “L’abbiamo scritta male, su questo non c’è il minimo dubbio, però l’abbiamo scritta male così come sono scritte male il 99% delle leggi. Però consentitemi la battuta anche in questo caso bonaria l’ha scritta un magistrato, perché il relatore alla Camera è un magistrato”.
Speaker: Poi il Guardasigilli lancia un invito a cercare un dialogo, perché la lotta da poteri nuoce all’intero Paese. Ma questo è un Congresso in piena campagna elettorale e a quel traguardo, quello del voto, pensa l’ex Presidente dell’Associazione Magistrati Edmondo Bruti Liberati spiegando che al nuovo ministro e al nuovo Parlamento i magistrati chiederanno un intervento preciso.
Bruti Liberati: “Queste proposte alternative noi le rivolgeremo al prossimo ministro, al prossimo legislatore, al prossimo governo, essendo ben chiaro che la premessa però è che questo ordinamento giudiziario incostituzionale d’impianto, impossibile a funzionare deve essere azzerato”.
Speaker: Castelli lascia la sala e commenta così:
Castelli: “Mi pare che Bruti Liberati mi abbia chiuso la porta in faccia”.
Speaker: Ciascuno resta sulla propria posizione dunque e tutti a partire dai magistrati con lo sguardo alle prossime elezioni.

Speaker: Ma il tema caldo, anzi rovente del rapporto tra politica e giustizia abbiamo scelto di farlo commentare a due tecnici della giustizia che però stanno per fare il salto in politica: l’ex magistrato milanese D’Ambrosio, che si candida per il centrosinistra, e l’avvocato Giulia Buongiorno, che si candida con il centrodestra.
D’Ambrosio: “Queste polemiche sono sicuramente nocive e su questo non c’è assolutamente dubbio, quando si mette in discussione non un provvedimento della magistratura ma l’intera istituzione della magistratura, beh si fa un danno indiretto anche alle altre istituzioni, si toglie credibilità allo Stato, si toglie credibilità alle istituzioni democratiche. Per cui io spero che venga accolto l’appello del Presidente Ciampi e che queste polemiche finiscano, e finiscano al più presto. Io credo che sia veramente il caso che si cessi questa lotta che è nata purtroppo e che però produce dei danni molto seri”.
Intervistatrice: “È possibile abbassare la conflittualità? In che modo?”
D’Ambrosio: “Certo basta buona volontà, basta cominciare ad avere fiducia nelle istituzioni e a pensare che i magistrati non possano assolutamente agire in favore dell’uno o dell’altra cosa, ma agiscono sempre nell’interesse del rispetto della legalità”.
Bongiorno: “In questo momento è chiaro che c’è una forte contrapposizione e sono chiare le ragioni degli uni e dell’altro. Credo che sia importante per tutti costruire, costruire, costruire. Credo che la vera battaglia debba essere a questo punto quella di riuscire a trovare un tavolo, un tavolo di confronto, ovviamente non deve essere un tavolo di cristallo perché, visto lo scontro, deve essere un tavolo solido; però intendo dire che la vera scommessa è trovare un dialogo”.
Intervistatrice: “E secondo lei su che base si può costruire?”
Bongiorno: “Cercando di mettere da parte le proprie ragioni, cioè, a prescindere dalla parte che abbia ragione, dire: ricominciamo a questo punto da un discorso comune. Io credo che noi dobbiamo fare leva su quella parte della magistratura onesta, sulla parte della magistratura equilibrata, sulla parte della magistratura che esiste, con la quale si può dialogare. Allora quello che dico io è: perché ciascuno non indica quelle che sono le priorità nella giustizia e si cercano di mettere accanto i punti comuni, poi vediamo quali sono invece i punti in cui permane il contrasto e si cerca anche in quel caso quella che può essere una via di mezzo?

Speaker: E a proposito di candidati e di schieramenti facciamo un po’ il punto, anche dal punto di vista (scusate il gioco di parole), delle curiosità.
Servizio.
Speaker:
Sono tanti, tantissimi. Stanno per raggiungere quota 150 i contrassegni presentati al Viminale in vista delle elezioni del 9 e 10 aprile. Non tutti certo finiranno sulle schede elettorali. Il Ministero dell’Interno eliminerà i doppioni, i simboli equivoci, le liste di disturbo. E poi l’ostacolo più duro, la scrematura del prossimo fine settimana, solo in pochi riusciranno infatti a raccogliere le migliaia di firme necessarie per le candidature. Tuttavia si può già avere un quadro della sfida elettorale, dal momento che le liste alleate devono fin d’ora indicare programma e il nome del candidato premier. Due i grandi schieramenti, raccolti attorno a Romano Prodi e a Silvio Berlusconi. La notizia più importante riguarda l’estrema destra, Alternativa Sociale, di Alessandra Mussolini, e il Movimento sociale Fiamma Tricolore, di Luca Romagnoli, si sono apparentati con Berlusconi. La Mussolini dovrebbe anche essere candidata, a differenza di Romagnoli. Fuori dall’alleanza restano invece il Nuovo Msi di Gaetano Saia e il Msi di Pino Rauti. Ben 15 alla Camera e 20 al Senato, liste e listine per Berlusconi, ultima arrivata anche la Democrazia Cristiana-Partito Socialista, di Rotondi e De Michelis. Alleati con Prodi e con l’Unione invece il Garofano di Bobo Craxi e i socialisti di Boselli che sono confluiti nella Rosa nel Pugno, l’Udeur di Mastella e molti altri. Ecco per esempio i Consumatori del Codacons, che fotografano orgogliosi il loro simbolo, appena affisso al tabellone, nel quale non mancano le curiosità e gli sberleffi: il movimento “Io non Voto”, il partito di internet, che non sbarca oltre i confini della Lombardia, i “No Tav” e i No Pacs, i soliti “Forza Roma” e “Avanti Lazio”, il misterioso “Zarlenga”. E poi le liste che correranno solo per il collegio degli italiani all’estero, tra queste è “L’Italia dei Valori” di Antonio Di Pietro, che a sorpresa ancora non si è presentato nei collegi italiani, ma c’è tempo per tutti fino alle 16 di domani.

 

 

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