TITOLO
1)
Berlusconi fa dimettere Calderoni. (IR)
TITOLO 2)
D’Alema all’attacco: “Calderoli? È
colpa del premier”. (IR)
TITOLO 3)
Roma, gli ultras gridano: “Dieci cento mille Nassiriya”
(IMP)
Speaker: Il fatto del giorno sono
le dimissioni del ministro Calderoli, travolto praticamente
dalla sua stessa provocazione nei confronti del mondo
islamico. Facciamo il punto, sentiamo che cosa è
successo in questa giornata così intensa, con
il capo del Servizio Politico del Tg 5, Giuliano Torlontano.
Torlontano: Era l’una di notte
quando Palazzo Chigi invitava Calderoli a dimettersi.
La decisione di lasciare è stata poi presa dal
Ministro delle Riforme alle tre del pomeriggio. E cosa
è avvenuto in questo intervallo di 14 ore? Due
incontri decisivi. Il primo a Gemonio, Bossi, lo stesso
Calderoli e Maroni. L’altro incontro a Roma, Berlusconi,
Fini e Casini e Cesa. A convincere il ministro Calderoli
ancora in dubbio a lasciare è stato Bossi, come
chiesto da Berlusconi, il quale si è avvalso
del sostegno del Presidente della Camera e del Ministro
degli Esteri. In tarda mattinata si era fatto sentire
il Quirinale. “Soprattutto chi ha responsabilità
di governo deve avere comportamenti responsabili”
avvertiva il Presidente Ciampi e l’opposizione
al Senato chiedeva che il governo si presentasse immediatamente
in Parlamento.
Cresceva quindi il pressing sul ministro leghista sempre
più isolato dopo il gesto provocatorio di indossare
la t-shirt con le vignette danesi sull’islam.
Ed infatti, ora che lascia il governo, Calderoli polemizza
con tutti. (IR)
“Non intendo consentire ulteriormente la vergognosa
strumentalizzazione che in queste ore viene fatta contro
di me e contro la Lega anche purtroppo da esponenti
della maggioranza. Per questi motivi ho rimesso il mio
mandato nelle mani del Presidente Berlusconi, per senso
di responsabilità e non certo perché sollecitato
da maggioranze e opposizione”. (FR)
Archiviato il caso Calderoli, con le dimissioni, resta
l’esigenza di lanciare il segnale distensivo verso
il mondo islamico. E se il Presidente della Camera esprime
la più ferma condanna per gli attacchi alle sedi
diplomatiche, come quella avvenuta ieri in Libia a danno
dell’Italia, tocca al Ministro degli Esteri Fini
il compito di recarsi alla moschea di Roma. (IR)
Fini: “A nome del governo italiano
ho espresso agli ambasciatori di moti paesi musulmani
e ai rappresentanti delle comunità islamiche
residenti in Italia quella che è la linea con
cui il nostro governo intende affrontare la questione
del rapporto tra le civiltà. E’ una linea
all’insegna del dialogo e del reciproco rispetto”.
(IR)
Speaker: Il Caso Calderoli, i rapporti
con la Libia, i rapporti tra le religioni sono stati
argomenti trattati dallo stesso Presidente del Consiglio
in tarda serata a Verona.
Servizio: Berlusconi arriva al centro
congressi di Verona dopo le 18:30 direttamente da Roma,
da Palazzo Chigi, dopo una giornata di dura battaglia
politica. Inno, bandiere e autografi sale sul palco
e saluta
Berlusconi: “E’ stata la
giornata di oggi, la notte passata ieri sera, un qualche
cosa di negativo, di triste”.
Servizio: Parla della Libia, dei rapporti
economici importanti per l’Italia e le imprese
italiane. Ringrazia il colonnello Gheddafi per aver
difeso la nostra sede consolare. “Mi dispiace
moltissimo per le vittime causate per quel assalto.
Una crisi ora rientrata - dice Berlusconi - ridotta
nei migliori dei modi, causata da un atto di leggerezza
che un cittadino normale può anche permettersi,
non un ministro”. (IR)
Berlusconi: “Il ministro Calderoli
alla fine ha saputo trovarsi la responsabilità
per dare le sue dimissioni, che sono arrivate oggi,
nel primo pomeriggio. Non fa più parte del governo
del Paese”. (IR)
Servizio: “No allo scontro tra
religioni, no allo scontro tra civiltà - aggiunge
il Presidente del Consiglio - è importante che
ora si dialoghi sempre nei migliori dei modi con il
diverso da noi. Mi hanno accusato di essermi paragonato
a Napoleone, a Churcill, a Gesù, assurde manipolazioni
della sinistra” dice Berlusconi e spiega come
sono andate veramente le cose. (AH)
Sui sondaggi poi ritorna Berlusconi ancora una volta.
“I numeri del sorpasso - sottolinea - sono della
più antica azienda di sondaggi americana, vicina
a Clinton, a Bloomberg, non al mio amico Bush”.
(HR)
Berlusconi: “Noi siamo oggi alla
pari con la sinistra, anzi la passiamo di uno 0,2%,
ma soprattutto siamo a cavallo di un trend positivo
per cui la sinistra è in discesa e noi siamo
in ascesa, quindi vin-ce-re-mo!” (FR)
2)
Speaker: Anche dai leader del centro sinistra
erano arrivate richieste di dimissioni di Calderoli.
Servizio: La parola d’ordine
del centrosinistra ora è dialogo. Romano Prodi
nel pomeriggio ha avuto un lungo colloquio telefonico
con Gheddafi in cui entrambi hanno convenuto che l’unica
via percorribile per evitare il ripetersi di fatti così
drammatici è quella del confronto e della reciproca
comprensione. Poco prima il leader dell’Unione
aveva attaccato duramente il governo per la vicenda
Calderoli. (IR)
Prodi: “Credo che non si dovesse
aspettare la tragedia per chiedere le dimissioni. Il
fatto in sé che un ministro della Repubblica
offenda in modo personale e visibile gli islamici era
già un fatto grave”.
Servizio: Anche il Segretario dei Ds
Fassino invita il governo a fare di tutto per ristabilire
la normalità di rapporti e cooperazione con la
Libia e il mondo islamico per evitare tentazioni integraliste
e fanatiche, poi commenta così le dimissioni
del ministro Calderoli:
Fassino: “L’epilogo inevitabile
di una brutta faccenda che poteva francamente essere
evitata. Adesso il governo ha un dovere: compiere degli
atti che trasmettano alla Libia e all’insieme
del mondo islamico un’immagine del nostro Paese
diversa da quella che ha dato Calderoli. Chiediamo al
governo di venire in Parlamento e dire come intende
compiere questi atti”. (IR)
Servizio: E Massimo D’Alema attacca
direttamente Berlusconi. “Quanto accaduto in Libia
è colpa del Premier” responsabile secondo
il leader della Quercia, di avere coinvolto l’Italia
in questa politica, avere schierato l’Italia tra
i Paesi europei che hanno avallato le tesi della destra
americana. Mentre dalla sinistra radicale, Rifondazione,
Radicali, Verdi e Comunisti italiani chiedono le dimissioni
dell’intero governo, perché, spiegano,
Calderoli ha esposto l’Italia a un rischio internazionale.
(IR)
3)
Speaker: Alla manifestazione organizzata oggi
pomeriggio a Roma dall’estrema sinistra a favore
della Palestina è tornato a risuonare un brutto
slogan, uno slogan che dice: “dieci cento mille
Nassiriya” e poi sono state bruciate bandiere,
quella americana, quella d’Israele. Guardate le
immagini. (IMP)
Servizio: Lo slogan che crea imbarazzo
nella coalizione di centrosinistra è risuonato
anche oggi pomeriggio a Roma alla manifestazione per
la Palestina, organizzata dai Comunisti italiani. I
quali si sono dissociati da chi ha scandito queste frasi.
Qui nelle immagini girate dal collega Caianello per
la trasmissione “L’antipatico”. Si
rivendica la resistenza palestinese “senza se
e senza ma” all’occupazione israeliana.
Per estensione si inneggia alla guerriglia irachena,
dall’Iraq alla Palestina, con le masse arabe che
resistono, si legge in un cartello. E ancora quello
slogan “dieci cento mille Nassiriya” canta
un gruppo nel corteo. In prima fila, dietro uno striscione
“Palestina libera, Stato palestinese indipendente
subito” ci sono i leader dei Comunisti italiani,
Di liberto e Rizzo, con Marco Ferrando di Rifondazione
e Mauro Bulgarelli e Paolo Cento dei Verdi. Diecimila
persone per gli organizzatori, non più di 1500
per le forze dell’ordine, partite nel primo pomeriggio
da Piazza della Repubblica a Roma. C’è
chi attacca manifesti per intitolare vie e piazze, così
Piazza dell’Esquilino diventa Piazza Arafat, e
Via dei Fori Imperiali è ribattezzata Via dell’Intifada.
Nel corteo c’è pure il sindaco di Marano,
il paese del napoletano, che ha rifiutato di dedicare
una via ai caduti di Nassiriya. Giunti al palco, sotto
l’altare della patria, qualcuno si stacca dal
gruppo per bruciare le bandiere israeliana e americana,
qualcun altro gli impreca contro: “Così
parleranno di noi solo per gesti come questo”
gli urlano.
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