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Tg 5delle 20.00, 18 febbraio 2006

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TITOLO 1)
Berlusconi fa dimettere Calderoni. (IR)

TITOLO 2)
D’Alema all’attacco: “Calderoli? È colpa del premier”. (IR)

TITOLO 3)
Roma, gli ultras gridano: “Dieci cento mille Nassiriya” (IMP)

Speaker: Il fatto del giorno sono le dimissioni del ministro Calderoli, travolto praticamente dalla sua stessa provocazione nei confronti del mondo islamico. Facciamo il punto, sentiamo che cosa è successo in questa giornata così intensa, con il capo del Servizio Politico del Tg 5, Giuliano Torlontano.
Torlontano: Era l’una di notte quando Palazzo Chigi invitava Calderoli a dimettersi. La decisione di lasciare è stata poi presa dal Ministro delle Riforme alle tre del pomeriggio. E cosa è avvenuto in questo intervallo di 14 ore? Due incontri decisivi. Il primo a Gemonio, Bossi, lo stesso Calderoli e Maroni. L’altro incontro a Roma, Berlusconi, Fini e Casini e Cesa. A convincere il ministro Calderoli ancora in dubbio a lasciare è stato Bossi, come chiesto da Berlusconi, il quale si è avvalso del sostegno del Presidente della Camera e del Ministro degli Esteri. In tarda mattinata si era fatto sentire il Quirinale. “Soprattutto chi ha responsabilità di governo deve avere comportamenti responsabili” avvertiva il Presidente Ciampi e l’opposizione al Senato chiedeva che il governo si presentasse immediatamente in Parlamento.
Cresceva quindi il pressing sul ministro leghista sempre più isolato dopo il gesto provocatorio di indossare la t-shirt con le vignette danesi sull’islam. Ed infatti, ora che lascia il governo, Calderoli polemizza con tutti. (IR)
“Non intendo consentire ulteriormente la vergognosa strumentalizzazione che in queste ore viene fatta contro di me e contro la Lega anche purtroppo da esponenti della maggioranza. Per questi motivi ho rimesso il mio mandato nelle mani del Presidente Berlusconi, per senso di responsabilità e non certo perché sollecitato da maggioranze e opposizione”. (FR)
Archiviato il caso Calderoli, con le dimissioni, resta l’esigenza di lanciare il segnale distensivo verso il mondo islamico. E se il Presidente della Camera esprime la più ferma condanna per gli attacchi alle sedi diplomatiche, come quella avvenuta ieri in Libia a danno dell’Italia, tocca al Ministro degli Esteri Fini il compito di recarsi alla moschea di Roma. (IR)
Fini: “A nome del governo italiano ho espresso agli ambasciatori di moti paesi musulmani e ai rappresentanti delle comunità islamiche residenti in Italia quella che è la linea con cui il nostro governo intende affrontare la questione del rapporto tra le civiltà. E’ una linea all’insegna del dialogo e del reciproco rispetto”. (IR)
Speaker: Il Caso Calderoli, i rapporti con la Libia, i rapporti tra le religioni sono stati argomenti trattati dallo stesso Presidente del Consiglio in tarda serata a Verona.
Servizio: Berlusconi arriva al centro congressi di Verona dopo le 18:30 direttamente da Roma, da Palazzo Chigi, dopo una giornata di dura battaglia politica. Inno, bandiere e autografi sale sul palco e saluta
Berlusconi: “E’ stata la giornata di oggi, la notte passata ieri sera, un qualche cosa di negativo, di triste”.
Servizio: Parla della Libia, dei rapporti economici importanti per l’Italia e le imprese italiane. Ringrazia il colonnello Gheddafi per aver difeso la nostra sede consolare. “Mi dispiace moltissimo per le vittime causate per quel assalto. Una crisi ora rientrata - dice Berlusconi - ridotta nei migliori dei modi, causata da un atto di leggerezza che un cittadino normale può anche permettersi, non un ministro”. (IR)
Berlusconi: “Il ministro Calderoli alla fine ha saputo trovarsi la responsabilità per dare le sue dimissioni, che sono arrivate oggi, nel primo pomeriggio. Non fa più parte del governo del Paese”. (IR)
Servizio: “No allo scontro tra religioni, no allo scontro tra civiltà - aggiunge il Presidente del Consiglio - è importante che ora si dialoghi sempre nei migliori dei modi con il diverso da noi. Mi hanno accusato di essermi paragonato a Napoleone, a Churcill, a Gesù, assurde manipolazioni della sinistra” dice Berlusconi e spiega come sono andate veramente le cose. (AH)
Sui sondaggi poi ritorna Berlusconi ancora una volta. “I numeri del sorpasso - sottolinea - sono della più antica azienda di sondaggi americana, vicina a Clinton, a Bloomberg, non al mio amico Bush”. (HR)
Berlusconi: “Noi siamo oggi alla pari con la sinistra, anzi la passiamo di uno 0,2%, ma soprattutto siamo a cavallo di un trend positivo per cui la sinistra è in discesa e noi siamo in ascesa, quindi vin-ce-re-mo!” (FR)

2)
Speaker:
Anche dai leader del centro sinistra erano arrivate richieste di dimissioni di Calderoli.
Servizio: La parola d’ordine del centrosinistra ora è dialogo. Romano Prodi nel pomeriggio ha avuto un lungo colloquio telefonico con Gheddafi in cui entrambi hanno convenuto che l’unica via percorribile per evitare il ripetersi di fatti così drammatici è quella del confronto e della reciproca comprensione. Poco prima il leader dell’Unione aveva attaccato duramente il governo per la vicenda Calderoli. (IR)
Prodi: “Credo che non si dovesse aspettare la tragedia per chiedere le dimissioni. Il fatto in sé che un ministro della Repubblica offenda in modo personale e visibile gli islamici era già un fatto grave”.
Servizio: Anche il Segretario dei Ds Fassino invita il governo a fare di tutto per ristabilire la normalità di rapporti e cooperazione con la Libia e il mondo islamico per evitare tentazioni integraliste e fanatiche, poi commenta così le dimissioni del ministro Calderoli:
Fassino: “L’epilogo inevitabile di una brutta faccenda che poteva francamente essere evitata. Adesso il governo ha un dovere: compiere degli atti che trasmettano alla Libia e all’insieme del mondo islamico un’immagine del nostro Paese diversa da quella che ha dato Calderoli. Chiediamo al governo di venire in Parlamento e dire come intende compiere questi atti”. (IR)
Servizio: E Massimo D’Alema attacca direttamente Berlusconi. “Quanto accaduto in Libia è colpa del Premier” responsabile secondo il leader della Quercia, di avere coinvolto l’Italia in questa politica, avere schierato l’Italia tra i Paesi europei che hanno avallato le tesi della destra americana. Mentre dalla sinistra radicale, Rifondazione, Radicali, Verdi e Comunisti italiani chiedono le dimissioni dell’intero governo, perché, spiegano, Calderoli ha esposto l’Italia a un rischio internazionale. (IR)

3)
Speaker:
Alla manifestazione organizzata oggi pomeriggio a Roma dall’estrema sinistra a favore della Palestina è tornato a risuonare un brutto slogan, uno slogan che dice: “dieci cento mille Nassiriya” e poi sono state bruciate bandiere, quella americana, quella d’Israele. Guardate le immagini. (IMP)
Servizio: Lo slogan che crea imbarazzo nella coalizione di centrosinistra è risuonato anche oggi pomeriggio a Roma alla manifestazione per la Palestina, organizzata dai Comunisti italiani. I quali si sono dissociati da chi ha scandito queste frasi. Qui nelle immagini girate dal collega Caianello per la trasmissione “L’antipatico”. Si rivendica la resistenza palestinese “senza se e senza ma” all’occupazione israeliana. Per estensione si inneggia alla guerriglia irachena, dall’Iraq alla Palestina, con le masse arabe che resistono, si legge in un cartello. E ancora quello slogan “dieci cento mille Nassiriya” canta un gruppo nel corteo. In prima fila, dietro uno striscione “Palestina libera, Stato palestinese indipendente subito” ci sono i leader dei Comunisti italiani, Di liberto e Rizzo, con Marco Ferrando di Rifondazione e Mauro Bulgarelli e Paolo Cento dei Verdi. Diecimila persone per gli organizzatori, non più di 1500 per le forze dell’ordine, partite nel primo pomeriggio da Piazza della Repubblica a Roma. C’è chi attacca manifesti per intitolare vie e piazze, così Piazza dell’Esquilino diventa Piazza Arafat, e Via dei Fori Imperiali è ribattezzata Via dell’Intifada. Nel corteo c’è pure il sindaco di Marano, il paese del napoletano, che ha rifiutato di dedicare una via ai caduti di Nassiriya. Giunti al palco, sotto l’altare della patria, qualcuno si stacca dal gruppo per bruciare le bandiere israeliana e americana, qualcun altro gli impreca contro: “Così parleranno di noi solo per gesti come questo” gli urlano.

 

 

 

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