Il caso di
Pasque di sangue nasce il 6 febbraio. Sulle
pagine del “Corriere della Sera” una recensione
di Sergio Luzzatto presenta l’imminente uscita
del libro di Ariel Toaff, docente di storia all’università
israeliana di Bar-Ilan, editore il Mulino. La tesi del
libro è che alcune delle accuse che incriminavano
esponenti delle comunità ebraiche in epoca tardo
medievale di compiere omicidi rituali, di uccidere bambini
cristiani e utilizzarne il sangue per le celebrazioni
pasquali, potrebbero essere giuste e fondate. Luzzatto
saluta con favore il libro (“Magnifico libro di
storia e in qualche modo sconvolgente”), loda
le doti storiografiche dell’autore e giudica il
lavoro “un gesto di coraggio”.
Immediata la risposta dei rabbini italiani che all’indomani
dell’uscita della recensione, sempre dalle pagine
del “Corriere”, affermano che “le
pasque di sangue sono solo delle leggende”. E
le risposte arrivano direttamente nella casella e-mail
di Ariel Toaff, dove i messaggi giungono a centinaia
oscillando tra gli insulti e le minacce di morte per
chi è accusato di infangare col suo libro la
memoria del popolo ebraico.
La polemica è innescata, Toaff è accusato
di soffiare benzina sui discorsi infuocati di chi vuole
trovare giustificazioni alle persecuzioni antisemite,
e pure la voce del padre dello storico, Elio Toaff,
ex rabbino capo di Roma e figura di alto rilievo nella
comunità ebraica italiana.
Quelle per cui gli ebrei usassero tra il XII e il XVI
secolo, sangue di bambini cristiani per ripetere ritualmente
l’uccisione di Cristo, scrive Anna Foa su “Repubblica”
dell’8 febbraio, sono accuse che hanno “evidentemente
avuto nella storia gravi conseguenze: dai pogrom scatenati
dal basso, senza processo, contro le comunità
ebraiche nel Medioevo, alla costruzione tra Otto e Novecento
di quello stereotipo antisemita che ha fatto da supporto
allo sterminio nazista degli ebrei”. La storica
si sofferma poi sui modi della ricerca e delle tesi
che ne derivano. Mentre la storiografia tradizionale
afferma che le accuse di omicidio rituale non sono che
invenzioni prive di fondamento, “non sembra proprio
che Ariel Toaff abbia trovato fonti che rovescino l'interpretazione
tradizionale”, scrive Anna Foa.
Ancora sul “Corriere” Anna Esposito e Diego
Quaglioni (11 febbraio) sostengono che Toaff abbia analizzato
le fonti storiche in maniera tanto superficiale da credere
che tutta la storiografia che lo ha preceduto abbia
interpretato acriticamente i documenti per dichiarare
“pregiudizialmente priva di fondamento l’accusa
di omicidio rituale”.
Insomma, le bocciature più forti aPasque
di sangue imputano a Toaff un uso improprio delle
fonti.
Ma il dibattito ha anche un altro versante, quello
che riguarda la libertà di ricerca e di espressione
all’interno della comunità ebraica.
Il 15 febbraio Toaff decide di ritirare il libro dal
mercato perché non vuole che i suoi studi siano
associati a progetti criminali che mirano allo sterminio
del suo stesso popolo, ammette con amarezza che rivedrà
i passi posti sotto accusa, che sono stati distorti
e male interpretati, perché lo scopo del suo
lavoro è semplicemente quello di indagare la
storia ebraica senza però cedere ad alcun tabù.
Su questo punto battono anche le voci di David Bidussa
sul “Riformista” del 24 febbraio (e qui
riproposta) e di Sergio Luzzatto che riprende la
polemica con vigore. Da una parte Bidussa giudica un
errore costringere il libro alla censura perché
questa scelta soffoca i chiarimenti che invece vanno
fatti alla luce del sole proprio per combattere ogni
tabù antisemita; dall’altra Luzzatto (“Corriere”
del 26 febbraio), dopo aver sottolineato che alcune
critiche (come i rabbini che hanno giudicato il libro
“aberrante”) sono piovute su Toaff senza
che i censori avessero letto una sola pagina del libro,
giudica con parole molto forti, e chiare, il “pensiero
unico sulla storia dell’ebraismo”: un pensiero,
scrive Luzzatto, che vuole leggere la storia del popolo
ebraico come la storia di un popolo separato dal resto
del mondo, “un pensiero che ha bisogno di considerare
gli ebrei come al di fuori dello spazio e del tempo:
mai nel bene o nel male attori vivi della storia, ma
sempre, comunque, unicamente personaggi disossati, agnelli
sacrificali, vittime vittime vittime”.
Le ultime parole di Luzzatto tengono aperto il dibattito
e mantengono l’attenzione sul nodo vivo della
vicenda: “siamo proprio sicuri che l'essenza dell'ebraismo
si salvaguardi con l'interdetto etico e scientifico?”
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