Pubblichiamo qui di seguito alcune mail inviateci
dai nostri lettori sulla discussione intorno al Partito
Democraticocontributi di studiosi e politici,
tra cui il dialogo tra Giuliano
Amato e Piero Fassino
Da Giuseppe
A redazione@caffeeuropa.it
Ricevuto: 21/10/2006
Siamo arrivati al punto che in Italia c'è una
maledizione che grava incombente sulle nostre teste
tutte. Questa maledizione si chiama PARTITI.
Non è più politica quella che fanno.
E' basso cialtronismo, mascherato anche male.
Ben vengano allora le idee tipo quelle del Prof.Guzzetta.
La Maledizione del Quorum. Non sembra il titolo di
un film?
Io però suggerirei ai vari Prof. di ricordare
che la cultura del popolino italiano vola molto più
bassa. Pertanto occorre parlare un linguaggio che
li raggiunga. Altrimenti a che pro? A chi continuiamo
a rivolgerci?
E che ne dice il Prof.Guzzetta di una legge che cacci,
non dico in galera, ma almeno dal Parlamento, tutti
i condannati e gli inquisiti? A quando una legge ad
hoc?
C'è proprio poco da ridere. Loro è certo
che non lo faranno mai: allora dobbiamo farlo noi.
Ma perché nessuno propone mai un referendum
su questo?
Hai voglia a fare leggi elettorali. Se non cominciamo
dalla cose fondamentali,continuiamo a sognare.
E intanto loro continuano indisturbati a trattarci
come mero terreno di conquista per i loro putridi
affari.
Da Vincenzo Rocco
A redazione@caffeeuropa.it
Ricevuto: 20/10/2006
Salve,
vorrei tanto vedere la nascita del Pd come naturale
sbocco dell'Ulivo; ma purtroppo vedo tanta confusione
sotto il cielo !
Sono consapevole del fatto che anche i Democratici
di Sinistra (sono un iscritto), non possono più
andare avanti in modo "strabico": mantenere
in vita un Partito, ed impostare tutta la propria
iniziativa in ambito "ulivista", quando
poi non si ritrovano (spesso da soli) nelle varie
realtà locali, a tenere in piedi tutta la coalizione
di centrosinistra.
Sono altresì molto preoccupato: vedo in primo
luogo una grossa difficoltà di far calare il
"progetto Pd" in ambito locale: difficoltà
di rapporti con la Margherita (personale politico
"maturo", con molte incrostazioni ideologiche
del passato), e difficoltà di condivisione
ed entusiasmo da parte di tanti militanti di base
Ds, veri ingranaggi essenziali delle organizzazioni
locali: le "primarie" dello scorso anno
sono state un successo, in quanto tutti si sono sentiti
coinvolti in una "operazione politica" chiara;
qui non si capisce quale sbocco ci attenderà.............
(troppi sondaggi e poco ascoltata l'opinione della
cosiddetta "base").
Il Pd è vissuto per molti di noi con disagio,
anche perché il tutto lo si vede (come ricordato
sopra) calato dall'alto: sembra quasi tutto definito,
e nessuno si è mai sentito in dovere di coinvolgere
"a monte" gli iscritti; come possiamo sentirlo
come una cosa " nostra " in un simile contesto?
(Ha ragione D'Alema, senza le Sezioni DS ed i Circoli
della Margherita, il successo delle " primarie
" ce lo sognavamo.........)
Si continua a parlare di "collocazione internazionale",
ma di contenuti ideali, di principio, di merito (e
diaciamocelo, di sostanza), non si dice nulla: lo
stato confusionale in cui vediamo la politica del
nostro governo, sembra alquanto sintomatico; (lasciamo
stare poi la capacità di comunicare, e di vendere
al meglio le cose buone che si fanno....).
Appunto la comunicazione: vivaddio, è mai possibile
che non si riesca a parlare al Paese? Il centrodestra
ne combinava di tutti i colori, ha lasciato la situazione
economica in condizioni disastrose, ma avevano la
"faccia tosta" di andare in TV a dire che
tutto andava per il meglio; noi invece ogni qualvolta
apriamo bocca facciamo confusione............
Per non parlare dell'approccio culturale: è
mai possibile che il centrosinistra giochi sempre
sulla difensiva? Che non riesca a rilanciare un progetto
programmatico complessivo?
E' legittimo attendersi che il futuro P.D. inverta
la rotta?
Condivido la proposta di fondo; mi sento però
di dire, che forse si debba approfondire ulteriormente
la prospettiva del Partito Democratico !
Tanto è importante costituire il P.D., tanto
è necessario farlo bene; soprattutto che il
processo sia "includente" nei confronti
di tutte le anime uliviste e non "disgregante".
Finisco con un lamento: da alcuni anni a questa parte,
noi militanti ci sentiamo in uno stato di "precarietà
permanente"; non c'è stabilità
politico-organizzativa e tanto meno chiarezza sulla
prospettiva che ci attende, chiamati in causa soltanto
quando non se ne può fare a meno (vedi primarie)
!!??
Dopo trenta anni di militanza, sono preoccupato e
disorientato.
Riusciranno i promotori del "progetto Pd”
a prendere consapevolezza di tutto ciò?
P.S. - Non sono un intellettuale, vivo la politica
con coinvolgimento ideale: vi prego quindi di perdonare
il "livello basso" delle mie osservazioni.
Cordialmente
Vincenzo
Da Antonio Mondelli
A redazione@caffeeuropa.it
Ricevuto: 19/10/2006
Per capire il passaggio al Partito Democratico richiamo
una significativa
nozione di Chimica: i poli sono aggregati di partiti
con tanti capi e
capetti che vogliono farci credere di fare il bene
della collettività. Ebbene
una gran parte di questi miscugli dovrebbe trasformarsi
in un composto
(Partito Democratico) e per il resto rimanere singole
entità che armeggiano
su interessi particolari. Il Pd deve saper coniugare
le culture liberali,
socialiste, laiche e cattoliche per risolvere i problemi
di oggi con una
struttura di composto in cui non devono essere visibili
o accentuati i
componenti. E' difficile? Ma non è impossibile.
Potrebbe essere l'unica alternativa politica.
Saluti da Antonio Mondelli
Da Lucio Ulian
A redazione@caffeeuropa.it
Ricevuto: 19/10/2006
Serve un partito di sinistra che, nel sistema democratico,
competa per il potere politico.
Per sinistra intendo che fra i valori fondanti ci
sia:
- libertà
- il valore della persona come fine a sé
- il concetto di dignità (ciascuno è
quello che è ed ha il rispetto in quanto tale)
- equa eguaglianza delle opportunità
- equa redistribuzione della ricchezza
Per partito intendo:
- un'oraganizzazione democratica, nel nostro caso,
con delle regole trasparenti, che consenta, in maniera
equa, a tutti la possibilità dell'accesso al
potere. (Spero che la sinistra la finisca con la selezione
per censo del personale politico)
- che interpreti la società attuale e traduca
i propri valori in azione politica e scelte amministrative
Per competizione politica intendo:
- la lotta per il potere politico collegato con l'uso
legittimo della forza
- qunidi, anche esplicitamente, non circolo cuturale
- carico di una simbologia che trasmetta e traduca
il suo messaggio.
Comunque, che sia quello che sia, vale la pena impegnarsi
in questa scommessa per il futuro.
Cordiali saluti
lucio ulian
s. dorligo della valle (ts)
Da Anna Traverso
A redazione@caffeeuropa.it
Ricevuto: 19/10/2006
Perché fare un Partito Democratico?
Già, perché? Io non ne vedo proprio
nessuna ragione plausibile.
Se pensassimo a governare davvero invece di elucubrare
sulle forma partito, forse la gente ci capirebbe di
più.
Anna Traverso - Savona
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