Da: Luciana
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: sabato 18 febbraio 2006 8.28
Oggetto: Le
vignette della discordia
Sì, sono per la libertà di opinione
e di diffusione. Gli atteggiamenti di buon gusto (che
attengono strettamente all'intelligenza) sono comunque
da preferire alle sciocche divulgazioni, che certo
non arricchiscono culturalmente, anzi stimolano quel
che vediamo (leggi: Calderoli, quelli come lui e gli
integralisti intolleranti di tutte le razze e religioni).
Mi domando: che Dio è quel Dio che si offende
per qualche disegnino, anche se di cattivo gusto?
Saluti Luciana
Da: Paolo Solimeno
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: giovedì 9 febbraio 2006
11.26
Oggetto: Le
vignette della discordia
Caro Caffeeuropa,
trovo questo foro sempre illuminato, meditato e stimolante.
E perciò confortante rispetto alle risposte
incivili che da più parti vengono alle sfide
di questi anni.
Il confronto fra religioni, ammettiamolo, non è
confronto fra opinioni: ogni fede è tenuta
come verità dal credente. E le fedi che sono
cresciute a fianco di una cultura illuminata (non
solo occidentale: anche la fede-filosofia buddista
lo è, come alcune confessioni minori dei continenti
poveri) e del processo di formazione della democrazia
hanno qualche possibilità in più di
accettare critiche, discutere, elaborare risposte
nuove. Anche solo per sopravvivere.
Bidussa invoca il diritto di critica e il rifiuto
del linguaggio della violenza impolitica. Ma la conseguenza
verso chi si ostina ad adoperare quel linguaggio sarebbe
l’esclusione dal consesso internazionale? Con
quali esiti?
Galimberti scriveva del difficile confronto con sensibilità
pre-razionali: verso di esse, se non vogliamo il conflitto,
dobbiamo usare un livello di rispetto che spesso sacrifica
la libertà di espressione.
Usiamo le stesse cautele (autocensure) verso individui
affetti da paranoie aggressive, ipersuscettibilità,
manie di persecuzione.
E’ triste riconoscerlo. Offensivo e presuntuoso,
forse. Ma non vedo altra via nei luoghi estremi dello
scontro.
Saluti e grazie per il vostro lavoro
Paolo solimeno
Firenze
Da: Sylvain Rivet
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: mercoledì 8 febbraio
2006 9.21
Oggetto: Le
vignette della discordia
Buongiorno,
non sono italiano, quindi mi scuserete per la lingua
distorta.
Ma c'è ancora bisogno di scrivere su questo
argomento? Ma tutto non è già stato
detto? Mi sembra che domenica scorsa, Umberto Eco
ne ha fatto un riassunto semplice, può esser
visto come un problema di maleducazione (ma perché
andare ad offendere qualcuno?) oppure nelle sue conseguenze
come un simbolo, le violenze nei paesi musulmani sono
perpetrate da persone che non aspettano altro che
un pretesto. Però, di libertà di parola
o di stampa non ha parlato!
La possiamo mettere come vogliamo, ma la Danimarca
con o senza le vignette è lo stesso paese dal
punto di vista della libertà della stampa,
in Danimarca, alcune vignette su Maometto non sono
un fatto politico, ma di semplice maleducazione. Non
bisogna essere un gran esperto di politica estera
o di sociologia delle religioni per sapere che in
questo periodo storico i musulmani nel mondo vivono
un momento di enorme suscettibilità, non era
opportuno farlo, ma non c'entra la libertà
della stampa o del pensiero. Secondo me, non si tratta
di Voltaire ma di Rivarol (il giornale...).
Saluti.
Sylvain Rivet, Firenze.
Da: Gilles Pansu
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: mercoledì 8 febbraio
2006 0.45
Oggetto: Le
vignette della discordia
“E' lecito pubblicare, in nome della libertà
di stampa e di espressione, delle caricature che possono
generare tensioni così forti tra popoli e civiltà
diverse?”
Tutto questo è manipolazione mediatica. Tutti
i musulmani del mondo hanno altro da fare che occuparsi
di quattro caricature provocatrice.
Sappiamo che questa tempesta mediatica serve l'interesse
degli estremisti, sia l'amministrazione americana
che il governo israeliano, sia Bin Laden che il governo
iraniano, e tanti altri.
Poi il tempo farà la sua parte.
Gilles Pansu
Parigi
Da: Leo Piacentini
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: martedì 7 febbraio 2006
17.07
Oggetto: Le
vignette della discordia
Una cosa mi pare chiara in tutta questa faccenda,
ed è che le tre religioni monoteiste sono sempre
state, e temo che saranno sempre, un enorme guaio
per l'umanità. Ebraismo, cristianesimo (soprattutto
quello cattolico) ed islamismo sono portatori di assolutismo,
di violenza, di discriminazioni di vario genere oltre
che sostenitori dogmatici di ridicolezze di ogni tipo.
E' più caricaturale il Maometto delle barzellette
che dice ai "martiri" che stanno arrivando
in paradiso: "Ferma tutto, non ci sono più
vergini", o il Maometto che promette ai "martiri"
(se questa promessa è davvero di Maometto)
che hanno ammazzato quanti più infedeli possibile
di poter godere nel paradiso di 72 vergini (che tra
l'altro pare ridiventino vergini dopo l'uso)? Se i
fedeli delle varie chiese si rendessero conto di quanto
sono ridicoli i loro dogmi, i loro precetti, le loro
usanze... sarebbero i primi a riderci sopra e a farci
della satira (come, ma solo in parte, riescono a fare
gli ebrei). Ma temo che questo non si realizzerà
così presto che anch'io possa goderne.
Scusate lo sfogo, ma non ne posso più.
Un saluto
Leo Piacentini
Da: Enzo Salomone
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: martedì 7 febbraio 2006
15.56
Oggetto: Le
vignette della discordia
La libertà di pubblicare vignette satiriche
sul "profeta" nella situazione che si è
venuta a creare all'indomani della reazione per l'attacco
alle Twin Towers è del tipo di quelle esercitate
dalla sedicente Casa Delle Libertà ...
O se volete ...
Conoscevo un tipo che per un "Bon Mot" metteva
in discussione un'antica amicizia…
Enzo Salomone
Napoli
Da: M.P.
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: : martedì 7 febbraio
2006 15.54
Oggetto: Le
vignette della discordia
“E' lecito pubblicare, in nome della libertà
di stampa e di espressione, delle caricature che possono
generare tensioni così forti tra popoli e civiltà
diverse?”
Certo che é lecito; né il codice penale,
né quello civile lo vietano.
E' lecito come mancare di sensibilità e comprensione
verso il prossimo,
seminare zizzania o provocare risse senza partecipravi
direttamente, come
sputare nel piatto, ruttare rumorosamente; o come
far bilanci falsi in
Italia, votare per Berlusconi e così via.
m.p.
Da: V.B.
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: : martedì 7 febbraio
2006 15.54
Oggetto: Le
vignette della discordia
In nome della libertà di opinione e di espressione,
è giusto esprimere le
proprie idee, ma bisogna ponderare bene quali possano
essere le conseguenze
a cui si può incorrere.
La satira è un modo per esprimere questa libertà,
ma bisogna fare
attenzione, quando si rivolge ad una religione che
è modo di vita e
gestione di nazioni, come quelle islamiche. Lo scontro
tra due mondi cosi
diversi potrebbe non essere evitato.
L'uomo a differenza degli animali, possiede un cervello,
e dovrebbe
usarlo in modo intelligente.
Distinti saluti,
V.B.
Da: Francesco Villano
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: : martedì 7 febbraio
2006 13.54
Oggetto: Le
vignette della discordia
Credo che il problema nasca dal non avere alcuna conoscenza
dell'universo del sacro e, nel caso specifico, di
quello islamico. Solo un incosciente può pensare
di avvicinarsi a tali dimensioni dell'esistere senza
tener conto delle dinamiche che si possono attivare,
e che una volta innescatesi possono sfuggire completamente
a qualsiasi controllo razionale. Per non dire poi
dell'uso strumentale e criminale che ne viene fatto
da coloro che cercano a tutti i costi di scatenare
uno scontro di civiltà. Come si fa ad intraprendere
delle iniziative che anche in tempi sereni sarebbero
state viste come oltraggiose e blasfeme, e che con
quello che stiamo vivendo dall'11 settembre in poi
possono solo essere causa di altre tragedie e orrori?
Non si può esercitare la propria libertà
come se fosse un assoluto;ci vuole la responsabilità
in questo esercizio. Ciò che nel mondo occidentale
(cristiano e non) può essere accettato o tollerato
non è detto che lo sia altrove e viceversa.
Non si può pensare o dire: per noi è
lecito fare la tal cosa e se voi non siete d'accordo
pazienza; accada quel che accada. L'incontro e il
dialogo con l'altro devono avvenire in profondità.
Bisogna capire e rispettare il sentire dell'altro.
Il rispetto può anche comportare che io rinunci
a qualcosa della mia libertà in nome di un
qualcosa di più grande. Ora non ci resta altro
che sperare o pregare affinché il tutto si
plachi il più presto possibile.
Francesco Villano
Da: Maria Di Vincenzo
A: redazione@caffeeuropa.it
Data: : martedì 7 febbraio
2006 13.54
Oggetto: Le
vignette della discordia
La libertà di stampa si fonda (o dovrebbe fondarsi)
sul rispetto delle diversità, siano esse etniche
o religiose.
Il rispetto delle diversità è il presupposto
di una società globale veramente libera ed
integrata, in cui le specificità sono il seme
di un'unica, grande realtà: il mondo.
Senza il rispetto della singolarità dell'individuo
in tutte le sue manifestazioni (pensiero, parola,
fede religiosa, credo politico) non esiste libertà
ma una pallida immagine scolorata in nome della quale
si pensa di poter parlare di libertà.
Maria Di Vincenzo
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