DA: Milvia Urbinati
                            A: redazione@caffeeuropa.it
                            Data: mercoledì 13 ottobre 
                            2004 9.28
                            Oggetto: E 
                            la classe politica si fa sovrana
                            
                            Concordo pienamente: l'illegittimità del potere 
                            che questi parlamentari
                            esercitano nei confronti di cambiamenti che riguardano 
                            la nostra vita
                            democratica, la nostra Costituzione, appare in tutta 
                            la sua interezza e in
                            modo spudorato.
                            Stanno cercando, fin dalla cuola elementare, di educarci 
                            alla filosofia
                            dell'inutilità, alla non criticità nei 
                            confronti di ciò che leggiamo, di
                            ciò che guardiamo e di ciò che viviamo. 
                            E, grazie al consenso del
                            cosiddetto centro-sinistra, si sta sempre più 
                            insinuando la tirannia
                            mediatica, ben più sottile e difficile da contestare, 
                            da vedere, perchè
                            non si ha l'altro di fronte a sè, ma network, 
                            strumenti e proprietà dietro
                            a cui non appare il nome e cognome del proprietario, 
                            ma solo sigle. E in
                            nome di queste sigle cambiano la nostra Costituzione.
                            Milvia Urbinati
                           
                           
                          DA: Giovanni Polise
                            A: redazione@caffeeuropa.it
                            Data: domenica 3 ottobre 2004 22.46
                            Oggetto: L’arte occidentale 
                            della guerra
                          Sto leggendo in questi giorni il testo di Victor 
                            Davis Hanson L’arte occidentale della guerra, 
                            pubblicato alla fine degli anni ’80. L’ambiente 
                            descritto è quello delle battaglie tra le città-stato 
                            dell’antica Grecia. Secondo quest’autore 
                            i greci del V secolo “inventarono non soltanto 
                            l’idea centrale della politica occidentale - 
                            il potere in uno stato è nelle mani della maggioranza, 
                            attraverso il voto - ma anche l’elemento centrale 
                            della guerra occidentale, la “battaglia decisiva” 
                            che sostituiva le imboscate, scontri rituali, duelli 
                            tra singoli eroi. Secondo l’opinione di Hanson 
                            vittime di questo modello di quest’eredità 
                            classica sono gli americani e gli eserciti delle democrazie 
                            occidentali. A tal proposito scrive:
                            “la fanteria pesante, la tattica dell’assalto 
                            diretto, la stessa potenza di fuoco degli eserciti 
                            americani ed europei, che un tempo catturavano l’immaginazione 
                            del pubblico in quanto apparivano eroiche, si sono 
                            rivelate penosamente inefficienti nei conflitti post-coloniali 
                            e nelle sommosse terroristiche successive alla seconda 
                            guerra mondiale, quando gli occidentali si sono impantanati 
                            nelle giungle e nei terreni montuosi dell’ Africa, 
                            dell’ America Latina e dell’ Asia sudorientale.
                            Gli eserciti continentali tradizionali delle democrazie 
                            occidentali non avrebbero dovuto essere spediti laggiù 
                            per ragioni sia politiche sia strategiche (la guerra 
                            sbagliata nel posto sbagliato al momento sbagliato). 
                            Invece, i guerriglieri e le forze irregolari male 
                            organizzate, i neoterroristi che sono stati per secoli 
                            disprezzati dai governi occidentali identificati con 
                            i poveri male equipaggiati e senza terra, oggi attirano 
                            la nostra attenzione, suscitano paura, non tanto per 
                            motivi politici e neppure per il loro valore in battaglia, 
                            quanto grazie al loro inspiegabile successo nel tendere 
                            imboscate e nel sottrarsi all’attacco diretto: 
                            non cercano di ingaggiare battaglia, bensì 
                            di evitare lo scontro di fanteria. Proprio l’incapacità 
                            di imporre all’esercito nord-vietnamita un conflitto 
                            di tipo occidentale finì per paralizzare l’enorme 
                            esercito degli Stati Uniti, costringendolo a ritirarsi 
                            dal teatro della guerra”.
                            Credo che quello sta avvenendo in Iraq prova in modo 
                            lampante la tesi di Hanson.
                            Il responsabile di questo conflitto che ha provocato 
                            migliaia di morti e feriti e il freno dei principali 
                            titoli quotati nelle principali borse mondiali, deve 
                            tornarsene a casa. 
                            Ci vogliono nuovi politici che conoscono bene la giusta 
                            misura, la via di mezzo e la moderazione, maestri 
                            di accortezza e sottigliezza diplomatica e dovranno 
                            battersi non solo per le vie dritte, ma talvolta anche 
                            per quelle traverse.
                           
                          
                            DA: Chicchi Canovai
                            A: redazione@caffeeuropa.it
                            Data: giovedì 30 settembre 
                            2004 5.42
                            Oggetto: Turchia 
                            o non Turchia?
                            
                            Apparentemente: niente di meglio che un pezzetto d'Islam 
                            in Europa per
                            meglio dialogare con coloro che si sentono in guerra 
                            con noi! Tuttavia: come
                            possiamo accettare gente che lascia morire affogate 
                            quattro ragazze
                            piuttosto che toccarle, come è accaduto questa 
                            estate? o che uccide con le
                            proprie mani una ragazzina sedicenne perché 
                            incinta, come è accaduto pochi
                            giorni fa? L'Europa è casa nostra. Chi vuole 
                            entrarci deve condividere i
                            nostri valori e le nostre regole. E questo vale anche 
                            per chi vuole andare
                            in giro in burka: se lo mettessero a casa loro, da 
                            noi si va col volto
                            scoperto.
                           
                          DA: Nicoletta Perfetti 
                            A: redazione@caffeeuropa.it
                            Data: mercoledì 29 settembre 
                            2004 10.53
                            Oggetto: Le 
                            due Simone
                          Indignata. E’ solo questo l’aggettivo 
                            che trovo per manifestare la reazione di un esponente 
                            di un circolo Arci di Ancona di fronte alla liberazione 
                            delle due Simone. ( circolo arci cacciatori ed operai)
                            Entro baldanzosa e chiedo da bere, aggiungo che sarebbe 
                            il caso di aprire una bottiglia per festeggiare:l’interlocutore 
                            mi guarda perplesso. Spiego allora che hanno liberato 
                            le due volontarie italiane in Iraq insieme agli altri 
                            due ostaggi.
                            Mi sento rispondere: “Peccato, io sto con gli 
                            iracheni, gli americani sono i padroni del mondo”. 
                            Capisco che l’ignoranza e l’ottusità 
                            possa non avere limiti, ma questa frase non ha limiti 
                            . Avevo già sentito lo stridio della mia coscienza 
                            quando , accendendo la tv nello stesso luogo, di passaggio, 
                            sentissi esultare per la decapitazione di un ostaggio 
                            americano dallo stesso interlocutore, lo stesso interlocutore 
                            che appartiene ad un circolo Arci. Dagli altri presenti, 
                            eccetto uno,arrivano solo le sgangherate discussioni 
                            su una briscola.Poi. sempre più allibita di 
                            fronte a tanta insensibilità, provo a parlarne 
                            con un altro degli avventori:”bisognerebbe abolire 
                            la polizia perché sona una spa”. Capisco 
                            che è un linguaggio tra sordi. Ben poco si 
                            può fare contro l’ignoranza radicata. 
                            Mi chiedo cosa ci faccio lì , ma capisco che 
                            è il mio mestiere. Incuriosita dalla classe 
                            operaia ne capto gli umori, e non è un bel 
                            captare. Bestemmie, turpiloqui e qualunquismo ed antiamericanismo. 
                            Delll’Europa unita poi, neanche a parlarne. 
                            Il calcio, sì. Questo è importante. 
                            Ci vorrà ancora molto tempo,anche quando le 
                            coalizioni sono unite per lo stesso intento, per avere 
                            un pensiero umanitario comune per la pace. Ho fatto 
                            un’ analisi di quel circolo:mediamente hanno 
                            una scolarizzazione della terza media. Ma quel che 
                            si vede in TV o a volte si legge sui giornali, non 
                            a niente a vedere con quel microcosmo fatto di bestemmie 
                            e superficialità rispetto, fortunatamente alla 
                            solidarietà espressa in tanti frangenti ed 
                            in tanti luoghi. L’unica cosa vera è, 
                            che mentre a livelli istituzionali esiste la manipolazione, 
                            esplorando i terreni “più bassi” 
                            si riverbera la manipolazione, e, purtroppo un’asssoluta 
                            mancanza di sensibilità. E’ solo un esempio. 
                            OVVIO. 
                          
                            
                            
                            DA: Raffaele Calvanese
                            A: redazione@caffeeuropa.it
                            Data: martedì 28 settembre 
                            2004 20.49
                            Oggetto: Turchia 
                            o non Turchia?
                          Io penso che la questione turca vada di pari passo 
                            con l'annoso problema della difesa comune europea 
                            e delle voce unica in politica estera per l'Unione.Con 
                            l’entrata della Turchia nell'Unione si entrerebbe 
                            a pieno titolo nello scenario politico mediorientale, 
                            che com'è noto è uno dei più 
                            instabili del quadro geopolitico mondiale, dunque 
                            a mio parere, se i negoziati per l'ingresso di questo 
                            pur importante paese per la storia europea cominceranno, 
                            porteranno con loro un importante corredo di politiche 
                            concernenti il rafforzamento del ruolo del supercommissario 
                            alla politica estera ed anche allo sviluppo di forze 
                            europee di polizia per il controllo dei confini e 
                            nella tanto dibattuta questione della PESC; altrimenti 
                            l'ingresso di questo nuovo e "scomodo" membro 
                            non gioverà alla crescita dell'integrazione 
                            europea.
                           
                           
                          DA: Claudio Tancini
                            A: redazione@caffeeuropa.it
                            Data: lunedì 27 settembre 
                            2004 22.27
                            Oggetto: Turchia 
                            o non Turchia?
                          Io penso alla Turchia come ad un grande ponte tra 
                            Europa e Asia, vedo grandi problemi di integrazione 
                            sia per gli aspetti legati all'economia (l'allargamento 
                            a 25 deve essere ancora assimilato) che per quelli 
                            culturali (la Turchia laica & musulmana richiederebbe 
                            uno sforzo di interscambio culturale molto piu' alto 
                            di quello finora richiesto per le altre nazioni, con 
                            il rischio di dividere il resto dell'Europa).
                            Tra l'altro penso che nessuno puo' prevedere l'atteggiamento 
                            del governo e della opinione pubblica turca quando 
                            il risultato della accettazione nella UE sara' raggiunto. 
                            Visti i molti precedenti, e gli atteggiamenti molto 
                            "forti" presi verso chi aveva opinioni contrarie 
                            alle loro, non mi stupirei se in futuro tutta la positivita' 
                            espressa in questo periodo non si rivelasse un "cavallo 
                            di troia". 
                            In sintesi penso che sarebbe piu' opportuno aprire 
                            un canale privilegiato con la Turchia che accettarla 
                            nella UE. 
                            Dal vostro messaggio non ho comunque capito quando 
                            e se ci sara' un discussione dal vivo sul tema.
                            Grazie e ciao.
                            Claudio.
                           
                           
                          DA: Vito Stigliani
                            A: redazione@caffeeuropa.it
                            Data: lunedì 27 settembre 
                            2004 21.29
                            Oggetto: Turchia 
                            o non Turchia?
                          La logica attuale della costruzione europea è 
                            piuttosto mercantile e 
                            affaristica quindi perchè la turchia non puo' 
                            fare dell'ampio supermercato 
                            europeo?
                            Se la logica fosse più culturale allora il 
                            discorso è più complicato ma 
                            strategicamente sarebbe meglio integrata che fuori.
                            Vito Stigliani
                           
                           
                          DA: Francesco Galeota
                            A: redazione@caffeeuropa.it
                            Data: lunedì 27 settembre 
                            2004 17.44
                            Oggetto: Turchia 
                            o non Turchia?
                          Sono stato per un mese in Turchia l'anno scorso.
                            E' un esperienza che consiglio a tutti coloro che 
                            si dichiarano contrari all'entrata di quel paese nella 
                            UE...forse cambierebbero idea!!
                            La mia conclusione nasce da 3 considerazioni principali:
                            1) La Turchia ha raggiunto un tenore e modi di vita 
                            assolutamente paragonabili alle nostre, in alcuni 
                            casi anche migliori se andiamo a vedere le condizioni 
                            del nostro Sud.
                            2) La stragrande maggioranza della popolazione è 
                            assolutamente ansiosa di entrare in Europa, per legare 
                            il paese allo sviluppo, alla democrazia ed alla pace.
                            3) Per l'Europa rappresenta un'opportunità 
                            forse unica per:
                            - dimostrare la possibilità, al di là 
                            di ogni strumentalizzazione, della convivenza e della 
                            coesione tra mondo cristiano e musulmano per tantissimi 
                            valori condivisi che possono unirci al di là 
                            del credo religioso.
                            - rafforzare la democrazia e "l'occidentalizzazione" 
                            in Turchia,
                            - rafforzare il peso politico e militare della UE 
                            nelle questioni mediorientali, cardine della sicurezza 
                            europea.
                            E' una sfida che però parla di apertura, di 
                            democrazia e di convivenza e che quindi vale sicuramente 
                            la pena di affrontare.
                            Francesco Galeota 
                           
                           
                          DA: Antonello Sciacchitano 
                            A: redazione@caffeeuropa.it
                            Data: lunedì 27 settembre 
                            2004 17.39
                            Oggetto: Turchia 
                            o non Turchia?
                          Brevemente, il problema Turchia/Non Turchia non si 
                            pone in termini 
                            binari di un sì netto contro un no netto. Il 
                            punto da ritenere è che 
                            l'Europa, in gran parte suo malgrado, è impegnata 
                            in un compito di 
                            civiltà assai arduo: l'esportazione della democrazia 
                            con metodi non 
                            violenti. In ciò l'Europa - ripeto, in gran 
                            parte suo malgrado - si 
                            differenzia dagli Stati Uniti d'America. Certo, l'operazione 
                            è incerta 
                            e come sempre succede, dai giochi d'azzardo ai giochi 
                            più seri 
                            dell'economia, l'operazione di transizione dall'incertezza 
                            alla 
                            certezza ha un prezzo. Siamo pronti a pagarlo? Questo 
                            è il problema. Se 
                            non lo paghiamo, dobbiamo sapere che ci ritiriamo 
                            dalla lotta politica 
                            e lasciamo il posto alle superpotenze vecchie (Usa) 
                            e nuove (Cina, 
                            India). Se lo paghiamo, dobbiamo sapere che possiamo 
                            fallire. 
                            L'importante, allora, è "fallire bene", 
                            cioè in modo da lasciare aperto 
                            il discorso alle future generazioni.
                            Nel caso particolare dell'ingresso della Turchia in 
                            Europa c'è 
                            l'aggravante di una forte differenza culturale che 
                            non promette di 
                            riassorbirsi in breve tempo. Anche perché si 
                            tratta di una differenza 
                            culturale di origine religiosa e sappiamo che le religioni, 
                            in 
                            particolare le religioni monoteiste, sono contro l'uomo, 
                            soprattutto 
                            contro le donne.
                            Più in breve non riesco a dire.
                            Antonello Sciacchitano
                           
                           
                          DA: Yassine 
                            A: redazione@caffeeuropa.it
                            Data: domenica 26 settembre 2004 
                            12.54
                            Oggetto: Un 
                            parere
                          Ho letto alcuni commenti riguardo il pluralismo. 
                            Si capisce che c'e un po' di confusione almeno concettuale 
                            riguardo la religione e la politica e la posizione 
                            dell'islam come religione.
                            La religione come concetto iniziale sia monoteista 
                            che idolatra o politeista parla e mira ad elevare 
                            la persona sia spiritualmente che fisicamente (socialmente 
                            ) e questo e' chiaro nella storia dell'uomo da piu' 
                            di quattro mila anni: basta vedere i concetti religiosi 
                            egizi o altri...
                            Questa confusione nel negare la validita' della religione 
                            nasce da due motivi: 
                            1)Il fanatismo dei religiosi e di quelli che la rifiutano 
                            e 2)il laicismo che colora la cultura del mondo occidentale 
                            in questo momento che vuole affermare la sua vaidita' 
                            con lo stesso modo negato (fanatico). Cito la facenda 
                            del velo in Francia. Che trovata geniale! Sempre la 
                            "Suora" velata e' stata ed e' tuttora simbolo 
                            di fratellanza, aiuto e sacrificio, quando mai il 
                            suo velo era fanatismo e eparazione?! Simbolicamnte 
                            almeno non lo e'!
                            L'uomo ha bisogno della religione come qualsiasi altra 
                            necessita' e questo e' evidente, soltanto un occhio 
                            malato non lo vede.
                            Si, non tutti dobbiamo essere religiosi ma bisogna 
                            sapere che deve esistere e puo' dare risoluzioni a 
                            tanti problemi.
                            Anche il laico segue una sua religione, morale a modo 
                            suo, ma religione e'. Perche' lui puo' dire che e' 
                            civile ed il suo modo di vivere serve alla societa' 
                            ed il religiosi monoteista o altro no?
                            Comunque i prblemi in queste societa' laiche sono 
                            altrettanto grandi e pericolosi come sono state nelle 
                            societa' che vivevano il fanatismo religioso monoteista 
                            o pagano. Basta vedre l'immoralita' nelle strade e 
                            nei rapporti intersociali e nella vita politica nella 
                            classe dirigente o nei servizi che lavorano al buio...
                            Allora l'alternativa e quella di seguire concetti 
                            validi che ci incontriamo attorno tutti (al plurale 
                            ). Certo e da descrivere quali sono.
                            Possiamo farlo? Sì. Ci sono religiosi validi, 
                            politici validi, pensatori e uomini di cultura validi... 
                            Allora incontriamoci su una istituzione internazionale 
                            e cominciamo a descrivere.
                            Se possiamo seguire una globalizzazione economico-politico 
                            perche' non possiamo seguire uno civile? 
                            L'Islam come il cristianesimo e l'ebraismo attualmente 
                            si mostrano colpevoli per tanti fatti gravi: Il primo 
                            ed il terzo per il fanatismo ed il secondo per l'assenza 
                            totale dai fatti e la mancanza di risposte concrete 
                            per affrontarle.
                            Ma la religione e' un modo di vivere non e' una imposizione, 
                            chi fa vedere la religione che e' incapace di dare 
                            risposte valide per i problemi quotidiani e' lui il 
                            responsabile, non e' il contrario. Basta vedere le 
                            sette religiose di una sola religione si capisce come 
                            la religione come credo e concetto non c'entra. 
                            Yassine Maarouf 
                           
                           
                           
                           
                           
                           
                          Vi e' piaciuto questo articolo? Avete dei commenti 
                            da fare? Scriveteci il vostro punto di vista a
                            redazione@caffeeuropa.it