263 - 16.01.04


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E la classe politica si fa sovrana
Nadia urbinati


Appare ormai evidente che la classe politica italiana, quella eletta in parlamento, si sta appropriando di prerogative sovrane. Il processo, iniziato nel corso della precedente legislatura, sta per giungere a completamento. Una continuità questa dell'uso politico della costituzione che trascende gli schieramenti partitici e le coalizioni. E' una classe politica che aspira a incoronarsi. Il parlamento infatti non sta apportando semplicemente modifiche alla costituzione come a sua autodifesa sostiene -nelle forme esplicite o astensioniste poco importa. Le modifiche che sta introducendo cambieranno radicalmente la fisionomia dello stato italiano (e la vita quotidiana privata e pubblica di ciascuno di noi). La trasformazione della repubblica italiana da unitaria a presidenziale equivale a un mutamento d'identità. E un'assemblea che ha tanto potere quanto se n'é arrogato il parlamento italiano é sovrana nel senso di costituente.

Da chi questo parlamento ha ricevuto il mandato che lo legittima formalmente (non con i sondaggi) a prendere questa decisione? Nessun italiano é stato interpellato con voto d'autorità sovrana circa il quesito se vuole o non vuole che si cambi (che qualcuno venga eletto perché cambi) la costituzione repubblicana da unitaria a federale. Nessuno dei rappresentanti che siedono in parlamento (come in nessun altro parlamento di una democrazia costituzionale) può decidere al posto del popolo italiano su questioni che sono del popolo italiano. Decidere sulla forma federale non spetta ai rappresentanti del parlamento ordinario, né a nessun gruppo particolare di cittadini.

Se vogliamo affrontarla dobbiamo essere interpellati. Due sono le forme interpellanti: prima (votando delegati di un'assemblea costituente eletti solo e soltanto per questo scopo; delegati puri, non rappresentati politici) o dopo (esprimendo per referendum il parere sovrano sulle modifiche apportate dal parlamento ordinario). La prima è senza dubbio la soluzione più conforme ai principi del costituzionalismo democratico. La seconda è il secondo meglio. Se gli italiani non saranno interpellati né nell'una né nell'altra forma, saranno derubati della sovranità. Che la decisione che prende questo parlamento sia tecnicamente legale perché i precedenti mutamenti normativi consentono di dire ciò, questo non significa che essa sia democraticamente legittima. Il potere responsabile e limitato - quello del parlamento in funzione ordinaria - non può fare quello che sta facendo il parlamento italiano. L'ABC della democrazia costituzionale è questo, e non sarà il voto dei parlamentari italiani a cambiarlo.

Nell'antichissima Roma repubblicana il popolo aveva appreso a usare un'arma politica straordinaria in caso di necessità (cioè per ostacolare il potere del senato quando si faceva estremo e tirannico): andarsene dalla città. Lasciare i governanti senza governati. Lo spazio vuoto consentiva più libertà e più potere. Il popolo italiano non può ritirarsi sull'Aventino. I suoi rappresentanti, che potrebbero farlo, si guardano bene dal difendere la carta costituzionale. Il problema dell'Italia é davvero di non riuscire ad essere una democrazia normale. Ma la ragione di ciò sta nella sciagura di avere una classe politica che oltre ad essere nella sua larga maggioranza incompetente è anche pericolosamente anti-costituzionale. Viene da chiedersi di chi sono deputati e senatori i nostri Onorevoli Deputati e Senatori se si sono fatti sovrani da se stessi?

 

 

 

 

 

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