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Arte/Caravaggio

 

Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, "Il cavadenti", 1608-1610, olio su tela, cm 139,5 x 194, 5; Firenze, Galleria Palatina.

L'attribuzione di questo dipinto alla mano del Merisi è molto controversa. Sebbene la maggior parte degli studiosi sia d'opinione contraria, nel catalogo della mostra di Brescia Marco Bona Castellotti, sulla scia della proposta attributiva argomentata da Mina Gregori, ha riproposto la paternità del maestro lombardo per questo dipinto fiorentino. Un inventario di Pallazzo Pitti del 1637, del resto, ricorda "un quadro di tela di mano del Caravaggio" raffigurante uno levava i denti a un altro ?". È possibile, d'altro canto, che già il compilatore di quell'elenco mediceo, piuttosto che etichettare l'opera come lavoro di uno dei molti seguaci di Caravaggio e del suo stile, preferisse assegnarla proprio al pennello dello sfortunato, e già celeberrimo, maestro, scomparso circa vent'anni prima (il Merisi era morto nel 1610, sulla spiaggia di Porto Ercole, a soli 39 anni). Secondo Marco Bona Castellotti il "Cavadenti" Pitti è intriso di una tragicità che si ritrova in altre opere dipinte negli ultimi, tormentati, anni del maestro: il "David" della Borghese, ad esempio; o la "Sant'Orsola" di Napoli. Certo è che la dimensione esasperatamente grottesca del gruppo centrale del dipinto (il viso stravolto del "dentista" che gonfia le guance nello sforzo per l'estrazione del molare; le fauci spalancate del malcapitato paziente) non trova riscontri in altre opere del Merisi. Mentre gli altri attori della scena, gente umile ma piena di decoro pur nella trasandatezza dei loro abiti e dell'aspetto, appartengono allo straordinario cast presente in tanti quadri religiosi del Merisi. E nel catalogo della mostra di Brescia, che volutamente non affronta il tema del "genere" nella pittura di soggetto sacro, troviamo la splendida eccezione della "Madonna dei pellegrini" di mano proprio del Caravaggio.


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