Caffe' Europa

IL TEMPO DELL'AMORE

Disegni e immagini

 

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Naty

Sul set il mio lavoro era quello di non farla recitare.

Naty non conosceva la sceneggiatura e le insegnavo le battute giorno per giorno. Doveva solo vivere in maniera autentica le situazioni che le proponevo. Non battevamo mai il ciak in modo che lei non capisse se stavamo provando o girando. Ho realizzato anche molti suoi "piani di ascolto" mentre guardava me, accanto alla mdp, che le raccontavo storie che non c’entrano niente con il film, per riuscire a catturare quella determinata sua unica espressione di cui io, che la conosco cosi' bene, avevo bisogno in quel momento.

Nel mondo di Naty c’e' la guerra di oggi, quella dei rapporti famigliari "esplosi", delle citta' senza volto. Non sappiamo ne' chi sia suo padre, ne' che tipo di donna sia sua madre.

Nei flashforward, le sequenze che anticipano in maniera frammentaria la ricerca del regalo di Naty, lo spettatore viene depistato. Crede di aver capito che la "rappresentante" del mondo di oggi sia solo maleducata, ladra, incapace di amare.

Quasi che oggi non ci sia piu' spazio per i sentimenti.

Invece e' in questo deserto contemporaneo che nasce il fiore piu' prezioso.

La citta' viene raccontata per il suo non essere, e' invisibile. Naty compie ogni giorno il percorso da casa sua all'ospedale (noi lo chiamavamo il pendolo). Lei, piccola, attraversa tutti ambienti enormi in una citta' spersonalizzante, senza piu' codici.

E poi in questa Torino, ovunque si vada, ci sono i lavori in corso. E’, secondo me, importante sottolineare questi aspetti per far capire che nel film non c'e' assolutamente niente di casuale. Io detesto l'improvvisazione, il genio d'artista. Ogni volta che ho una certezza cerco di colpirla da ogni parte. Se resiste vuol dire che l'idea e' buona.

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