323 - 21.06.07


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Se la persuasione perde il trucco

Mauro Buonocore


Quando la politica va in tv, passa prima – come ogni star – in sala trucco, sotto le abili ed esperti mani di chi sa costruire un make up adatto a conquistare voti e consensi; appare così al pubblico nella sua veste più ammaliante, avvincente per chi guarda, ma – scrive Bosetti in Spin. Trucchi e tele-imbrogli della politica (Marsilio) – priva di argomentazioni utili a chi dovrebbe scegliere i propri rappresentanti.
Ecco lo spin, il trucco, l’effetto con cui il giocatore dell’arena politica carica la palla per rendere impossibile all’avversario il compito di rilanciarla dall’altra parte della rete: i politici si presentano in tv allenati, addestrati, istruiti alla dichiarazione vibrante di effetto, a volte imprevedibile, spesso fuori contesto, capace di distogliere l’attenzione del telespettatore da un fatto (che potrebbe essere nocivo per la propria parte) per rimandare la palla nel campo avversario rendendola velenosa di accuse, andando a centrare l’angolo che l’avversario ha lasciato scoperto. Certo, per mettere a segno un colpo vincente ci vuole anche il lavoro di un allenatore impeccabile, un esperto dello spin, uno scienziato dell’effetto, un mago della dichiarazione politica, un ingegnere dell’apparizione televisiva. Uno spin doctor, appunto, uno come Karl Rove che seppe argutamente ed efficacemente allestire nel 2004 la campagna presidenziale di Bush jr. fino a tenerlo (inaspettatamente) incollato per un secondo mandato alla Casa Bianca.

Bosetti, analizzando i testi delle due edizioni di maggior ascolto dei maggiori tg italiani (tg1 e tg5 delle 20.00) ha puntato l’attenzione su due settimane immediatamente precedenti alla campagna elettorale del 2006 (dal 15 al 28 febbraio); si è messo di fronte le trascrizioni dei tg e ha tirato fuori un catalogo di trucchi, un inventario di colpi con cui i politici italiani hanno giocato la loro partita. Su tutti spicca un elemento che li accomuna, l’abilità nello spostare l’attenzione dello spettatore non sui fatti e le argomentazioni che ne chiariscano la dinamica e ne favoriscano la comprensione, ma sul contrasto con il contendente, sulla competizione tra singoli o partiti. Numerose sono le tecniche concrete che Bosetti ha saputo individuare e isolare. Come ad esempio la dichiarazione ad hominem, con cui di fronte a un tema o un fatto si risponde attaccando il soggetto che si ha di fronte nella discussione; oppure l’indexing, che consiste nell’abilità di un politico nel creare una notizia capace di scalare l’agenda del tg; o ancora l’alterco lacunoso che ha la forma di una rapida successione di battute da cui non emerge il merito della discussione ma soltanto una serie di attacchi personali. Molti altri Bosetti ne ha individuato, e rimandiamo ovviamente al libro per un’analisi completa e approfondita (il lettore che volesse provare a rintracciare nei tg la lista completa dei fattori di spin, trova le trascrizioni integrali qui).

Dal succo del lavoro emerge, però qualcosa di sconcertante. Non si tratta tanto del lavoro dello spin doctor che, parole di Bosetti, “è una professione rispettabile e utile”, che è parte della professionalizzazione della politica e viene chiamata in causa per “creare una ‘bolla’ di sentimenti positivi,
per gonfiarla al punto giusto proprio nel momento decisivo
del voto”. Quel che più sconcerta è il ruolo della tv, e in particolare della Rai, che si presta, ostaggio dei partiti, a dare spazio e mezzi alle tecniche di persuasione istruite dai politici e fondate sulle caratteristiche proprie del mezzo televisivo.
Ecco perché Bosetti ha utilizzato le trascrizioni dei tg e non le semplici video registrazioni. Provate anche voi a leggere un telegiornale. Niente immagini, niente audio. Solo il testo scritto lì di fronte a voi. Vi accorgerete, scrive Bosetti “di essere entrati in una dimensione speciale, dove generalmente il tema in discussione, se c’è, non si vede, è in secondo piano, e quello che si vede è il contrasto”. È un po’ come oltrepassare lo specchio dello schermo ed entrare in un mondo in cui le notizie hanno perso una parte del loro ammaliante, avvolgente, coinvolgente appeal e si mostrano per quello che sono, senza trucco, senza il tele-imbroglio che esalta l’effetto e nasconde cosa c’è sotto.

L’esercizio della lettura delle trascrizioni dei tg si rivela così molto utile per mettere in pratica quello che Bertrand Russell, citato da Bosetti, definiva come uno dei compiti dell’educazione in una democrazia: rendere i cittadini immuni dall’eloquenza, dar loro gli strumenti per difendersi dalla magia della parola che paralizza l’approfondimento e acceca la comprensione. La lettura dei tg, propone Bosetti, come antidoto da affiancare ai sondaggi informati (proprio quegli incontri tra cittadini chiamati a parlare, informarsi, discutere di problemi concreti, di cui parlava Amato), iniziative che sollecitano l’esercizio pubblico della ragione, la discussione aperta e centrata sul merito dei problemi e delle argomentazioni.
Che ciascuno trovi poi il proprio modo per difendersi dal virus dell’eloquenza, ma le soluzioni proposte in Spin ci fanno entrare nella bottega dell’illusionista, ci svelano in suoi trucchi. Forse la politica non rinuncerà mai del tutto al suo make up, ma se le tecniche di propaganda e persuasione producono effetti perversi, la lettura e i sondaggi informati riducono il danno.

 

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