Quando la
politica va in tv, passa prima – come ogni star
– in sala trucco, sotto le abili ed esperti mani
di chi sa costruire un make up adatto a conquistare
voti e consensi; appare così al pubblico nella
sua veste più ammaliante, avvincente per chi
guarda, ma – scrive Bosetti in Spin. Trucchi
e tele-imbrogli della politica (Marsilio) –
priva di argomentazioni utili a chi dovrebbe scegliere
i propri rappresentanti.
Ecco lo spin, il trucco, l’effetto con
cui il giocatore dell’arena politica carica la
palla per rendere impossibile all’avversario il
compito di rilanciarla dall’altra parte della
rete: i politici si presentano in tv allenati, addestrati,
istruiti alla dichiarazione vibrante di effetto, a volte
imprevedibile, spesso fuori contesto, capace di distogliere
l’attenzione del telespettatore da un fatto (che
potrebbe essere nocivo per la propria parte) per rimandare
la palla nel campo avversario rendendola velenosa di
accuse, andando a centrare l’angolo che l’avversario
ha lasciato scoperto. Certo, per mettere a segno un
colpo vincente ci vuole anche il lavoro di un allenatore
impeccabile, un esperto dello spin, uno scienziato dell’effetto,
un mago della dichiarazione politica, un ingegnere dell’apparizione
televisiva. Uno spin doctor, appunto, uno come
Karl Rove che seppe argutamente ed efficacemente allestire
nel 2004 la campagna presidenziale di Bush jr. fino
a tenerlo (inaspettatamente) incollato per un secondo
mandato alla Casa Bianca.
Bosetti, analizzando i testi delle due edizioni di
maggior ascolto dei maggiori tg italiani (tg1 e tg5
delle 20.00) ha puntato l’attenzione su due settimane
immediatamente precedenti alla campagna elettorale del
2006 (dal 15 al 28 febbraio); si è messo di fronte
le trascrizioni dei tg e ha tirato fuori un catalogo
di trucchi, un inventario di colpi con cui i politici
italiani hanno giocato la loro partita. Su tutti spicca
un elemento che li accomuna, l’abilità
nello spostare l’attenzione dello spettatore non
sui fatti e le argomentazioni che ne chiariscano la
dinamica e ne favoriscano la comprensione, ma sul contrasto
con il contendente, sulla competizione tra singoli o
partiti. Numerose sono le tecniche concrete che Bosetti
ha saputo individuare e isolare. Come ad esempio la
dichiarazione ad hominem, con cui di fronte
a un tema o un fatto si risponde attaccando il soggetto
che si ha di fronte nella discussione; oppure l’indexing,
che consiste nell’abilità di un politico
nel creare una notizia capace di scalare l’agenda
del tg; o ancora l’alterco lacunoso che ha la
forma di una rapida successione di battute da cui non
emerge il merito della discussione ma soltanto una serie
di attacchi personali. Molti altri Bosetti ne ha individuato,
e rimandiamo ovviamente al libro per un’analisi
completa e approfondita (il lettore che volesse provare
a rintracciare nei tg la lista completa dei fattori
di spin, trova le trascrizioni integrali qui).
Dal succo del lavoro emerge, però qualcosa di
sconcertante. Non si tratta tanto del lavoro dello spin
doctor che, parole di Bosetti, “è
una professione rispettabile e utile”, che è
parte della professionalizzazione della politica e viene
chiamata in causa per “creare una ‘bolla’
di sentimenti positivi,
per gonfiarla al punto giusto proprio nel momento decisivo
del voto”. Quel che più sconcerta è
il ruolo della tv, e in particolare della Rai, che si
presta, ostaggio dei partiti, a dare spazio e mezzi
alle tecniche di persuasione istruite dai politici e
fondate sulle caratteristiche proprie del mezzo televisivo.
Ecco perché Bosetti ha utilizzato le trascrizioni
dei tg e non le semplici video registrazioni. Provate
anche voi a leggere un telegiornale. Niente immagini,
niente audio. Solo il testo scritto lì di fronte
a voi. Vi accorgerete, scrive Bosetti “di essere
entrati in una dimensione speciale, dove generalmente
il tema in discussione, se c’è, non si
vede, è in secondo piano, e quello che si vede
è il contrasto”. È un po’
come oltrepassare lo specchio dello schermo ed entrare
in un mondo in cui le notizie hanno perso una parte
del loro ammaliante, avvolgente, coinvolgente appeal
e si mostrano per quello che sono, senza trucco,
senza il tele-imbroglio che esalta l’effetto e
nasconde cosa c’è sotto.
L’esercizio della lettura delle trascrizioni
dei tg si rivela così molto utile per mettere
in pratica quello che Bertrand Russell, citato da Bosetti,
definiva come uno dei compiti dell’educazione
in una democrazia: rendere i cittadini immuni dall’eloquenza,
dar loro gli strumenti per difendersi dalla magia della
parola che paralizza l’approfondimento e acceca
la comprensione. La lettura dei tg, propone Bosetti,
come antidoto da affiancare ai sondaggi informati (proprio
quegli incontri tra cittadini chiamati a parlare, informarsi,
discutere di problemi concreti, di cui parlava Amato),
iniziative che sollecitano l’esercizio pubblico
della ragione, la discussione aperta e centrata sul
merito dei problemi e delle argomentazioni.
Che ciascuno trovi poi il proprio modo per difendersi
dal virus dell’eloquenza, ma le soluzioni proposte
in Spin ci fanno entrare nella bottega dell’illusionista,
ci svelano in suoi trucchi. Forse la politica non rinuncerà
mai del tutto al suo make up, ma se le tecniche
di propaganda e persuasione producono effetti perversi,
la lettura e i sondaggi informati riducono il danno.
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