Caffe' Europa  
 

 





Subject: wired, storia di un successo (reset, 9507)

R. S.

 

 

 


Iniziamo dai record. Il 6 marzo 1995, a soli due anni dalla nascita, riceve -assieme alla gemella elettronica venuta alla luce nell’ottobre ‘94- quattro premi niente male: Digital Hollywood Awards e American Journalism Review nominano la prima, “rivista da seguire” per il resto del decennio e la seconda “Online Magazine of 1994”. Insieme si aggiudicano il “Best look of the year”. Infine e' della secondogenita il “Best digital magazine”, che strappa cosi' lo scettro alla versione on-line di Time. Ma un primato curioso che forse nessuno ha ancora riconosciuto e' quello del numero dei colophon, quegli organigrammi in cui i giornali comunicano ai lettori “chi e' chi” nella fattura del prodotto che hanno tra le mani. Wired, la bibbia mensile della cybercultura nel mondo, ne ha tre, nei quali da' conto di inquadramenti professionali ignoti alla stampa del Vecchio Continente: fra questi l’addetta al “sistema nervoso centrale” e il “recettore”, per quanto riguarda i progetti speciali, il “LANlord” (gioco di parole sull’inglese “landlord”, proprietario terriero”), ovvero il responsabile della gestione delle reti LAN e il “santo patrono”, eletto -e non poteva essere altrimenti- nella persona di Marshall McLuhan, teorico ante litteram del villaggio globale.
Louis Rossetto, direttore del periodico che piu' di ogni altro ha sconvolto il panorama editoriale degli ultimi anni, non nasconde la sua venerazione per il sociologo canadese . Nell’aprire il suo primo editoriale dalle colonne psichedeliche del giornale che semino' lo sconcerto nei quieti ranghi delle edicole americane il 26 gennaio 1993, Rossetto riportava un estratto da “Il medium e' il messaggio”, datato 1967: “ La tecnologia elettrica sta rimodellando e ristrutturando le intelaiature dell’interdipendenza sociale e ogni aspetto della nostra vita personale… Ogni cosa sta cambiando: voi, la vostra famiglia, la vostra istruzione, il vostro quartiere, il vostro lavoro, il vostro governo, le vostre relazioni con gli altri. E sta cambiando drammaticamente".
Sotto l’intuizione del nume tutelare, Rossetto, un quarantenne che aveva gia' fondato Electric Word, “la pubblicazione sui computer meno noiosa del mondo”, ghost-writer di Ultimate Porno, storia singolare dell’ascesa di Caligola, oltre che giornalista per l’austero Christian Science Monitor, spiegava motivi e contenuti della strana creatura che teneva a battesimo. Alla domanda inevitabile, "perche' Wired?" rispondeva convincendo: "Perche' la Rivoluzione Digitale sta investendo le nostre vite con la forza di un tifone del Bengala, mentre i media tradizionali stanno ancora almanaccando per spengere la sveglia che essa sta suonando… Ci sono molte riviste che si occupano di tecnologia. Wired non e' una di loro. Wired tratta del popolo piu' potente del pianeta al giorno d’oggi: la Generazione Digitale. Quindi perche' adesso? Perche' nell’era dell’inflazione di informazione, il lusso estremo e' il significato e il contesto. ".
I giornalisti prendono alla lettera la consegna del direttore -“stupiteci”- e raccontano, nelle varie sezioni, il futuro che sta dietro la porta. “Rants & Raves”, lo spazio per gli interventi dei lettori, per posta elettronica, cerca di ricreare un po’ dell’interattivita' che la versione su Internet, HotWired, compie mirabilmente. Electric Word e' una sorta di bollettino dalla prima linea della rivoluzione digitale, in Ide'es fortes spunti per dibattiti infuocati, in Net Surf una squadriglia di perlustratori d’eccezione setacciano la rete per i lettori, Nicholas Negroponte, nella rubrica omonima, si misura con qualche grosso tema del capitolo multimediale. E molto altro ancora.
Il prodotto e' esplosivo: una grafica fantascientifica, colori fluo e motivi postmoderni per la copertina e in molti servizi esaltano la novita' di queste 220 pagine marziane. L’impatto cromatico ricorda le “tie and dye”, le magliette degli hippies di Woodstock e del Village ma il giornale e' tutto meno che un’impresa di idealisti ingenui: le pagine di pubblicita' tracimano dagli argini cartacei. Per la prima uscita in rete di HotWired, ricorda Rick Boyce, responsabile della raccolta di inserzionisti, "abbiamo dovuto chiudere la porta in faccia a molti clienti: non riuscivamo ad avere abbastanza testi per ospitarli tutti". Tra gli sponsor anche IBM, AT&T, Volvo, l’insospettabile ClubMed… Nel doppio elettronico, la rubrica Eyewitness caldeggia un giornalismo partecipativo, con corrispondenti sconosciuti che propongono pezzi da tutto il mondo: un informazione dal basso, senza censure. In Renaissance 2.0, una rassegna del meglio delle nuove forme di arte elettronica. In Piazza, lo spazio per le discussioni, anche in tempo reale, fra utenti che si misurano su temi caldi del confronto cibernetico. Tutto cio' messo su da una squadra di tecnici capitanati dal ventunenne Brian Behlendorf: l’immaginazione al potere.
A pie' di pagina di una presentazione in rete dello staff editoriale si trova una sequela di dati sulla societa' dell’informazione che Wired racconta: il valore dei computer (hardware e software) venduti negli Stati Uniti e' di 500 miliardi di dollari, contro i 270 del budget per la difesa; il mercato attuale dei computer ultra-portatili, che si situa intorno ai 7,6 miliardi e' stimato passare a 54,4 miliardi nel ‘98; la crescita del traffico su Internet procede del 20% al mese. Se tali indicatori risultano confermati, un ultima profezia di Mc Luhan potrebbe realizzarsi prima del previsto: "Ci siamo spostati da un’era in cui gli affari erano la nostra cultura in una in cui la cultura e' il nostro vero affare". Nel dubbio, e' davvero meglio farsi trovare collegati (wired, per l’appunto).


Copyright © Riccardo Stagliano' 1999

 

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