Caffe' Europa  
 

 





Subject: recensione a "internet - memoria e oblio" (reset, 9704)

R. S.

 

 

 


Nello scombinato circo Internet assistiamo agli spettacoli piu' strani. Capita che sulla sua arena, ad esempio, lo spazio si trasformi in tempo: l'unico indizio della distanza che separa i siti, le informazioni seppellite da qualche parte nella rete, e' la lentezza che occorre all'utente per venirne in possesso: "Quando un oggetto percorre lo spazio fisico mostra sempre i segni dello sforzo compiuto per muoversi, reca sempre la traccia dell'altrove: donde, anche, la sensazione di novita' che ce ne viene. Anche la comunicazione elettronica analogica ci aveva abituati a messaggi corrotti dalle distanze (...) Internet invece, proprio in quanto espressione della tecnologia digitale - la tecnologia del tutto o del nulla, del si' o no - non mostra mai le tracce lasciate sulle informazioni dagli spazi che esse attraversano: le immagini o si vedono o non si vedono; i pixels o sono accesi o non lo sono" scrive Lorenzo De Carli in una bella pagina del suo complesso e inconsueto libro, Internet - Memoria e oblio.
La sua tesi generale e' che Internet - soprattutto dopo lo sviluppo che la possibilita' di navigazione ipertestuale mediante il World Wide Web ha conosciuto - e' un testo, e che i piu' accreditati a studiarla sono coloro che hanno pratica di commenti testuali. Ed e' solo dopo aver riconosciuto l'importanza bibliografica di filosofi della conoscenza e del linguaggio come Theodor W. Adorno, Michail Bachtin, Roland Barthes, Walter Benjamin, Gregory Bateson, Daniel Dennet, Franco Fortini, Jurij Lotman e Humberto Maturana che l'autore ha realizzato le 155 pagine di un volume senza note, "scritto usando un computer costantemente collegato a Internet", a sottolineare la completa autoreferenzialita' di un sistema - la rete appunto - che accoglie nel suo orizzonte solo cio' che ha diritto di cittadinanza digitale espungendo invece, condannandolo a un oblio irrimediabile, tutto cio' che non compira' un trasloco salvifico sull'arca telematica.
L'opposizione forte dell'opera e' proprio questa: "la contesa tra analogico e digitale nella quale si nasconde la contesa tra memoria e oblio (...) Presto, quando tutte o la maggior parte delle attivita' lavorative, di ricerca, di studio e d'insegnamento passeranno sulla rete e vi verranno svolte mediante modalita' multimediali, sara' citabile solo cio' che si trovera' nella rete nella forma d'informazione digitalizzata". E' chiaro d'altronde che non tutto diventera' digitale indiscriminatamente, "bensi' cio' che sara' determinato da quegli stessi rapporti di forza nient'affatto virtuali che stanno stabilendo il nuovo ordine mondiale. Se anche l'ingresso nella rete mondiale sara' determinato dalle ragioni del profitto, quale speranza avranno di essere un giorno visibili agli abitanti del ciberspazio tutti i preziosi archivi che gia' oggi sono disertati e che fragili opportunita' politiche tengono momentaneamente aperti? (...) E' un momento propizio per cancellare archivi, cancellare culture, fare roghi di libri senza nemmeno toccarli, inventarsi una tradizione".
In un universo digitale in cui i ricordi saranno attivabili grazie a un pulsante, una formula, una richiesta, sara' "il software a vagliare l'adeguatezza del ricordo". Ma lo spoglio elettronico degli infiniti testi che tessono la rete - mette in guardia De Carli - non restituira' che l'angusta porzione di sapere che contorna la parola cercata, lasciando in un ombra irrecuperabile il contesto di quella parola, emendandoci dalla fatica della ricerca che pero' era parte costitutiva della nostra esperienza cognitiva ed esponendoci cosi' al rischio insito in ogni superspecializzazione a tenuta stagna, quello cioe' di diventare degli idiots savants.
Neppure la metafora piu' consolidata della letteratura telematica e' risparmiata: di quale navigazione puo' mai trattarsi se non c'e' transito alcuno del navigante da un luogo (o un non-luogo) a un altro? "Non e' l'utente della rete ad andare verso i siti che la costellano bensi' sono i siti, o quanto meno le loro informazioni, ad andare verso di lui". Considerata l'inattivita' dell'utente, l'immagine finisce quasi per suonare derisoria e falsa. Come segnata, d'altra parte, e' l'osannata iniziale anarchia della rete "frutto di una distrazione resasi possibile solo perche' la rete e' nata la' dove (l'ambito militare, ndr) la selezione avrebbe dovuto garantire la fedelta' al pensiero unico". La nuova, scientifica selezione del pubblico e' gia' cominciata da tempo: "Sono anni, ormai, che i piu' vari siti sulla rete non danno nulla senza sapere tutto degli utenti, dei quali conservano elenchi nei quali sono registrate le loro inclinazioni e le loro idiosincrasie; elenchi che possono agevolmente diventare merce di scambio ed essere venduti a chi vuole acquisire nuovi potenziali clienti". In questa prospettiva, l'interazione esibita oggi come il tratto specifico della differenza di quoziente intellettivo tra rete e televisione acquistera' il malinconico significato di "configurare con evidenza plastica nel ciberspazio l'identita' di chi accede alla rete; qui questi trovera' proiettata nella virtualita' e cristallizzata in mille banche dati la sua identita' di consumatore solvibile, l'unica a poter essere di qualche interesse". L'interazione cosi' diventera', da affrancamento dalla passivita' televisiva, attiva autocertificazione e resa nelle mani dei controllori del marketing.
Internet sta cambiando, dai pochi privilegiati di oggi si passera' a un accesso molto piu' ampio anche grazie alla diffusione di macchine piu' semplici da usare dei computer e la trasformazione del modello originario di rete senza centro in rete incentrata su alcuni grossi produttori di spettacolo o di merci "popolarizzera'" la programmazione. Il Web sente gia' sul collo il fiato della tv, che sullo sprint iniziale era invece riuscito a distanziare. Non ci sara' da aspettare troppo. Assisteremo "alle mirabolanti invenzioni che otterranno presto l'effetto di rompere finalmente le barriere tra televisione e rete, usando le potenzialita' di questa per rivendere gli stessi prodotti creati per quella - mescolando bit affinche' il risultato possa essere definito multimediale". Teniamo gli occhi aperti: la vita online e' sempre all'erta.


Copyright © Riccardo Stagliano' 1999

 

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