Caffe' Europa  
 

 





Subject: push, ovvero del futuro del web (reset, 9703)

R. S.

 

 

 


Avvoltoi. Le loro evoluzioni disegnano lugubri geometrie nel cielo elettronico del Web. Troppi di questi uccelli della malasorte hanno fatto ormai la loro cupa apparizione all'orizzonte per non prestar loro attenzione. Aspettano di spartirsi i resti di questo enorme cimitero di codici Html, una volta che la morte annunciata si presentera' ad esigere il conto. Molti sono gli indizi che spingono - termine rivelatore, mandatelo a memoria - a decretare la fine imminente del World Wide Web, cosi' come ci eravamo abituati a conoscerlo. Come quelle malattie subitanee e irreversibili che prendono persone giovani e in forza, sorprende: gli analisti pronosticavano con orgoglio, sino a poco tempo fa, che nel 2000 si sarebbe oltrepassata la soglia di un miliardo di pagine di informazioni varie. Ma sta di fatto che il quartiere ipermediale, la zona di gran lunga piu' famosa della rete, quella con cui sbrigativamente la si identifica, mostra adesso alcuni segni inequivocabili di un deperimento dato per inarrestabile. Chi e' stato? La risposta si e' rivelata in tutta la sua macabra evidenza per quelli che, come George Gilder, avevano convocato tutti al funerale della tv. La scatola catodica, dopo un abile make-up, e' piu' in forma che mai. Tanto sicura di se' da non prendere neppure le sia pur minime precauzioni. Sull'arma che ha abbattuto il Web ci sono, chiarissime, le sue impronte digitali.

Il mite elettrodomestico catodico ha messo in fila i tasselli di una vendetta silenziosa e sistematica. C'era da lavare un affronto imperdonabile. L'emergere del paradigma Internet aveva indotto un paragone offensivo: la rete e' tanto intelligente quanto la televisione e' stupida. La prima e' attiva, anzi interattiva; la seconda e' passiva, anzi pantofolaia. La prima dischiude orizzonti eccitanti; la seconda intorpidisce il cervello dell'umanita' con il cloroformio di Domenica In, Beautiful e Carra'mba! La rete e' simpatica e democratica: il suo modello "pull" fa si' che ognuno possa tirarsi giu' tutte le informazioni che vuole, quando le vuole. La tv e' stolida e prepotente: funzionando con un sistema di distribuzione da-uno-a-molti, spinge ("push") notizie e spettacoli su un pubblico indistinto che non puo' far altro che subire o andarsene. Ma non era pensabile che l'ultimo arrivato, una meteora con una fama corta un paio d'anni (il primo "navigatore" che decreta il boom degli accessi al Web e' del '93), pensasse di far fare impunemente una figura cosi' barbina all'ultra-cinquantennale elettrodomestico.

Primo avvertimento. A natale '96, le vetrine newyorkesi espongono un gingillo da 329 dollari, prodotto dalla Sony e chiamato WebTv, attraverso il quale si puo' avere accesso alla rete attraverso lo schermo del proprio apparecchio da salotto. "Tutto quello di cui avete bisogno - recita lo slogan della massiccia campagna pubblicitaria, anticipando alcuni temi chiave della nostra discussione - e' una passione, una tv e una poltrona comoda". Questa accattivante consolle e' fornita di serie senza la tastiera - optional da una ottantina di dollari - ma con un telecomando sedicente intelligente e una lista di siti preselezionati e raggruppati per aree tematiche. I critici aprono subito il fuoco: "Difficile pensare che le famigliuole si avventurino in grandi digressioni rispetto alla navigazione guidata proposta dalla casa". Fine dell'attivita' e della navigazione libera: si ritorna a scegliere - di fatto - tra una gamma di possibilita' che qualcuno ha filtrato per noi.
Secondo avvertimento. I fratelli Christopher e Greg Hasset hanno puntato tutti i loro risparmi, nel maggio dell'anno scorso, sulla versione definitiva del loro software Pointcast, un meccanismo che trasforma il computer in un ricevente di notizie dalla rete ritagliate sui gusti di ciascuno. Informazione a' la carte che vi arriva su diversi "canali" - occhio ancora una volta ai termini - sotto forma di salvaschermo. I titoli proposti vengono aggiornati automaticamente nel corso della giornata: quando noterete qualcosa che solletica la vostra curiosita' non dovrete che cliccare sul lancio promettente e il testo si comporra sotto i vostri occhi. Nessuna faticosa navigazione: se voi non andate alle notizie ("pull" come si diceva a partire dal I anno Post Web), le notizie andranno da voi (secondo l'ancestrale abitudine vigente dal I anno Post Tv). I numeri cantano: in meno di 6 mesi oltre un milione di persone ha scaricato il programma per accedere a Pointcast. Oggi sono gia' cresciute di altre 700 mila unita'. Funziona.
Terzo avvertimento. "Wired", la Pravda psichedelica delle e'lite telematiche, consacra la svolta: la copertina del numero di questo mese espone una mano aperta che vi viene incontro e una scritta esclamativa: "Push!". "Interrompiamo la rivista per un bollettino speciale - continua il titolo, comunicando il senso della calamita' - Dite addio al vostro browser: Il futuro radicale dei media dopo il Web" e via discorrendo. Il numero delle imprese che stanno investendo su questo ribaltone lievita e l'establishment commerciale storce il naso di fronte a giovani manager che presentano biglietti da visita con ragioni sociali tipo Marimba, Ifusion, Wayfarer e l'israeliana BackWeb. Piu' adatti a battezzare bevande "al sapor tropical", i nuovi loghi competono tutti - anche contro Microsoft, Netscape e American onLine, intenti a sviluppare al piu' presto la loro risposta ai sommovimenti in atto - sul terreno antico, instabile e completamente rivoluzionato dei "push media". Ben fatto, vecchia tv.

Il brusco testacoda e' figlio di Caos e di Pigrizia. Sui cromosomi da parte di padre, c'e' poco da obiettare. Con il fatto - sacrosanta democrazia della rete - che ognuno puo' metter su una propria home-page e che le aziende stanno rincorrendosi per aprire online vetrine sempre piu' faraoniche, la quantita' di siti che affollano la rete tracima incontenibile. Questa prolificita' da stato centrafricano, su un "territorio" che e' rimasto inalterato, provoca sovraffolamento. E in ultimo lentezza. Gli studiosi burloni di Internet hanno aggiornato l'etimologia della tripla W: "World Wide Wait", Attesa mondiale. E il riso lascia subito il passo all'amarezza: le pagine diventano sempre piu' pirotecniche e sofisticate e i tempi per visualizzarle si allungano a dismisura. Altro humour nero: "Di questi giorni, quando vi collegate, non dimenticate di portare con voi un libro". Potrete finirlo presto.
E allora si inverte il paradigma, tornando al "push": "Voi ci dite, piu' o meno, cio' che vi piace e noi vi proponiamo una selezione su misura". Con buona pace di Nicholas Negroponte, che sulla solidita' di questa distinzione aveva costruito la sua teoria generale ("La tecnologia digitale cambiera' la natura dei mass media, nel senso che da una situazione in cui i bit vengono "sospinti" verso l'utente, si passera' ad una in cui sara' quest'ultimo (o il suo computer) a "tirarli" a se'", Essere digitali, p.83). "Non vedo motivi di preoccupazione in questo cambiamento: e' il concetto di programmazione" dice a "Reset" Esther Dyson, presidentessa dell'Electronic Frontier Foundation. "Piu' che "push" lo chiamerei "pull automatizzato": rispetto a prima infatti siete voi a definire, in dettaglio, cio' che vi verra' spedito. Probabilmente c'e' il rischio che la gente si impigrisca e si perda quella curiosita' attiva cosi' tipica dei navigatori sino ad oggi, ma dipende dagli utenti, e' loro la scelta se accontentarsi o no. Se mi domandasse se sono veramente contenta per le mutazioni in atto le risponderei: no. Ma se vuole sapere se vedo cio' come una grande minaccia, avrei la medesima risposta".

Gia', il fattore pigrizia, l'eredita' da parte di madre. Nel suo libro The future of the Mass Audience (Cambridge University Press, Cambridge 1991), il professor W. R. Neumann aveva messo in guardia: "La mass audience vuole avere l'opzione dell'interattivita', non essere oppressa dalla necessita' di essere sempre attiva". Dopo una giornata di lavoro nessuno sente il bisogno di sedute troppo impegnative e proprio la placida ignavia che la tv garantisce e' il motivo principale del suo successo. "La gente vuole che il computer che ha in casa sia tanto semplice da usare quanto il televisore - asseconda Kiim Polese, presidente di Marimba, una delle piu' agguerrite software house nel settore dei contenuti "push" - : tutto quello che chiede e' pochi canali sui quali sia facile sintonizzarsi". La palla e' ripresa nelle mani funamboliche di Bill Gates che, per quanto e' dato sapere, immagina la prossima versione del suo sistema operativo, Active Desktop, con una mezza dozzina o piu' "canali" seguendo i quali si otterranno via rete informazioni a tema. E la concorrenza seguira'. Cercando conferme nell'attardato orizzonte italiano, un indizio eloquente si scorge da Matrix, l'avanguardistica societa' di strategie multimediali: in attesa di licenziare una nuova versione dell'ambiente telematico TheCity, ha costruito un contenitore che vale autodenuncia: "CanaleWeb". "E' un segno di maturazione - spiega il co-fondatore Paolo Ainio - : Internet smette di essere computer e diventa medium. Si rivolge sempre piu' a non informatici, quindi anche gli argomenti devono essere piu' "normali", variegati come nella televisione. In piu' c'e' un problema di interfaccia, si deve semplificare ulteriormente la scelta dell'utente, per questo saranno le pagine a scorrere automaticamente o a essere recapitate direttamente a chi ha dimostrato di essere tendenzialmente interessato a quegli argomenti". Nessun rimpianto quindi, nessun rischio di sindrome da couch potato? "La pigrizia e' una caratteristica costante di qualsiasi pubblico: anche oggi, nonostante che sulle pagine di ricerca di Netscape si alternino periodicamente cinque diversi motori, il 97% dei navigatori finisce per usare quello che si trova davanti al momento del collegamento, quando basterebbe un clic per andare da quello di cui ci si fida di piu'". Figuriamoci chi andra' a cercare altrove le informazioni che gli arrivano scodellate nella propria mailbox.

La palingenesi annunciata fara' forse cambiare idea anche allo scettico Ed Gotfredson. Direttore media alla Woolward & Partners Advertising di San Francisco, era stato tra i pochissimi a contestare l'efficacia dell'investimento pubblicitario online. In uno studio considerato eretico nell'eccitazione generalizzata, Gotfredson non era stato morbido con gli inserzionisti elettronici: "Il costo che state pagando puo' essere fino a 40 volte superiore di quello che spendereste per raggiungere lo stesso numero di persone con i media tradizionali". Quindi la condanna: "La principale ragione per cui il Web non e' ancora un medium efficace e' che la pubblicita' su di esso non e' intrusiva. Un lettore deve cercarla, volerla". Tutto sbagliato, tutto da rifare. Adesso lo spot e' servito a domicilio, come pedaggio per i "contenuti" che si ricevono. La contabilita' diventa piu' semplice: se tot persone scaricano le notizie via PointCast, tot persone vedranno la pubblicita' relativa. Non solo: tutti questi nuovi software che trasformano il vostro calcolatore in una stazione ricevente a molti canali hanno saldamente incastonati pignoli sistemi di rilevazione del comportamento dell'utente. Come se, compreso nel prezzo del decodificatore per Telepiu', ci fosse anche un marchingegno Auditel portatile. E a chi sta a sottilizzare circa le possibili, temibili violazione della privacy che con tali appareccchiature si potrebbero realizzare, alcuni rispondono con la geometrica eloquenza dei numeri: "E' il primo medium per il quale si potra' davvero dire: "Ieri abbiamo avuto 3000 persone che hanno visto il nostro banner"". Un tanto ad occhio, si fa presto a raggiungere cifre pesanti.
Un recentissimo rapporto del Yankee Group, societa' di analisi di mercato con sede a Boston, ha annunciato che "entro tre anni un terzo dei previsti 19,1 miliardi di dollari nei redditi annuali da Internet (da pubblicita', transazioni e canoni di abbonamento) deriveranno dai "push media"". Grazie a questo mercato neonato ma promettente, i nuovi "pusher" diventeranno presto i nuovi ricchi del net-biz. Controrivoluzionari, prepotenti, nostalgici di un passato catodico tornato troppo presto? Alcuni sostenitori hanno argomenti inossidabili: "Di fronte all'information overload era necessario che avvenisse, che ci si cominciasse a difendere con dei filtri" smorza Andreina Mandelli, professoressa di new media all'universita' Bocconi. E nobilita la "capra" dell'informazione spinta, salvando il "cavolo" dell'interattivita': "Solo alcuni degli stimoli che ci vengono proposti valgono la pena di essere raccolti, facendoci attivare. Il consumatore riceve in sottofondo l'informazione personalizzata ma mantiene sempre la possibilita' di interrompere il flusso, attivarsi e prendere strade proprie". Questa semplificazione del meccanismo di distribuzione delle informazioni, fra l'altro, potrebbe ridurre i rischi di approfondimento del gap fra chi posside un'alfabetizzazione informatica e chi no. Insomma, e' difficile pensare a qualcuno che non sappia far funzionare un sistema del genere: una volta acceso il computer e risposto a qualche domanda, non resta che guardare quello che appare, eventualmente zoommando sulla notizia piu' ghiotta.
Di tanta speme questo oggi ci resta. Sara' bizzarro assistere, sul teatro a 14 pollici del nostro Pc, alla tarantella dei titoli che sgambetteranno per guadagnarsi la nostra attenzione. Sara' triste, forse, pensare alla solitaria soffitta telematica che ospitera' la vecchia, polverosa e dimenticata "Ragnatela Grande come il Mondo".


Copyright © Riccardo Stagliano' 1999

 

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