Caffe' Europa  
 

 





Subject: playboy v. terri welles (corsera, 980427*)

R. S.

 

 

 


La straordinarieta' dell'evento e' sottolineata dal lampeggiare della scritta: "Terri parla". La signorina Welles, Playmate dell'Anno 1981, elenca una serie di eccitanti servizi sulla sua home page (www.terriwelles.com), eppure la sezione che ha scelto di segnalare con un'intermittenza che pare una strizzata d'occhio e' quella maliziosamente titolata "Dalla mia bocca": "Ciao a tutti - scrive in uno degli ultimi messaggi - solo una rapida nota sullo stato della causa con Playboy. Hanno presentato un esposto contro di me un paio di settimane fa. I miei legali hanno risposto e la prima udienza e' fissata il 20 aprile nella Corte federale di San Diego, California. Vi terro' informati. Spero che avrete una splendida settimana e, ancora, GRAZIE mille per le tenere parole di sostegno! Con affetto, Terri".

La sua colpa, a sentire gli avvocati dell'impero del coniglietto che le hanno chiesto 5 milioni di dollari di risarcimento, e' quella di usare indebitamente i nomi di Playboy e Playmate per attrarre visitatori online. E non solo una delle diciture incriminate appare ben visibilmente sotto la testata dell'home-page, ma entrambe sono utilizzate "invisibilmente" nei "meta-tags", quei codici che servono a descrivere il contenuto di una pagina Html affinche' i motori di ricerca possano catalogarla automaticamente. Se il Signor X cerca "playboy" su Altavista, per esempio, verra' rimandato a una lunga serie di siti che niente hanno a che fare con il celebre mensile il cui sito ufficiale (www.playboy.com) compare solo settimo nella classifica delle risposte.

Stornare visitatori non e' cosa da poco. Playboy si fa pagare 6,95 dollari al mese per far accedere gli appassionati alle sue foto e ha stretto accordi con varie ex-playmate: possono avere siti propri ma sara' Playboy che gestira' l'amministrazione, riconoscendo loro delle percentuali sugli incassi. Anche a Terri, che aveva lanciato il suo sito l'estate scorsa, era stata fatta la stessa proposta ma la ragazza aveva risposto picche: "Sono foto mie, non utilizzo marchi altrui: voglio avere il controllo su quello che mi appartiene". Il visitatore puo' vedere varie cose gratis, ma se vuole un'immagine autografata deve pagare e lo stesso vale per poter entrare nell'area piu' hard: 5 dollari al mese. Aggiungete i soldi che Terri raggranella ospitando pubblicita' di siti pornografici e la somma si aggirerebbe intorno ai 2500 dollari al mese.

"Non sono stupida e non mi lascero' mettere i piedi in testa" ha dichiarato la donna, ancora molto bella, che nella biografia omette la data di nascita ma e' madre di un figlio quattordicenne. Nei mesi scorsi la rivista di Hugh Hefner ha visto tutelato il proprio copyright in un paio di cause contro servizi Usenet che smerciavano illegalmente sue immagini. Ma qui e' diverso. Michael J. Plonsker, avvocato dell'imputata, respinge gli argomenti della controparte: "Quelle parole sono descrittive: Terry ha lavorato per Playboy ed e' stata una Playmate dell'Anno. E' come fare un curriculum, altrimenti si arriverebbe all'assurdo di doverla qualificare come una modella che in passato ha posato nuda per un mensile nazionale che ha a che fare con un coniglietto!".



Copyright © Riccardo Stagliano' 1999

 

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