Caffe' Europa  
 

 





Subject: pagare le news online? (corsera, 980207)

R. S.

 

 

 


Per un singolare caso di telepatia, i responsabili delle versioni elettroniche dei maggiori quotidiani americani hanno avuto tutti, nello stesso momento, la stessa pensata. Nei dintorni delle vacanze di Natale, infatti, hanno deciso che il miglior modo per aprire il '98 era di chiudere l'accesso agli archivi delle rispettive testate. I lettori, abituati sino a pochi giorni prima a frugare gratuitamente in quelle memorie telematiche, si sono trovati davanti un questionario che richiede di specificare innanzitutto il numero e la data di scadenza della propria carta di credito oltre a vari tariffari che imputano un valore monetario a ogni articolo scaricato. Il cambiamento non e' di poco conto e non e' affatto chiaro quale sara' il suo effetto sul comportamento degli utenti della rete: pagheranno senza fare storie o cambieranno strada, alla ricerca di un archivio che ancora non ha stabilito un biglietto d'ingresso?

In alcuni casi il sistema pay-per-use e' sempre in fase sperimentale. Il "New York Times" (gia' a pagamento, tra l'altro, per i lettori europei, e gratis per quelli statunitensi) ha mandato una e-mail ai propri sottoscrittori elettronici in data 17 dicembre: "A breve annunceremo un nuovo servizio: potrete cercare negli archivi gratuitamente, ottenendo una lista di risultati con titolo, data e autore, mentre per scaricare l'intero pezzo dovrete pagare 2 dollari e 50". Chiunque volesse partecipare alla fase di prova ha un credito di 10 articoli da utilizzare.

A poche settimane di distanza "Usa Today" realizza la promessa del concorrente: l'archivio, risalente all'aprile dell'87, puo' essere interrogato ancora gratuitamente ma poi, sulla base delle indicazioni (comprese le prime frasi del pezzo) fornite nei risultati, ogni articolo scaricato costera' un dollaro. Il "Washington Post", dal canto suo, mantiene la gratuita' dell'archivio limitato alle due ultime settimane ma aggiunge la possibilita' di setacciare i propri testi, a partire dal settembre dell'86, secondo tariffe differenziate: 2 dollari e 95 ad articolo dalle 6 alle 18 di ogni giorno feriale e 1 e 50 il sabato, la domenica e in tutte le altre fasce orarie (anche qui e' disponibile un abbonamento di prova).

Da tempo, invece, "Los Angeles Times" e "Wall Street Journal" si fanno pagare. Il primo solo per i servizi d'archivio, con un'offerta molto articolata che prevede 1 dollaro e 50 per un singolo articolo ma che contempla sconti (4 dollari e 95 al mese per 10 storie, etc) e un servizio personalizzato, effettuato dagli archivisti (10 dollari per una lista di risultati e 4 dollari ogni pezzo richiesto). Il quotidiano finanziario anche per la consultazione del giornale, a una cifra annua di 29 dollari per gli abbonati alla versione cartacea e di 49 per gli altri.

Da tempo ormai anche le versioni Web di settimanali autorevoli come "Business Week" e "The Economist" impongono un pedaggio ai lettori. Il primo limitando il pagamento ai servizi a valore aggiunto, come quello di archivio; il secondo lasciando gratis solo la consultazione di pochi pezzi "civetta", con un abbonamento per la lettura del resto e un tot per ogni articolo cercato e reperito nei numeri arretrati.

Il popolo della rete e' noto per essere molto suscettibile quando si tratta di mettere mano al portafogli. Ne fece le spese, nell'aprile del '95, la sontuosa versione elettronica di "Usa Today" che prevedeva un canone di 12 dollari e 95 al mese per 3 ore di consultazione e un extra di 2 e 50 per ogni ora supplementare. Dopo 4 mesi, e solo 1000 sottoscrittori, il tutto fu smantellato precipitosamente. Da quel giurassico digitale a oggi, tuttavia, l'attitudine e' sicuramente cambiata e una decina di milioni di persone hanno fatto acquisti online. Sulla scia di queste constatazioni, il sofisticato settimanale elettronico "Slate", dopo un anno e mezzo di gratuita', ha concluso che i tempi sono maturi per esigere un prezzo. "A differenza delle riviste tradizionali - scriveva il 20 dicembre, in un'editoriale, il direttore Michael Kinsley - non abbiamo costi di stampa, carta e spedizioni, ma un qualsiasi scenario economico realistico richiede che i lettori paghino qualcosa". Sul calcolo esatto di quella scivolosa quantita' si gioca il successo di tutte queste iniziative.
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