Subject: leggere internet (reset, 9607)
R. S.
Avevano ragione The Buggles: "Video killed the radio star" cantavano appassionati agli inizi degli anni 80. Ma e' da prendere in considerazione o no la messa in guardia apocalittica di chi dice che dai monitor che pulsano di informazioni via Internet sta filtrando, nei cervelli di cybernauti di mezzo mondo, il virus che uccidera' la lettura?
Il rischio pare, tutto considerato, assai remoto e frutto di una posizione gratuitamente misoneista: "Che centrano questi videogiochi con la cultura... volete mettere un bel libro". Il problema e', evidentemente, mal posto. Chi pensa di regalare a suo figlio un abbonamento alla Rete al posto di una serie di buoni libri, sbaglia. Chi invece, oltre allabbonamento alla biblioteca locale spinge il giovane anche verso una consolle telematica, lo attrezza meglio per i bisogni crescenti della societa' dellinformazione. Innanzitutto la lettura di informazioni ricavate dalla Rete e' di due tipi radicalmente diversi. Quella online, necessariamente sbrigativa (dal momento che, sotto lincalzare del contascatti difficilmente ci si potra' soffermare a gustare larmonia di un passaggio, riflettere adeguatamente sulle sue implicazioni, magari rileggendolo un altro paio di volte) e a rischio costante di digressione (dal momento che lungo un testo ipertestuale saranno disseminate molteplici possibili deviazioni per percorsi di lettura alternativi ed allettanti che galvanizzeranno la vostra curiosita' ma mineranno, inevitabilmente, la tenuta della vostra concentrazione. Quella offline, in tutto e per tutto simile alla lettura tradizionale, seriale, ivi compreso il supporto dove le parole si fisseranno, ovvero la carta sulla quale avrete deciso di stampare quello che vi interessa.
E allora? "Il modo di pensare dei giovani che si saranno formati sul procedimento ipertestuale e di zapping che la lettura elettronica propone, manchera' in quella capacita' di riflessione che solo la tranquilla lettura puo' dare" insistono i critici. Ma si riferiscono allo sfogliamento di pagine online, che e' un altra cosa. Provate a saltabeccare da una pagina allaltra della Critica della ragion pura e cercate di fare un riassunto, ad uso di questi professori severi, di quanto vi e' rimasto alla fine, di come questo sfogliamento vi ha arricchiti. Invece, se volete consultare Emma Bovary, Sogno di una notte di mezzestate e migliaia di altri classici rivolgetevi senzaltro alla On-line Books Page (http://www-cgi.cs.cmu.edu/Web/books.html). Anche in italiano molti libri sono stati scomposti in bit. E' il Progetto Manuzio (http://sunsite.dsi.unimi.it/ftp/pub/culture/Manuzio/.list.html), dellassociazione Liber Liber che ha immagazzinato titoli disparati dal Cantico delle creature di San Francesco a La giara di Pirandello. In formato html poi una selezione di classici italiani e' reperibile anche presso il sito del Crs4 di Cagliari http://www.crs4.it/HTML/Literature.html).
Insomma, nomina sunt consequentia rerum ripeteva, ad oltranza lo Stagirita: se quei mattacchioni incolti che hanno inventato Mosaic e poi Netscape lo hanno chiamato "browser", sfogliatore, non e' perche' si fossero dimenticati che la lingua inglese comprendesse anche il termine "reader", lettore. Sapevano gia' il livello di attenzione che i salti di pagina in pagina avrebbero consentito. Ce', nel concetto di browse, lidea di unattivita' non impegnativa, quella che vi fa usare immediatamente, con i commessi solerti che vi avvicinano appena entrati in uno degli innumerevoli negozi della Fifth Avenue, un antidoto efficace alla loro, mercantile, gentilezza: "Just browsing, thanks", Sto solo dando unocchiata, grazie. Niente di piu', niente di meno.
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