Caffe' Europa  
 

 



Subject: internet al servizio dell'apprendimento (telema, 97)

R. S.

 

 

 


Un tenue rumore di raschiamento puo' essere udito nella classe di storia (seconda media) della maestra Mary Kate Brown. Gli studenti sono su uno scavo. A ogni gruppo di tre o quattro persone e' stato assegnato un compito specifico all'interno di un antico sito assiro. La loro missione e' scoprire cosa vi si trova, analizzare attentamente ogni artifatto che troveranno, quindi formulare e difendere una tesi sulla natura del luogo e della gente che una volta vi viveva. Evidentemente gli allievi della Dalton School di New York non si trovano in Mesopotamia, ma stanno lavorando su Arcaeotype, una simulazione multimediale di un sito archeologico da quelle parti. Si tratta di un istituto privato con 1.300 studenti e grandi risorse, quanto a insegnanti e fondi a disposizione. Le nuove tecnologie li' sono talmente entrate nella vita scolastica normale che, poche stanze piu' in la', potrete trovare adolescenti che tentano di capire, con l'aiuto di testi archiviati in un enorme database, spezzoni di film e altre bibliografie, che carattere avesse Lady Macbeth. Nell'aula 307, invece, si puo' studiare l'astronomia simulando la volta celeste quasi come se ci si trovasse nell'osservatorio di Palomar. E cosi' via.

Dalle scuole materne all'universita' a distanza (con corsi impartiti online), bambini con i denti di latte e signori con la dentiera, impareranno le materie piu' disparate con l'ausilio sempre piu' massiccio di computer e reti. Bene o male? Se il calcolatore in classe sara' soltanto una sorta di Trivial Pursuit elettronico, buono per intrattenere e allenare la memoria, con cui si pretendesse di sostituire maestri e libri, sarebbe un disastro. Se gli insegnanti prenderanno parte attiva nella trasformazione, adoperando le Pc e Internet come strumenti per aumentare il coinvolgimento degli studenti, sara' una rivoluzione.
Il monito a non prendere sotto gamba questo distinguo viene dal passato. La storia delle innovazioni tecnologiche applicate alla didattica e' lastricata di fallimenti. Nel 1913 Thomas Edison aveva previsto che i libri sarebbero «diventati presto obsoleti nelle scuole» a causa delle immagini in movimento. Negli anni '20-30 piromane dei volumi scolastici sarebbe stata la radio, e via discorrendo. Gli anni '80 furono quelli in cui, anche nelle aule nostrane, si comincio' a parlare di «sussidi audiovisuali» e gli studenti si divertivano come matti a fare le ombre cinesi mentre il professore proiettava le diapositive o utilizzava la lavagna luminosa.
Nessuna di queste innovazioni era risultata sufficientemente flessibile da integrarsi utilmente nei compiti quotidiani dei docenti che, dal canto loro, non erano stati o non avevano voluto essere coinvolti adeguatamente. E cosi' i tentativi di incontro tra classe e tecnologie hanno sempre finito per trasformarsi in scontri dove e' sempre stata la classe ad avere la meglio. E' la sua struttura tradizionale a dover cambiare affinche' la rivoluzione digitale non trovi una frontiera irriducibile proprio fra i banchi di scuola: gruppi di lavoro limitati con insegnanti che dovranno accettare di rivedere il proprio ruolo, abbandonando – citando dal rapporto dell'Advisory Council on the National Information Infrastructure commissionato dall'Amministrazione Clinton che si e' impegnata nel dare l'accesso online a tutte le scuole americane entro il 2000 – il ruolo di «sage on the stage», saggio in cattedra, per assumere quello piu' morbido ma cruciale di «guida e allenatore» alla conoscenza.

Una conoscenza che si fisserebbe tanto piu' saldamente nelle teste degli studenti, quanto piu' "vissuta" fosse la sua acquisizione. E' il primato della pratica sulla teoria di cui parla Nicholas Negroponte: «Dal momento che la simulazione al computer di press'a poco qualsiasi cosa e' ormai possibile, uno non ha piu' bisogno di imparare le caratteristiche di una rana sezionandola. Piuttosto si puo' chiedere ai bambini di disegnare rane, costruire animali con un comportamento da rana, di modificare quel comportamento, di simulare i muscoli o giocare con la rana stessa». Learning by doing, “imparare facendo” e' il nuovo slogan che maestri e maestre dell'era digitale dovranno a mandare a memoria.
E gli studi confermano che anche i “bambini difficili” imparano molto meglio. Il rapporto dalla citata clintoniana Kickstart Initiative sciorina risultati entusiasmanti: «La tecnologia come ausilio per l'istruzione ha aumentato il rendimento degli allievi nello studio delle lingue, nelle materie artistiche, nella matematica, negli studi sociali e nelle scienze». Questo miglioramento, nei ragazzi piu' «lenti», avrebbe registrato vette dell'80% nella lettura e del 90% nella matematica perche' l'interazione con il computer permette allo studente una fortissima personalizzazione del percorso d'apprendimento, procedendo ai ritmi che gli sono piu' congeniali e replicando la stessa lezione innumerevoli volte.

Gia' dagli anni '70 il professor Seymour Papert del Mit teneva convegni dal titolo «Insegnare ai bambini a pensare», dove metteva in discussione addirittura il monopolio della lettura come strada di accesso alla conoscenza. Per aggiornare l'insegnamento alla societa' dell'informazione, scrive oggi Papert – allievo diretto del pedagogo Jean Piaget – bisogna abbandonare l'idea che la scuola sia soltanto "leggere, scrivere e far di conto". E cita un episodio istruttivo. Una bambina gli chiese un giorno se sapeva come dormissero le giraffe e il professore resto' interdetto. A casa sparpaglio' sul suo tavolo molti libri che trattavano degli animali dal lungo collo e inizio' cosi' un'eccitante esplorazione di quel mondo sconosciuto. «Poiche' mi diverti' molto in questa ricerca, riflettei sulla profonda ingiustizia di questo fatto: "Perche' la bambina non poteva fare da sola quello che stavo facendo io?" Fino a poco tempo fa la risposta sarebbe stata ovvia: "Non sa leggere". Ma oggi non c'e' alcun ostacolo tecnico a creare una Macchina della Conoscenza che permetta a una bambina di quattro anni di navigare (tra immagini e animazioni, usando il mouse, ndr) attraverso uno spazio virtuale di conoscenza dove potrebbe vedere con i suoi occhi come vivono le giraffe».
La vocazione all'ubiquita' del computer e' ormai realta' assodata: «Esso puo' diventare – come scrive l'esperto Alan Kay su "The American Prospect" – uno qualsiasi dei media esistenti, incluso un libro o uno strumento musicale». Nessuna trascrizione fonetica vi spieghera' come si pronuncia una parola straniera tanto bene quanto un dizionario che parla e la pronuncia per voi.
Agli stimoli provocatori forniti da queste teorie la rete ha reagito in fretta. Internet pullula di siti utili all'apprendimento, sia dalla prospettiva dei maestri che degli allievi. In tema di storia antica, per esempio, il ricchissimo Exploring Ancient World Cultures da' l'opportunita' di leggere il codice di Hammurabi o visitare il complesso delle piramidi o ripercorrere una cronologia di storia antica piena di link per gli approfondimenti. Sulle tracce di Jurassic Parc, invece, il sito di Dinosauria Online , con una grafica accattivante, introduce nel mondo dei grandi rettili estinti, dal Quetzalcoatlus al Tyrannosaurus. Per i piu' grandi e "secchioni" c'e' il Math Forum (http://forum.swarthmore.edu/): sponsorizzato dall'autorevole National Science Foundation, copre tutte le branche della matematica, dalla scuola elementare all'universita', fornendo anche rappresentazioni grafiche chiarificatrici di teoremi astrusi o geometrie incomprensibili.
Sono solo pochissimi casi, poche gocce nell'oceano di informazioni disponibili. Servendosi della Rete anche scuole svantaggiate, per colpa dei bilanci risicati o della infelice sistemazione geografica, possono avere accesso a una massa sinora impensabile di ausili didattici. E' il caso della scuola francese di Vercours, situata in una regione rurale e montagnosa, dove una quarantina di classi si sono equipaggiate di attrezzature informatiche multimediali collegate a una rete locale e a Internet. «Recupero scolastico, tele-insegnamento, scambi di ogni tipo: gli studenti ne hanno guadagnato largamente, e i maestri pure», testimonia «Le Monde». «Ci scambiamo dei testi, dei modelli di valutazione degli studenti, facciamo dei forum tra istituti, apriamo le nostre classi lavorando in e'quipe, anche in inverno quando sulle strade c'e' un metro di neve!», constata soddisfatto il maestro Simone Durand. E i ragazzi, a ricreazione, rispondono per posta elettronica a loro coetanei dall'altra parte del mondo.
Anche in Europa le cose cominciano a muoversi, quindi. E l'Italia? Se per il momento solo il 5% del totale delle scuole italiane ha accesso a Internet (circa 700 su 38.000: guida la classifica l'Emilia Romagna, seguita da Lombardia e Piemonte) contro l'oltre 50% statunitense, il numero di sperimentazioni didattiche che fioriscono anche nel nostro paese rivela un'insospettata vivacita'.
Il tentativo piu' ambizioso e' probabilmente quello del MultiLab, voluto dal Ministero della Pubblica Istruzione in collaborazione con Cnr di Roma e di Genova, e dei dipartimenti di Scienza dell'educazione della Terza universita' di Roma e dell'ateneo di Firenze. Centoquaranta scuole, dalle elementari al liceo, in 20 diverse citta', con oltre 50 mila studenti coinvolti. Oltre alla dotazione telematica e le condizioni per l'accesso alla rete, si tratta di un laboratorio in cui studiare quali risultati puo' dare l'innesto telematica-didattica. Il bilancio si fara' alla fine di tre anni scolastici a partire da quello in corso, ma l'obiettivo piu' importante e' proprio far si' che gli insegnanti familiarizzino con i nuovi strumenti, verifichino la loro utilita' sul processo di apprendimento tenendo conto di costi e benefici derivanti da tale impiego. Un'altra segnalazione riguarda la partecipazione di altre 123 scuole a «Kidslink», progetto nato in America e presto esportato nel resto del mondo. Si tratta di maneggiare la posta elettronica, prender parte a conferenze virtuali e acquistare padronanza nella navigazione del World Wide Web. Altre attivita' piu' specifiche comprendono un corso base per la creazioni di ipertesti in Html e vari esercizi di manipolazione di testi letterari. C'e' poi il Progetto Marconi del Provveditorato degli Studi di Bologna per facilitare l'apprendimento dei bambini disabili e il Programma M.A.R.E. che si rivolge ad alunni tra i 5 e gli 8 anni di vita. E la lista non finirebbe qui.
La telematizzazione della didattica investe tutti i gradi di studio: il campionario delle universita' nel mondo che affiancano ai loro piani di studio tradizionali con i corsi live le nuove sessioni ribattezzate campus-free perche' le lezioni sono impartite via Web o teleconferenza, i compiti vengono spediti agli insegnanti per posta elettronica e via discorrendo. Il diploma avanzato in information technology del Virtual College della New York University, per fare un nome, e' stato istituito nel 1992: all'immatricolazione gli studenti ricevono anche un libriccino di istruzioni su come configurare i loro Pc o le loro connessioni di rete. C'e' la possibilita' di richiedere video on demand sulle materie che interessano o collaborare a sessioni di laboratorio online o frugare a piacimento in biblioteche ipertestuali. Anche le discussioni sugli argomenti di spiegazione sono tenute asincronamente. C'e' anche un bar, dove si puo' fare della chiacchiera elettronica. Ma manca il caffe', e non e' assenza da poco.



Copyright © Riccardo Stagliano' 1999

 

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