Caffe' Europa  
 

 





Subject: giornalismo on-line: cuccagna o buco nero? (l'unita', 9709)

R. S.

 

 

 


Quello del '94 fu lo sciopero con le conseguenze piu' imprevedibilmente pesanti. I giornalisti del San Francisco Examiner, stimato quotidiano californiano, entrarono in agitazione per questioni di contratti non rinnovati e altre beghe economiche. Ce l'avevano con la proprieta' anche per i troppo tiepidi investimenti sul settore on-line e, per protesta, un gruppo di giornalisti mise in piedi autonomamente un sito d'informazione che raccoglieva molte rubriche del giornale e assicurava una ricca copertura delle notizie locali. Il sito ebbe un successo nazionale e segno' l'inizio di un lunga emorragia di intelligenze dalla testata. Dopo tre mesi, infatti, il vice direttore Bruce Koon lascio' l'incarico per andare a dirigere il Mercury Center, sito Web del San Jose Mercury News. David Talbot, caposervizio della cultura, abbandono' l'inchiostro per i bit, lanciando Salon, una sofisticatissima e fortunata rivista elettronica. A ruota, lo stesso editore William Randolph Hearst III, abdico' a una lunga tradizione familiare per andare a guidare @Home, un servizio multimediale di notizie sviluppato assieme a Tci, il colosso dell'industria della tv via cavo. Medesima sorte seguirono anche il direttore, il caposervizio degli interni, degli esteri e della sezione viaggi, il caporedattore centrale, il critico dei libri e quello televisivo.

Decisioni frutto di una sorta di allucinazione collettiva pompata dalla propaganda delle industrie dell'information technology o istruttiva metafora dei radicali cambiamenti in atto nel tartassato mondo del giornalismo? Il dibattito, almeno negli Stati Uniti, e' molto serrato. La copertina di agosto della Columbia Journalism Review, Vestale del dover-essere della professione, si interroga sull'incognita piu' spinosa: "Il futuro del giornalismo on-line - Cuccagna o buco nero".

"Poiche' i new media possono essere interattivi, su richiesta, personalizzabili - spiega John V. Pavlik, direttore dell'avanguardistico Center for New Media alla scuola di giornalismo della Columbia University - ; poiche' possono incorporare nuove combinazioni di testi, immagini fisse e in movimento; poiche' possono creare nuove comunita' basate sugli interessi e le preoccupazioni comuni dei lettori e poiche' dispongono di uno spazio quasi illimitato per offrire livelli di approfondimento, materiali d'archivio e un contesto inimmaginabili in qualsiasi altro medium, essi possono davvero trasformare il giornalismo". Un esempio illustra tale potenzialita'. Il 21 febbraio scorso Nbc aveva trasmesso un dossier sulle strade piu' pericolose d'America e aveva invitato i telespettatori in ascolto a collegarsi al sito di MsNbc (joint venture telematica con Microsoft) per avere ragguagli sulla situazione del proprio quartiere: semplicemente inserendo il proprio codice di avviamento postale in un formulario elettronico si poteva avere accesso a dati federali su quanti incidenti mortali erano accaduti nella propria zona e in quali vie con maggiore incidenza. Entro 12 ore 68 mila persone si collegarono per sapere a quali incroci era meglio rallentare.

Un successo incoraggiante che pero' non riesce ancora a ripagare gli investimenti che produrre servizi del genere comporta. All'ultima edizione (marzo 1997) della Interactive Newspaper Conference, organizzata dalla rivista Editor & Publisher, si e' appreso che all'89 per cento dei giornali on-line si accede gratuitamente. Chi ha provato a farsi pagare (tranne il Wall Street Journal) ha fatto flop clamorosi. La pubblicita' sembra quindi essere l'unica fonte di sostentamento ma anche questo carburante e' per il momento razionato, nell'attesa che Internet conquisti un pubblico di massa. Ad oggi, poche sono le imprese editoriali che possono vantare guadagni in rete. Il motivo per cui tutti, pero', hanno aperto una filiale on-line o stanno pensando di farlo sarebbe, secondo una scettica Denise Caruso, editorialista del "New York Times" e ricercatrice di Interactive media all'universita' di Stanford, il "fattore Fud", ovvero "Fear, Uncertainty, e Doubt (Paura, Incertezza e Dubbio), una tattica di marketing che ha fatto si' che tutti i grandi gruppi abbiano sentito l'urgenza di buttarsi su Internet "prima che fosse troppo tardi"".

Tuttavia non e' quello dell'incongruita' economica l'aspetto che piu' divide supporter e detrattori del giornalismo nell'era di Internet. E' soprattutto una questione di stile, standard etici e scelta e gerarchia delle notizie (il cosidetto agenda setting). Se infatti "parte del piacere e dell'eccitazione del giornalismo on-line sta proprio nello sbarazzarsi di vecchi tabu' e nel ripensare l'idea stessa di notizia, parte del pericolo sta proprio nel fatto che alcune di quelle antiche regole hanno ancora senso e sono quelle che ci impediscono di mangiare le nostre madri o i nostri standard, se preferite. Ripensare le notizie non significa necessariamente migliorarle" puntualizza Andie Tucher, vice-direttore della CJR.

Di alcuni miti digitali pero' e' meglio liberarsi subito. Il primo e' quello della bonta' assoluta dell'interattivita'. Se con questa si intende il rispondere a domandine stupide sulla vita privata dei politici, come succedeva nel pubblicizzato sito AllPolitics, frutto di una cooperazione Cnn-Time, "non si vede come cio' possa essere considerato piu' intelligente e socializzante di abbrutirsi davanti ai quiz della televisione" constata critico Tucher. E anche quando interattivita' significa controllo e responsabilizzazione per il cronista, nel senso che il lettore puo' reagire a quanto legge, rettificare, denunciare altri fatti a sua conoscenza avendo a disposizione l'indirizzo e-mail dell'autore del pezzo, rimangono dei rischi. "Un giornalista che sa che, scrivendo cose impopolari, ricevera' una tonnellata di e-mail di rimostranze, puo' ben finire per mordersi la lingua" appunta David Futrelle, critico dei media di Salon. Non solo: il filo diretto con i lettori puo' influenzare pesantemente la scelta delle notizie da pubblicare. Il solito, sontuoso servizio MsNbc chiede ai lettori di dare un voto a ogni storia letta on-line. Il direttore Merrill Brown garantisce che e' solo un passaparola tra utenti che non incide per niente sull'agenda setting del notiziario. Sta di fatto, singolarmente, che nella top-ten giornaliera delle news piu' votate ci sono spesso notizie che riguardano la salute e che, lo stesso genere di notizie, e' diventata portata fissa nel menu di MsNbc. Da non dimenticare e' poi la querelle generazionale ed estetica, con - da una parte - i grammatici eretici di Wired, Pravda della cultura cyber, che teorizzano l'apologia del refuso ("Mantenere ogni strana virgola e associazione di idee casuale cosi' come sgorgano dal flusso di coscienza di chi scrive") e - dall'altra - i virtuosi dell'editing, della lucidatura continua, come il decano Walter Cronkite che confessa di essere "molto preoccupato da Internet" perche' c'e' gente che "ci salta su e pretende di dare le notizie senza avere assolutamente il benche' minimo standard etico e nessuna esperienza".

Eppure i transfuga del '94, che lasciarono la strada vecchia dell'Examiner per quella nuova di Internet, vantavano granitiche gavette tradizionali alle spalle e carriere assicurate di fronte a loro. Le valigie che hanno saputo fare avevano l'aspetto allegro di un'opportunita' e non il ghigno cupo di una minaccia. E non risulta che si siano pentiti.
.



Copyright © Riccardo Stagliano' 1999

 

Home | Corso 1999 | Letture | Links | Caffe' Europa