Caffe' Europa  
 

 



Subject: giornali elettronici (virtual, 96)

R. S.

 

 

 


Il 23 febbraio un cronista della redazione di San Francisco dell’Associated Press batteva il resoconto della Interactive Newspapers Conference che si stava tenendo in quei giorni in citta': Newspapers scramble to get online, but no one's making money, I quotidiani fanno i salti mortali per andare online, ma nessuno ne ha ancora guadagnato. Il titolo malcelava un’acida soddisfazione: uno a zero contro i profeti frettolosi della rivoluzione digitale, come quel Crichton che aveva liquidato i media tradizionali preconizzando per loro una sorte da mediasaurus, aveva pensato il redattore e i colleghi della sua eta'...
Il dato e' da tenere di conto, ma la vendetta dei giornalisti-luddisti resta effimera. Il passaggio alla versione elettronica dei giornali procede inesorabile, offrendo all’editoria periodica possibilita' straordinarie. I guadagni si vedranno tra un po’, ma ci saranno. Nel frattempo ai redattori di tutto il mondo non resta che aggiungere ai punti cardinali della professione, le cinque W della tradizione anglosassone, le tre W che sillabano il nuovo mondo: World Wide Web.
Al convegno californiano partecipavano i nomi piu' altisonanti della stampa americana: alla domanda su quanti dei loro giornali possedessero gia' una versione elettronica, una selva di mani mosse l’orizzonte della grande sala. A quella immediatamente successiva, su quanti di questi avessero realizzato utili, poche braccia si alzarono stiracchiando una risposta positiva. «Guardiamo in faccia la realta' – aveva commentato Esther Dyson, presidentessa della Electronic Frontier Foundation – il pubblico e' ancora estremamente limitato. E pur non potendo non convenire con questa magra realta' Colin Phillips, co-editore dell’autorevole rivista di comunicazione Editor & Publisher, aveva spiegato il perche' di tanta frenesia: «I media hanno messo in piedi tutto questo can can affinche' i pubblicitari e i giornali si convincano che si tratti di una cosa meravigliosa. Al momento attuale non e' redditizio ma e' importante saltarci sopra subito cosi' che, quando decollera' sul serio, non resteranno a terra».
I numeri confermano la sua analisi: circa il 12% dei quotidiani statunitensi hanno una presenza elettronica (circa il doppio dell’anno scorso) ma soltanto una ventina stanno registrando pur magri profitti. Nel frattempo pero' l’affluenza in Rete cresce come nessun altro prodotto sul pianeta. Fra gli approcci al nuovo business c’e' chi sostiene un’iperbole soltanto apparente: «Non saranno le notizie a determinare i vincitori e i vinti, ma la capacita' di creare o meno un senso di comunita' condivisa. Gli editori dei nuovi giornali dovrebbero piuttosto guardare ai talk show radiofonici come loro modello», dichiara ancora Dyson. E chi ha accolto il suggerimento gia' si frega le mani: «Useremo ogni arma a nostra disposizione per essere il primo posto dove la gente del New England andra' a cercare informazioni, perche' vogliamo essere il primo posto cui i pubblicitari penseranno al momento di organizzare una campagna» ammette David Margulius, responsabile dell’edizione elettronica del Boston Globe, piena come poche altre di chat room, notizie locali, previsioni del tempo e rimandi a tv e radio del posto. La rincorsa continua: quasi sempre battuta dalla tv nel tentativo di accaparrarsi inserzioni e re'clame, la carta stampata tenta di non perdere la mano con l’aiuto della Rete.

Nel frattempo i laboratori pubblici e privati ribollono di prototipi e novita': il giornale del nuovo millennio ha un volto continuamente mutante. Il chirurgo plastico migliore si aggiudichera' una bella fetta di notorieta'.
Fra i tanti esperimenti, il lavoro del Media Lab del Massachusetts Institute of Technology (Mit) si distingue per carica innovativa. Nella fucina diretta da Nicholas Negroponte, il consorzio di ricerca News in the future (http://nif.mit.media.edu) e' entrato nel suo terzo anno di attivita' con lo scopo dichiarato di «esplorare e sfruttare le tecnologie che influenzeranno la raccolta e disseminazione delle notizie». Con finanziatori del calibro di ABC, Gannett Co., Hearst Corporation, IBM, Knight-Ridder, McCann-Erickson, NYTimes/Globe, Times Mirror Company e l’Editoriale L'Espresso tra i pochi partner europei, solo per citarne alcuni, ha obiettivi alti. «Sviluppare l’efficienza della produzione, la tempestivita' della consegna, la convenienza della presentazione e la rilevanza del contenuto editoriale e pubblicitario per il consumatore». Nel progredire in tutto questo, il Nif si concentra su quattro aree: descrizione delle notizie fatta dal e per il computer; osservazione e costruzione dei modelli di comportamento del consumatore-lettore; design della presentazione e dell’interfaccia; applicazioni. Alla fine dei vari processi di trattamento di testi, immagini e audio, si vorrebbe restituire un prodotto distribuibile al meglio e indifferentemente sui diversi supporti cartacei, elettronici e di broadcasting.
Fra gli innumerevoli progetti cui i giovanotti del Media Lab stanno lavorando (come Plum, un sistema di arricchimento del testo che riesce a collocare ogni notizia nel contesto di maggior comprensibilita' per il lettore. Ad esempio, nel caso di una catastrofe avvenuta nel mondo, si potra' indicare, invece che dimensioni astratte, quelle note al lettore: «L'area interessata e' grande circa quanto Brooklin»; o Galaxy of News, un sistema che permette di visualizzare e organizzare legami tra larghe quantita' di notizie indipendenti l’una dall’altra, permettendo cosi' un rapido accesso agli argomenti connessi; l’India Journal, un esperimento di quotidiano a richiesta per piccole comunita', come quella indiana a Jersey City che, rivolgendosi in certi punti collocati in supermercati, edicole o altrove, possono farsi stampare in diretta le notizie presenti in rete che riguardano il loro paese), di particolare rilievo e' quello cosiddetto Fishwrap (una versione per il pubblico a http://fishwrap.mit.edu). La scelta del termine denuncia subito ironia e una strettoia da superare nella distribuzione tradizionale delle news: «Le notizie di ieri sono buone per avvolgere il pesce di oggi» commentano caustici i caposervizio americani. Fishwrap, carta per il pesce, e' un tentativo di contrastare questo inglorioso destino, un antidoto digitale all’obsolescenza dei fatti raccontati. Parafrasando un proverbio noto, per gli ideatori di questo giornale elettronico personalizzato sembra potersi dire invece che «notizia vecchia fa buon brodo» quando fornisce il contesto per la comprensione della successiva: gli immensi archivi informatici consentono di conservare e riproporre, al momento giusto, gli antefatti utili a capire il presente.

A partire dall’autunno del 1993 la comunita' del Mit ha cominciato a usare questo prototipo di electronic journal. «Esso fornisce ai lettori – nelle parole di Walter Bender, tra i suoi maggiori ideatori e attuale direttore di News in the future – una finestra egocentrica sugli affari del mondo, permettendo loro di esplorare materie di interesse personale che hanno preventivamente selezionato e che sono automaticamente rintracciate una volta introdotte le relative parole chiave. Inoltre, Fishwrap offre una scelta di notizie generali continuamente aggiornate, mettendo in contatto i lettori con le comunita' globali o locali». Insomma, tutto quello che si vuole sapere e un minimo indispensabile di quello che si deve sapere: questa e' una delle forme piu' avanzate di daily me, il giornale a propria immagine e somiglianza, assemblato sulla base delle nostre indicazioni, da agenti intelligenti che obbediscono ai nostri gusti e imparano, col tempo, a conoscerci sempre meglio e sempre piu' finemente sintonizzano la loro ricerca a seconda delle nostre preferenze. Tutto cio' nel cambio di paradigma fondamentale in cui le notizie saranno tirate da tutti i singoli che le desiderano e non spinte da pochi verso un pubblico indistinto.
Ma torniamo alla «carta per il pesce». Le sue fonti sono di sue tipi: ufficiali (agenzie, giornali, etc) e personali (segnalazioni e contributi degli studenti). Tutto quanto perviene nel sistema (via satellite, via frequenze radio, via posta elettronica o telefono) e' «macinato» da una sorta di traduttore universale di formati e ridotto in una forma omogenea (Dtypes). Quindi e' analizzato da un software specifico secondo una rilevanza geografica e di settore. Glue –questo il nome del programma– estrae dal testo varie informazioni che servono a etichettarlo e a piazzarlo nella rispettiva categoria di notizie, tenendo insieme le varie parti. Non solo: Fishwrap controllera' anche i database fotografici e audio per vedere se ci fosse del materiale utile a corredare i testi delle storie.
I circa 500 lettori universitari possono avere accesso al sitema da una delle 400 workstation dell’universita': la navigazione e' semplice e segue lo schema ipertestuale del Web. Le tre domande cui l’utente deve rispondere la prima volta che si collega sono: «Da dove vieni? Qual e' la tua facolta' al Mit? Quali sono gli indirizzi che ti interessano maggiormente?» Queste informazioni costituiscono le fondamenta del profilo personale. La prima, ad esempio, e' quella da cui scaturisce una sezione «notizie dalla propria regione».
Per accrescere il contenuto del profilo personale del lettore, Fishwrap memorizzera' le scelte delle varie categorie. Come criterio per attribuire maggiore o minore visibilita' ai contributi personali degli studenti, il sistema ha adottato invece un sistema democratico: la comunita' degli utenti ha a disposizione una pagina, Page One. Questa ospita, come un enorme tazebao digitale, ogni sorta di segnalazione che verra' posta in un classifica di importanza a seconda del numero di persone che l’avranno letta.

Ma non tutti condividono l’approccio di Walter Bender: «L’ipotesi daily me trascurava il fattore serendipity (ovvero la possibilita' di imbattersi, per caso, in notizie che ci possono interessare)», osserva Roger Fidler, direttore della ricerca al Media Design Laboratory di Boulder, in Colorado. Egli sostiene che «lo sviluppo del giornale del futuro e' piuttosto legato al flat panel, un piccolo computer di 30 centimetri per 20 che si potra' collegare in rete senza fili e scaricare edizioni continuamente aggiornate da una vasta scelta di giornali». Al Mit non si scompongono e ripetono il loro catechismo: personalizzando l’informazione che riceveremo si potranno ottimizzare come mai in passato tempi, apprendimento e qualita' dell’informazione. E sempre Bender disegna le «magnifiche sorti e progressive» della diffusione delle conoscenze: «Variando il grado di dettaglio delle notizie a seconda che il lettore ne sappia gia' poco o molto, si fornira' il contesto esatto, tanto importante quanto il contenuto stesso». Quel contesto che «nell’era dell’inflazione di informazione» veniva definito, nel primo editoriale del direttore Louis Rossetto su Wired, «il vero lusso supremo».


Copyright © Riccardo Stagliano' 1999

 

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