Caffe' Europa  
 

 





Subject: diari online: la vita sullo schermo (corsera, 980209*)

R. S.

 

 

 


"Non preoccupatevi se la vostra esistenza non vi sembra tanto eccitante o esotica quanto quella di alcune delle persone che tengono un diario. Ne' abbiate timore del fatto che le cose che interessano a voi non interesseranno agli altri. Scrivete della vostra vita, perche' non c'e' nessuno che la conosce meglio". Con questo consiglio Charles Wolff, curatore del Charles' Daily Web (http://www.geocities.com/SunsetStrip/9652/daily.html) cercava di spazzar via le ultime incertezze di tutti coloro - e sono un numero in costante aumento - che hanno cominciato, o contano di cominciare, a tenere un diario online. Raccontare sul web le minuzie personalissime delle esistenze piu' ordinarie sembra diventata una mania contagiosa. E' la definitiva riprova del narcisismo dei frequentatori della rete, un triste indizio della solitudine che li attanaglia o che altro?

Partiamo dai fatti. Il sito Open Pages (http://www.diary.base.org) funziona da snodo verso oltre 300 home-page di altrettante persone che espongono la routine del vivere a vantaggio di un indistinto pubblico elettronico. Fondato nel luglio del '96 dalla ventiduenne Kat, Open Pages si fregia del titolo di "principale guida alla tribu' degli scriba, cittadini della rete che tengono diari, giornali intimi, ruminazioni quotidiane o sporadici borbottii sul web". Non e' il solo: Often (http://www.ounce.com/often/) , Archipelago (http://www.spies.com/~islands/) e WebRing (http://www.webring.org/) tanto per citarne alcuni, raccolgono l'abbondante produzione delle altre centinaia di persone con la passione di verbalizzare le loro gesta.

Il popolo dei grafomani e' dei piu' eterogenei: vecchi, giovani, avvocati, programmatori, geni incompresi e impiegati delle poste in cerca di vie di fuga para-letterarie dal tran-tran. Steve Gunders racconta della sua nuova allenatrice di ginnastica, del fatto che sia molto carina e delle incertezze che ha avuto prima di invitarla a uscire: "Dopo soli due minuti dal mio arrivo in palestra lei si era avvicinata per chiacchierare. Sembrava che fossimo fatti l'uno per l'altra. Verso la fine degli esercizi mi sono dichiarato: lei e' sembrata entusiasta e abbiamo concordato, in linea di massima, di vederci mercoledi' sera". Aisling D'Art ritiene che sia meglio non vedere piu' sua madre, malata di Alzheimer: "Gli ultimi incontri hanno mostrato come l'eta' stia facendo venir fuori i lati peggiori della sua personalita'. Questa non e' la mamma che io voglio ricordare, qualora fosse l'ultima volta che ci vediamo". Andrew Denyes riflette su come la confezione delle corde per chitarra che sta cercando di cambiare sia assolutamente poco invitante. A volte gli scritti sono delle anodine liste di cose fatte, viste o sentite; altre volte mettono a nudo gli aspetti piu' intimi del carattere di chi scrive.
Qual e' la molla che spinge fuori, dai privatissimi recessi del cervello alla suprema pubblicita' della rete, queste fette di vita? Ci risponde, via posta elettronica, Sherry Turkle, docente di sociologia della scienza al Massachusetts Institute of Technology e autrice di "Second Self: Computers and the Human Spirit": "L'identita' personale sta diventando una commodity, una merce di basso valore e per molte persone essa e' definita dal compimento di un qualcosa. I diari sul web sono una maniera di partecipare alla nuova economia dell'identita'. Inoltre il web e' diventato un posto dove le identita' sono negoziate e, naturalmente, esso consente a ciascuno di noi di diventare un editore. La pubblicazione online dei diari e' un altro modo in cui le persone riflettono su se stesse e, per molte di loro, l'ambiente online diventa un posto dove edificare il proprio Io".

I diaristi online piu' professionali sono quelli che mettono a disposizione del lettore la lista dei personaggi che animeranno i loro racconti. L'audience varia significativamente e c'e' reticenza nel confidarla: C.J. Silverio, informatica trentaduenne, garantisce che il pubblico del suo Ceej's Black Book (http://www.spies.com/~ceej/) ammonta a circa 250 visitatori fedeli al giorno. Kat, alias ophelia Z di Open Pages, ammette che la condivisione publica della propria vita porta alcuni a equivocare: "Di quando in quando ci sono i fan estremi che, dopo aver letto moltissime informazioni su di te, chiedono di incontrarti di persona, cominciare a uscire insieme etc. Ma non e' una scocciatura insormontabile". Non tutti pero' digeriscono cosi' bene gli incerti del mestiere. Il pur veterano Charles Wollf, che in apertura spronava gli indecisi a lasciarsi andare, rivela un retroscena: "Ogni notte, prima di addormentarmi, cominciavo a riflettere se davvero avessi fatto qualcosa che era valso la pena raccontare e, il mattino dopo, mi svegliavo chiedendomi su quali argomenti avrei potuto scrivere quel giorno... beh, era il segno che il gioco stava cominciando ad avere un'influenza troppo pesante sulla mia vita". E ha smesso.



Copyright © Riccardo Stagliano' 1999

 

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