Caffe' Europa  
 





Breve storia di Internet

R. S.

 

 

 


Sulle origini della rete, sulla sua nascita militare e sulla sua natura non centralizzata (anni sessanta)


Maalox e sonniferi: l’infermeria del Pentagono fu costretta a ordinazioni inedite e massicce. Il 4 ottobre 1957 fu un giorno funesto per la salute degli ufficiali più in vista: l’Unione Sovietica aveva messo in orbita lo Sputnik, il primo satellite artificiale della storia. Goodbye sonni tranquilli, hello bruciori di stomaco. Un affronto inammissibile a testimonianza di un progresso tecnologico che si era spinto troppo avanti. La contromossa statunitense ebbe un nome delicato per un incarico tostissimo: ARPA (Advanced Research Projects Agency), una struttura interna al Dipartimento della Difesa che avrebbe dovuto ripristinare la primazia americana nelle tecnologie militari. Il frutto imprevisto di quella scommessa bellica lo godono oggi qualche decina di milioni di persone in tutto il mondo: Internet.

L’equazione dei funzionari del Ministero della Difesa dava risultati disperanti: «Se oggi spediscono un razzo sulla luna, domani potrebbero recapitarne centinaia a casa nostra». L’ossessione più ricorrente era quella di come resistere a un attacco nucleare. Sarebbe bastato far saltare il sistema di comunicazione per mettere in ginocchio la nazione. Nel brain trust che si formò per approntare un rimedio per l’esiziale eventualità, la Rand Corporation, blasonatissimo centro di studi strategici, si fece avanti per bocca di Paul Baran. Nel suo rapporto «On Distributed Communications Networks» (1962) si avanzava una proposta inaudita: la rete che collegava i vari centri nevralgici della nazione non doveva avere alcuna autorità centrale. Era assolutamente necessario che tutti i nodi fossero indipendenti, avessero una pari gerarchia e fossero capaci di originare, passare e ricevere i messaggi. Questi sarebbero stati scomposti in pacchetti opportunamente targati per non perdersi lungo la via e ogni pacchetto separatamente indirizzato verso la propria destinazione. Una volta raggiunta la meta finale i diversi moduli sarebbero stati finalmente ricompattati. La strada da percorrere era una loro scelta, suggerita da una serie di computer appositamente programmati per monitorare tutti gli snodi e incanalare i dati lungo le vie più sgombre e sicure. Se per qualsiasi motivo si fosse verificato un blocco lungo una della arterie della rete, il pacchetto sarebbe stato immediatamente re-indirizzato per una strada meno accidentata. «Fondamentalmente il pacchetto sarebbe stato scaricato come una patata bollente da un nodo all’altro – con una metafora di Bruce Sterling – , più o meno in direzione della sua destinazione finale, sino a quando non avesse raggiunto la sua giusta meta».

Idea eccentrica ma convincente, e il Pentagono stanzia somme importanti per una sperimentazione su larga scala (1968). Il primo nodo è inaugurato nell’autunno 1969: è fisicamente ubicato presso la University of California Los Angeles, UCLA , dove il laureando Vinton Cerf (considerato dai più il padre legittimo di Internet) frequentava con profitto i corsi di computer science. A dicembre diventano quattro, per poi continuare a crescere senza sosta sino al numero attuale (9.472.000 nel gennaio 1996). L’embrione della rete come la conosciamo oggi è nato e la battezzano Arpanet. Festeggiano scienziati e ricercatori che possono trasferire dati e condividere progetti (e chiacchierare di fantascienza – la prima mailing list è “SF lovers” – e spettegolare su argomenti vari). Ogni ricercatore ha un proprio identificativo di posta elettronica e usa questo lusso a man salva.

Sulla condizione che ha consentito l'enorme diffusione di Internet, vale a dire il «parlare» un linguaggio informatico condiviso (anni settanta)


I calcolatori, sia pure con sistemi operativi differenti, devono parlare la stessa lingua, una sorta di esperanto informatico che si fonda sul packet-switching. Questo idioma, dopo varie stadi preliminari, raggiunge la sua maturità nel 1982 quando Cerf e Bob Khan ne annunciano le generalità definitive: TCP/IP. Il Transmission Control Protocol spezzetta i messaggi in diversi pacchetti e li riassembla ordinatamente una volta arrivati a destinazione. L’Internet Protocol ha la responsabilità dell’indirizzamento delle singole porzioni di dati attraverso il dedalo di network che attraverseranno prima di giungere alla meta.

È il 1973 quando escono le specifiche per il file transfer; quattro anni dopo quelle della e-mail; nel 1979 è la volta di Usenet e i primi MUD. BITnet è una rete universitaria che vede la luce nell’81 e diventerà assai popolare. È anche l’anno del Minitel francese che si diffonde velocemente in tutte le case e di FidoNet (una rete mondiale di personal collegati via modem, usata per bacheche elettroniche amatoriali, BBS che assieme a BITnet e altri network costituisce Outernet, parallela alla cosiddetta Core Internet).

Sul contesto che ha favorito lo sviluppo della rete: i microchip sempre più veloci ed economici, il finanziamento pubblico e altro ancora (anni ottanta)


Da centro storico ad anonima periferia: Arpanet ha un ruolo sempre più marginale nella nebulosa di network che con lei comunicano via TCP/IP. L’originaria vocazione militare è raccolta da Milnet (1983). Le pre-condizioni per l’avvento dell’era digitale sono riassunte dai nuovi postulati che ne spiegano l’antefatto e ne sanciscono l’irreversibilità. La legge di Moore (da Gordon, fondatore dell’Intel) sostiene che la potenza di calcolo e la capacità dei computer raddoppia ogni 18 mesi, decretando così uno sviluppo irresistibile dell’informatica e la legge di Metcalfe (da Bob, l’inventore del protocollo Ethernet per la comunicazione locale tra computer) che dice che il valore di una rete – inteso come utilità alla popolazione – è all’incirca proporzionale al quadrato del numero degli utilizzatori.

Memorabile 1984: nasce il Macintosh della Apple; lo scrittore William Gibson dà alle stampe il fortunato Neuromancer, da cui è tratta l’espressione «cyberspazio», la National Science Foundation comprende l’importanza strategica della rete e mette a disposizione fondi e mezzi di ogni tipo. Nel 1986, la NSFNet che ne scaturisce, collega computer dell’ultima generazione attraverso una dorsale (backbone) ad alta velocità. Il boom delle connessioni, soprattutto da parte delle università, comincia a farsi sentire. Prove generali di terrorismo telematico (1988): il “virus di Morris”, diffuso in rete, colpisce circa un computer su 10 dei 60.000 collegati. Anche FidoNet viene collegata a Internet, rendendo così possibile lo scambio di e-mail e news tra i due sistemi una volta non comunicanti. L’anno dopo Arpanet muore per consunzione ma gli occhi della popolazione cyber restano asciutti: la sua eredità più importante è che su tutti i network dilaga il TCP/IP. Anche l’Italia è connessa con la NSFNet.

Sul Big Bang multimediale e sull'inizio della notorietà di massa della rete, ovvero della nascita del World Wide (anni novanta)


Lo statuto di cittadino elettronico prevede diritti e doveri: nasce l’Electronic Frontier Foundation (EFF), che si occuperà di cyber-rights. Di pari passo con le sue dimensioni cresce il caos in rete. Spuntano software per la navigazione e la ricerca di informazion: Archie, Wide Area Information Servers (WAIS). Il Gopher è un primo tentativo di razionalizzare l’architettura delle informazioni e PGP (Pretty Good Privacy) è il programma più celebre per garantire la sicurezza dei messaggi scambiati.

«Nel 1993 a Internet spuntano delle ali multimediali» spiega l’«Economist». Si tratta dell’architettura delWorld-Wide Web (WWW) concepita al Cern di Ginevra dall’equipe guidata da Tim Berners-Lee, ed è subito rivoluzione. Mosaic è il primo navigatore che permette di visualizzare le immagini (ma anche file audio e video) e sostituisce il mouse ai vecchi e astrusi comandi testuali: il Web diventa un posto molto più allegro, semplice da visitare e il traffico esplode (+ 300 per cento in un anno). Anche un analfabeta informatico può diventare un buon cybernauta con poche ore di pratica.

La progressione geometrica della rete sembra inarrestabile: raddoppia ogni anno (nel gennaio 1996 si contano 9.472.000 computer host); in soli diciotto mesi gli utenti del Web hanno creato più di 3 milioni di pagine di informazioni multimediali. Assai più anguillesca è invece la stima della demografia di Internet: la roulette delle estrapolazioni si ferma, nel novembre 1995, a 37 milioni nel solo Nord America. Nasce una nuova generazione di motori di ricerca dai nomi repellenti (ragni, vermi e invertebrati vari) che passano in rassegna senza sosta il Web per indicizzare e razionalizzare le risorse che vi si possono trovare. L’Amministrazione Clinton, e il vice Al Gore in particolare, tagliano il nastro dell’US National Information Infrastructure Act. Non passa giorno che un giornale qualsiasi non ospiti un articolo dedicato alla rete: on-line, multimediale, interattivo sono i nuovi tormentoni di titolisti e archivisti.

Nel centro commerciale Internet aprono le prime vetrine: si vendono libri, Cd e computer, ma presto arriverà il salame calabrese e le case del Devonshire. La pubblicità resta l’anima del commercio anche in rete. Fa scuola il caso Canter & Siegel: i due soci di uno studio legale dell’Arizona sollevano un polverone senza precedenti per aver violato le regole non scritte della buona creanza telematica. Per pubblicizzare una loro attività mandano una quantità enorme di messaggi elettronici promozionali a indirizzi e-mail di tutto il mondo. Nella riprovazione generale, è il primo caso di spamming (diffusione massiccia di posta non richiesta). Tutti i giornali danno la notizia: Pizza Hut, la più grande catena di pizzerie del mondo, è in rete (prenotazione on-line e consegna a domicilio).
La National Science Foundation dopo aver lungamente incubato, a suon di miliardi, lo sviluppo della rete, la lascia crescere con le sue forze (1995). Il traffico è dirottato sulle dorsali private che, via via, erano venute affiancandosi a quella pubblica originaria. Il WWW è la zona più trafficata della rete. Internet ammalia Wall Street. Alla prima quotazione in Borsa, Netscape di Mark Andreessen, realizza uno dei migliori risultati a memoria di speculatore (9 agosto). Le vie del signore sono infinite e non disdegnano neppure le autostrade digitali: il Vaticano on-line (http://www.vatican.va/) tocca i 40.000 contatti giornalieri durante la prima settimana. È l’anno di Internet e alcuni newsmagazine (Newsweek e Panorama) concordano nel dedicare al fenomeno la copertina dell’ultimo numero. Il nuovo calendario digitale impone un’aggiunta: 1996, III P.W. (Post Web). Molte nuove tecnologie si conquistano la scena. Il Vrml, Virtual Reality Modeling Language, che insidia il monopolio dell’Html e permette di costruire in rete spazi tridimensionali. Il linguaggio JAVA, che permette di programmare piccole applicazioni (applets) scaricabili dalla rete e che funzionano su qualsiasi sistema operativo e il Network Computer, il calcolatore semplificato da 500 dollari, fondamentalmente pensato proprio per navigare.

Il 1997 si apre con novità altrettanto promettenti. La telefonia via Web che consente di effettuare chiamate intercontinentali al prezzo di un'urbana e che suscita della preoccupazione nelle Telecom di tutto il mondo. La «WebTv», una sorta di decoder che vi dà accesso a Internet attraverso lo schermo del vostro televisore e tutte le altre tecnologie che riavvicinano la rete alla vecchia scatola catodica promettono di ribaltare la fisionomia del Web, dell’informatica e delle telecomunicazioni in genere. Lo spettacolo è appena cominciato.



Copyright © Riccardo Stagliano' 1999

 

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