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Attualita'


Wojtyla, papa mediatico

Enrico Menduni

 

 

Sui giornali della settimana scorsa si e' aperto un dibattito a proposito di quanto siano aperte le porte del Vaticano. Recentemente il papa ha ricevuto attori e calciatori - Benigni e Ronaldo - , primi ministri ex-comunisti - D'Alema - ma il filosofo Gianni Vattimo si e' chiesto perche' non abbia mai invitato intellettuali omosessuali. Resta questo l'ultimo
tabu' della Santa Sede? Abbiamo chiesto a Enrico Menduni, docente di mass-media all'universita' di Roma, un ritratto di questo papa mediatico.


Il pontefice Giovanni Paolo II è stato indubbiamente il papa più mediatizzato della storia. Non soltanto la copertura mediale della sua attività terrena è stata globale e continua, ma l’impostazione del suo pontificato è stata tale da venire continuamente enfatizzata e drammatizzata dai media, incontrandosi con le esigenze di uno stuolo di giornalisti, anchorman, conduttori e presentatori vari, sempre in cerca di una storia da raccontare, di una narrazione da effettuare, di qualche brano di idealità da inserire in una quotidianità sempre più dominata dai valori del consumo e della merce.

Da questo punto di vista l’operato del primo papa post-comunista rappresenta una grande leggenda mediale, un’epopea a puntate, una catena quasi seriale di eventi di massa; non soltanto, com’era stato in passato, il saltuario ripresentarsi di astratte cerimonie mediali (discorsi, messe, benedizioni) intervallate dal lavoro critico, sempre un po’ oscuro, di giornalisti specializzati (i cosiddetti “vaticanisti”) addetti ad una materia difficile da interpretare, protetta da segreti gelosamente custoditi, certo aliena dal sentimento della gente comune. Giovò al papa polacco provenire “da un paese lontano”, per citare il titolo della sua biografia cinematografica (non certo tra le opere migliori di Zanussi), ma certo gli va riconosciuto il merito, o l’umana responsabilità, di avere costruito pezzo per pezzo una identità moderna: quella del viaggiatore, ma anche quella dello sciatore, del nuotatore, dell’alpinista. Un uomo che persegue alcune (certo, solo alcune) delle forme di uso sociale del tempo proprie di una civiltà di massa e ha conosciuto, con l’attentato, anche la violenza che di essa è tipica espressione.


Il viaggio è stata la forma più studiata di questa vera e propria nuova identità papale, e in essa si è vista efficacemente una “narrazione del carisma” (Gustavo Guizzardi e altri, 1986). Le grandi trasvolate in compagnia dei giornalisti al seguito, divisi da un esile diaframma, quasi una conferenza stampa permanente; l’arrivo in altri “paesi lontani”, il saluto alla terra con il bacio del suolo, il “carisma delle lingue” per cui il pontefice si esprime in tanti idiomi diversi. E poi l’omaggio della chiesa e dei potenti locali, talora controvoglia, i bagni di folla, le grandi cerimonie sotto tendoni bianchi scaldati da un sole cocente, i curiosi veicoli fuoristrada, rigorosamente bianchi, su cui si sposta, l’entusiasmo dei presenti: eventi perfetti per una amplificazione mediale.

Assistiamo però allo svilupparsi di nuove forme della presenza mediatica del pontefice. Dopo lo spettacolare crollo del comunismo sono iniziate le conversioni, o quasi; un lungo elenco in cui compare anche il sindaco di Roma Francesco Rutelli ma in cui il pezzo forte è indubbiamente Fidel Castro; storie preziose per i media. Vi sono ora eventi “non viaggianti”, prima più rari, come il grande concerto di Bologna: migliaia di giovani e Bob Dylan che canta l’eredità del ‘68 davanti alla Chiesa, una intuizione straordinaria. Ma ci sono anche altri aspetti. Segnaliamo un aspetto un po’ trascurato, forse rimasto affidato ai “vaticanisti”: le udienze e i messaggi papali. Tra politici con famiglia e viaggiatori di passaggio da Roma sono sempre più numerosi i calciatori, i protagonisti televisivi: quelle figure di “vip consolidato con esposizione mediale” (diverso dal vip appena arrivato al potere, sgomitante, gravido di telefonini e petulanti accompagnatori), e dunque tranquillo, sicuro di sé, che farebbe la gioia di ogni “Maurizio Costanzo Show”. Certo ciascuno può vedere chi vuole, ma un udienza papale non può essere confinata nella privatezza. L’elenco e le caratteristiche degli ammessi (e degli esclusi) alle udienze individuali confermano in pieno le connotazioni fortemente e deliberatamente mediali di questo pontificato.


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