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Genetica, ultima discriminazione? (pagina 2)

Edoardo Buffoni

 

L'unico test genetico in libera vendita in Gran Bretagna e' quello per la fibrosi cistica. Quello per il tumore al seno e' invece strettamente riservato alle persone ad alto rischio per via dei precedenti in famiglia. E questo e' giusto, per i ricercatori dell'Ippr. "O vogliamo - chiedono - che le donne comprino il test per il cancro al seno come fanno con quello per la gravidanza, per poi tornare a casa, sedersi, magari sole, e aspettare il risultato?". Negli Stati Uniti questo gia' succede. Il piu' grande venditore di test, Myriad, offre decine di prodotti diversi. Le richieste di test per il cancro al seno aumentano del 25 per cento ogni tre mesi. E il motore della ricerca genetica e' lo stesso governo, attraverso i finanziamenti al Progetto Genoma (http://www.nhgri.nih.gov/), un progetto da 3 miliardi di dollari.

Negli Stati Uniti si parla gia' di discriminazione genetica. I casi raccolti dalle varie associazioni di bioetica sono centinaia. Si va dal bambino di sette anni che si vede rifiutare l'assicurazione sanitaria perche' ha un gene che lo predispone all'infarto, all'impiegato che viene licenziato perche' sua madre e' morta di corea di Huntington, o perche' in famiglia ci sono due casi di tumore al seno. Molti preferiscono non fare i test, per paura che un risultato positivo li comprometta socialmente. Il problema maggiore riguarda le compagnie di assicurazione, che premono per una riclassificazione dei premi in base alle informazioni sul corredo genetico dei clienti. In molti stati e' proibito l'uso di queste informazioni da parte delle compagnie. Negli Stati Uniti le assicurazioni sanitarie private coprono la quasi totalita' delle spese mediche di quel paese, sono l'ossatura finanziaria del sistema sanitario. La sanita' pubblica e' poca cosa in confronto. E allora la discriminazione genetica diventa un'esclusione di fatto di una parte dei cittadini dall'assistenza medica. Le assicurazioni perdono il forte ruolo di servizio sociale che in quel paese viene loro assegnato. L'idea di una rete di protezione contro gli incerti della vita, ragion d'essere di ogni contratto di assicurazione, non ha piu' senso se il futuro lo puoi leggere su un referto medico.

In realta', il potere di predizione dei test viene esagerato. Chi e' predisposto ad una malattia, non e' affatto detto che ne sara' vittima. Non esiste una percentuale del cento per cento, e la vita puo' scorrere in perfetta salute, attraverso fasi asintomatiche o presintomatiche del male. I rischi di un nuovo apartheid, comunque, ci sono. In un paese come gli Stati Uniti, dove nessuno piu' si sogna di escludere da un posto di lavoro un disabile in quanto tale, o di differenziare i premi assicurativi a seconda della razza (eppure gli Afroamericani vivono meno, in media, dei Wasp), potrebbero nascere nuove discriminazioni, e nuovi esclusi.

Link

http://www.policy.com/issuewk/1998/1130_45/index.html

(uno dei siti piu' completi su bioetica e diritto)

http://www.liberation.com/clonage/index.html

(il dossier di Libération sulla clonazione)

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