Gli argomenti
ipernazionalisti usati dai gemelli Lech e Jaroslav Kaczynski,
presidente e premier della Polonia, sono condivisi solo
da una minoranza dell’elettorato del loro partito,
assicura Rafal Trzaskowski, che però aggiunge:
“Dovete capire che nel periodo comunista noi abbiamo
vissuto in una specie di limbo, tagliati fuori dall’Occidente
e senza nessun contatto con i nostri vicini tedeschi.
La nostra indipendenza dal regime sovietico è
arrivata solo pochi anni fa, e non abbiamo avuto il
tempo di metabolizzare questo passaggio, di fare i conti
con noi stessi e con la nostra storia”. Per Rafal
Trzaskowski, esperto d’Europa del Natolin European
Center di Varsavia, recentemente citato anche dall’International
Herald Tribune, tutti i paesi europei stanno facendo
ancora i conti con la seconda guerra mondiale e col
loro passato, come dimostrano i casi di Spagna e Germania:
“Tanto più questo può valere per
una giovane democrazia come la nostra. Per questo appoggio
anche la lustracja, la legge che impone ai cittadini
di autodenunciarsi in caso di passata collaborazione
con il regime comunista”.
Come ha reagito l’opinione pubblica polacca
quando il premier Jaroslav Kaczynski, all’ultimo
vertice dell’Ue, ha sostenuto che la Polonia avrebbe
dovuto essere trattata come un paese molto più
popoloso perché, se non avesse subìto
gli orrori della seconda guerra mondiale, conterebbe
oggi 66 milioni di abitanti?
La maggior parte dei cittadini polacchi pensa che sia
legittimo battersi per una distribuzione dei voti che
sia favorevole ai nostri interessi, perché è
quello che fanno tutti i paesi. Ma crede altresì
che non fosse necessario usare quell’argomento
in quel contesto. Magari qualcuno in Polonia crede che
l’Europa abbia dimenticato la nostra storia, e
che si debbano usare anche mezzi drastici per ricordarglielo,
ma stiamo parlando comunque di una minoranza, io direi
addirittura una minoranza all’interno della stessa
destra polacca, e del partito dei fratelli Kaczynski,
che rappresenta solo il 25% della popolazione di un
paese in cui l’astensionismo ha raggiunto dei
livelli impressionanti (solo il 40-50% va a votare).
Perché un conto è essere duri e nazionalisti,
e un conto è usare certi argomenti, soprattutto
al livello dell’Unione Europea.
Come spiega però che un elettore su
quattro abbia scelto questa destra così nazionalista?
Deve capire che nel periodo comunista noi abbiamo vissuto
in una specie di limbo, tagliati fuori dall’Occidente
e senza nessun contatto con i nostri vicini tedeschi.
La nostra indipendenza dal regime sovietico è
arrivata solo pochi anni fa, e non abbiamo avuto il
tempo di metabolizzare questo passaggio, di fare i conti
con noi stessi. Prendiamo la questione della seconda
guerra mondiale. Noi non abbiamo mai avuto il tempo
e il modo di riflettere seriamente su quel periodo,
solo oggi ci è data questa possibilità.
Sembrerà assurdo, ma non lo è se pensiamo
come tutte le nazioni europee, che eppure hanno avuto
50 anni più di noi per farlo, ancora si dividano
su quel passato. Pensiamo non solo alla Spagna, ma anche
alla stessa Germania.
Come è cambiato il rapporto con la Germania
negli ultimi anni?
La Germania ha cominciato a pensare alla propria politica
estera in termini di interessi nazionali solo con il
governo di Gerhard Schroeder, alla fine degli anni Novanta.
La Polonia è entrata in Europa proprio in quegli
anni, e non si attendeva questa Germania, pensava che
Berlino l’avrebbe difesa di più e così
non è stato.
Cosa pensa il cittadino polacco medio della
Germania e della Russia?
Nonostante le schermaglie a livello politico, i cittadini
polacchi hanno migliorato enormemente la propria opinione
sia della Germania sia della Russia, anche se, se alla
televisione c’è una partita di calcio tra
Italia e Germania, i polacchi fanno il tifo per gli
italiani. Anche in questo caso c’è una
minoranza che non vuole scrollarsi di dosso il tempo
della guerra, ma è solo una minoranza. Anche
in questo caso bisogna ricordare che la Polonia è
totalmente indipendente solo da 15 anni, e non da 60
come la Germania.
Per quanto riguarda i russi, anche verso di loro l’atteggiamento
del polacco-medio è decisamente positivo. Il
problema è rappresentato dalla politica del presidente
Putin, che ha fatto crollare negli ultimi 5 anni le
relazioni tra Varsavia e Mosca.
E’ vero che i fratelli Kaczynski vorrebbero
ancora ridiscutere l’accordo dell’ultimo
vertice dell’Ue?
Credo che ci sia stato un problema di interpretazione
sul cosiddetto compromesso di Ioannina, che permette
il prolungamento delle discussioni su cui non si riesce
ad arrivare a un consenso sufficiente. I fratelli Kaczynski
pensavano probabilmente che quel prolungamento potesse
durare anche due anni, mentre in realtà l’accordo
parla di un “tempo ragionevole” stimabile
in 3 mesi.
Cosa pensa della lustracja voluta dai fratelli
Kaczynski, della legge che impone ai cittadini di autodenunciarsi
in caso di passata collaborazione con il regime comunista?
E’ una questione complicata. Credo che la Polonia
ne avesse bisogno, ed è importante che non siano
previste sanzioni: le sanzioni sono solo per chi mente.
Il principio è giusto, ed è un peccato
che non sia stata fatta 15 anni fa (quando venne bloccata
da molti di quelli che oggi dicono che andava fatta
proprio allora). Se non facciamo la lustracja adesso,
non ce ne libereremo mai. Qualunque politico o giornalista
potrà infangare o ricattare chiunque per il suo
passato. E’ un capitolo che va chiuso presto.
L’unico errore di questa legge, a mio parere,
è che colpisce anche le figure secondarie. Si
devono punire i politici, gli accademici, un rettore
di Università, ma non si può punire un
maestro delle elementari.
Dov’è la sinistra? Sta riguadagnando
popolarità in questo momento?
Solo in parte, e molto lentamente, perché sta
ancora cercando di riprendersi dagli scandali e dalla
corruzione che hanno minato la sua immagine. Il vero
partito di opposizione, in questo momento, è
il partito liberale, che è un partito di centrodestra
e fa parte del Partito popolare europeo.
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