La questione
ambientale galleggia in mezzo all’oceano Atlantico
e non trova approdo. I “Grandi della Terra”
si incontrano, dibattono, discutono piani per far fronte
a temi che ormai comunemente prendono il nome di emergenza
ambientale o allarme energetico, ma l’accordo
pieno intorno a una soluzione da sostenere con sinergia
globale proprio non c’è. Anche l’ultimo
G8 tedesco sta lì a dimostrare che, se pur si
possono leggere passi avanti tra le righe delle conferenze
stampa e delle dichiarazioni ufficiali, ma sono manovre
di avvicinamento mentre le posizioni rimangono distanti
e George Bush rimane dell’idea che si deve agire,
sì, ma lontani dal protocollo di Kyoto, coinvolgendo
anche le potenze emergenti come Cina e India.
Insomma, registriamo piccoli cambiamenti ma gli accordi
tra Ue e Usa in fatto di ambiente sembrano lontani.
Eppure Charles Kupchan, esperto di affari internazionali,
docente alla Georgetown University e profondo conoscitore
delle relazioni transatlantiche, è ottimista
e vede oltre: “La politica americana sui cambiamenti
climatici – dice – sta cambiando”.
Probabilmente Kupchan pensa a quello che sta avvenendo
all’interno degli Stati Uniti, forse pensa a Schwarzenegger
che sulle politiche di riduzione dei consumi energetici
ha costruito una parte del suo successo politico in
California; e probabilmente Kupchan ha ancora negli
occhi il sindaco di New York Michael Bloomberg che lo
scorso aprile ha allestito una maestosa conferenza per
annunciare un piano che dichiara guerra al global warming
e prevede 127 iniziative che da qui al 2030 renderanno
New York “greener and greater”, più
verde e più grande, con le parole usate dallo
stesso sindaco.
Insomma, mentre all’estero George W. insiste nella
sua ostilità verso Kyoto, negli Usa si apre anche
tra i repubblicani (le iniziative democratiche per l’ambiente,
su tutte quelle di Clinton e Al Gore, sono notissime)
un’anima che si rivolge al riscaldamento globale
in modo combattivo, tanto che Schwarzenegger all’evento
newyorchese ha definito il sindaco Bloomberg, letteralmente,
un “guerriero dell’ambiente”, un combattente
per la salvezza del pianeta (parole dell'ex Terminator).
“La scarsa volontà degli Stati Uniti di
fronte al rispetto del protocollo di Kyoto, e in particolare
verso gli obiettivi di riduzione dell’emissione
di gas serra – continua Kupchan – è
probabilmente l’argomento che crea la più
grande distanza tra le politiche europee e quelle americane.
E ancora una volta, all’appuntamento tedesco dei
G8, questa distanza è stata resa evidente dal
rifiuto da parte di Bush di accettare il piano proposto
da Unione europea, Canada e Giappone. Ma la politica
americana sui cambiamenti climatici sta evolvendo, e
mi aspetto che il prossimo governo del paese si dimostrerà
molto più disposto di quello attuale a proporre,
un piano concreto per fronteggiare con efficacia il
riscaldamento del pianeta”.
E se le questioni ambientali sono tra i principali
temi che separano le sponde atlantiche, non sono certo
gli unici. Basta rivolgere gli occhi verso Mosca.
“Putin – spiega Kupchan – a volte
sembra voler marcare una frattura nelle relazioni transatlantiche.
Pare a volte che il suo intento sia proprio quello di
allargare il divario tra Usa e Ue per poi infilarsi
nella spaccatura da lui stesso sollecitata. Ma l’impresa
del presidente russo è assai ardua, commenta
l’esperto americano aggiungendo che le ultime
scelte di Putin in politica internazionale lo hanno
messo in una posizione difficile, rendendolo di fatto
incapace di esercitare maggiore influenza su ciascuna
delle sponde dell’Atlantico.
“Tuttavia – continua Kupchan – è
troppo presto per poter capire fino in fondo se la sua
proposta sullo scudo missilistico fosse uno sforzo mirato
a raggiungere un obiettivo verso gli Stati Uniti o se
invece si trattava soltanto di una manovra per allargare
la distanza tra le sponde atlantiche e seminare difficoltà
sia nelle relazioni tra Usa e Ue, sia all’interno
degli stessi membri dell’Unione europea”.
Intanto Bush ha trovato in Europa nuovi interlocutori,
non più Chirac, ma Sarkozy ad affiancare la Merkel
nella costruzione di nuove relazioni con gli Usa. “Entrambi
(Merkel e Sarko) hanno un evidente orientamento atlantista
che non nascondono affatto – osserva lo studioso
americano – e credo che nei prossimi anni Washington
potrà lavorare molto concretamente con Parigi
e Berlino, mentre fino ad oggi Londra ha avuto un ruolo
principale nelle relazioni europee del governo americano”.
E l’Italia? Berlusconi, che si è dichiarato
sempre grande amico personale di Bush, è all’opposizione,
e la visita del presidente americano ha riempito pagine
di giornale e servizi di tg con argomenti di ordine
pubblico e con presunte spaccature antiamericane all’interno
della maggioranza, piuttosto che con veri temi di politica
internazionale.
“Credo che Prodi e D’Alema stiano facendo
davvero un grande lavoro nello sforzo di mantenere buone
ed efficienti relazioni tra Usa e Italia” dice
Kupchan e conclude: “Il caso Cia, le guerre in
Iraq e Afghanistan, i disordini in Libano, sono state
tutte mine che sul palcoscenico internazionale avrebbero
potuto mettere molta tensione nelle relazioni italo-americane.
Ma in tutte queste occasioni il governo italiano ha
saputo gestire la situazione in maniera eccellente,
evitando ogni possibile crisi”.
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