La Turchia
guarda con sospetto e paura all’elezione di Sarkozy
alla presidenza francese. Tutti i media del Paese e
le autorità politiche hanno commentato con risentimento
e preoccupazione i dati che arrivavano da Parigi. Il
motivo di tale irritazione sta nelle parole pronunciate
dal nuovo inquilino dell’Eliseo nel corso della
campagna elettorale contro l’ingresso di Ankara
nell’Ue. “Non si tratta – aveva affermato
Sarkozy – di un problema che riguarda i musulmani
o l’Islam, ma io sono contrario all’ingresso
della Turchia nell’Unione Europea perché
la Turchia non si trova in Europa, ma in Asia Minore”.
Naturalmente, le parole di Sarkozy sono state interpretate
dai turchi come un autentica dichiarazione di ostilità,
ben oltre il loro significato letterale. Ne abbiamo
parlato con Dundar Kesapli, giornalista e corrispondente
da Roma della televisione Sky Turk.
Quali sono state le reazioni dei musulmani
turchi alla elezione di Sarkozy?
Generalmente negative, sia in Turchia sia fra i tantissimi
emigrati turchi che vivono in Europa e nella stessa
Francia.
L’affermazione chiara di non voler Ankara
nell’Unione europea perché la Turchia non
appartiene all’Europa sarà stato un motivo
di forte malcontento. È solo questo che i turchi
rimproverano al nuovo presidente francese?
Non solo. Sarkozy è stato infatti un ministro
dell’Interno assai contestato, durante il suo
dicasteri ci sono stati degli episodi che hanno danneggiato
la comunità islamica, episodi che sono considerati
frutto di errori del neo presidente. Quanto alle dichiarazioni
cui lei fa cenno, hanno inasprito un rapporto già
molto difficile.
Più nel dettagli, come valuta quelle
dichiarazioni?
Le giudico imprudenti, sbagliate, dichiarazioni che
non fanno altro che continuare un vecchio atteggiamento
francese di ostilità nei confronti della Turchia.
Il carattere incauto della tesi di Sarkozy sta nel fatto
che essa è stata una sorta di condanna preventiva,
un giudizio parziale e non richiesto: la Turchia infatti
deve ottemperare a delle condizioni che le sono state
poste dalle istituzioni comunitarie per il suo ingresso
nell’Ue. Quando avrà soddisfatto tali condizioni,
anche se il cammino sarà lungo e difficile, non
sarà certo l’ostilità pregiudiziale
di Sarkozy a rappresentare un reale impedimento. Purtroppo
Sarkozy con queste dichiarazioni ha perso l’occasione
per mostrare quel rigore e quella imparzialità
che devono essere proprie di un vero arbitro quale il
Presidente della Repubblica Francese dovrebbe essere.
Non ritiene eccessiva l’inquietudine
mostrata dai giornali turchi, da Milliyet a Hurriyet,
per l’elezione di Sarkozy?
No. Perché i media di un paese difendono il
popolo di quel paese. E chi attacca il carattere europeo
della Turchia attacca in realtà non il governo
di Ankara, ma l’intero popolo turco. I giornali,
le radio e le televisioni, oltre allo sdegno per le
dichiarazioni offensive, si sono chiesti, con preoccupazione
e talora con ironia, perché Sarkozy, invece di
soffermarsi sui tanti problemi che ha la Francia, si
sia messo a dare giudizi sulla Turchia. Con simili premesse,
l’elezione all’Eliseo di un politico così,
ha provocato e provoca legittime inquietudini, critiche
e preoccupazioni.
Come hanno reagito i politici turchi?
Nello stesso modo con cui hanno reagito i media. Tutti,
dal premier Erdogan a Gul, hanno mostrato molta rabbia
per le parole di Sarkozy. Parole che, hanno detto tutti,
dimenticano volutamente i grandissimi sforzi che il
Paese sta facendo per adeguarsi alle direttive poste
dalla Ue nel tempo più breve possibile.
Come valuta la posizione di Sarkozy su temi
come il velo islamico e le scuole coraniche?
Riguardo al velo, la posizione di Sarkozy è
sempre stata molto contraria. Ma non sono questi i suoi
errori. Anzi, su questo punto mi sento addirittura di
concordare con lui. Perché è giusto che,
in un paese democratico quale è la Francia, ognuno
si adegui alle norme dello stato, e rispetti le leggi
del paese in cui vive. Non si può pretendere
di indossare un abbigliamento che viene percepito come
una provocazione, o impiantare centri educativi e culturali
che talora sono luoghi di propagazione dell’integralismo.
Come vede il futuro dei rapporti fra Sarkozy
e i musulmani e, più in particolare, l’avvenire
delle relazioni fra Francia e Turchia?
Gli ultimi avvenimenti non lasciano troppe speranze,
ma voglio essere ottimista. Mi auguro che Sarkozy si
accorga che il suo atteggiamento deve cambiare, e capisca
che gli estremismi, le contrapposizioni, fanno male
a tutti. Se lo capirà, potrà anche correggere
dichiarazioni come quelle sulla Turchia. Ma il nuovo
presidente deve ricordarsi che le sue azioni e le sue
parole dovranno essere all’insegna dell’imparzialità
e dell’intelligenza: altrimenti le tensioni aumenteranno,
i conflitti esploderanno non solo sul piano delle relazioni
diplomatiche, ma anche nelle città e nei centri
della Francia, dove i musulmani, e anche i musulmani
di origine turca, sono tantissimi. E da lì, come
è già avvenuto, potranno estendersi ai
Paesi vicini, prima di tutto la Germania e l’Italia.
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