322 - 07.06.07


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Le parole incaute
sulla Turchia

Dundar Kesapli
con Bibi David


La Turchia guarda con sospetto e paura all’elezione di Sarkozy alla presidenza francese. Tutti i media del Paese e le autorità politiche hanno commentato con risentimento e preoccupazione i dati che arrivavano da Parigi. Il motivo di tale irritazione sta nelle parole pronunciate dal nuovo inquilino dell’Eliseo nel corso della campagna elettorale contro l’ingresso di Ankara nell’Ue. “Non si tratta – aveva affermato Sarkozy – di un problema che riguarda i musulmani o l’Islam, ma io sono contrario all’ingresso della Turchia nell’Unione Europea perché la Turchia non si trova in Europa, ma in Asia Minore”. Naturalmente, le parole di Sarkozy sono state interpretate dai turchi come un autentica dichiarazione di ostilità, ben oltre il loro significato letterale. Ne abbiamo parlato con Dundar Kesapli, giornalista e corrispondente da Roma della televisione Sky Turk.

Quali sono state le reazioni dei musulmani turchi alla elezione di Sarkozy?

Generalmente negative, sia in Turchia sia fra i tantissimi emigrati turchi che vivono in Europa e nella stessa Francia.

L’affermazione chiara di non voler Ankara nell’Unione europea perché la Turchia non appartiene all’Europa sarà stato un motivo di forte malcontento. È solo questo che i turchi rimproverano al nuovo presidente francese?

Non solo. Sarkozy è stato infatti un ministro dell’Interno assai contestato, durante il suo dicasteri ci sono stati degli episodi che hanno danneggiato la comunità islamica, episodi che sono considerati frutto di errori del neo presidente. Quanto alle dichiarazioni cui lei fa cenno, hanno inasprito un rapporto già molto difficile.

Più nel dettagli, come valuta quelle dichiarazioni?

Le giudico imprudenti, sbagliate, dichiarazioni che non fanno altro che continuare un vecchio atteggiamento francese di ostilità nei confronti della Turchia. Il carattere incauto della tesi di Sarkozy sta nel fatto che essa è stata una sorta di condanna preventiva, un giudizio parziale e non richiesto: la Turchia infatti deve ottemperare a delle condizioni che le sono state poste dalle istituzioni comunitarie per il suo ingresso nell’Ue. Quando avrà soddisfatto tali condizioni, anche se il cammino sarà lungo e difficile, non sarà certo l’ostilità pregiudiziale di Sarkozy a rappresentare un reale impedimento. Purtroppo Sarkozy con queste dichiarazioni ha perso l’occasione per mostrare quel rigore e quella imparzialità che devono essere proprie di un vero arbitro quale il Presidente della Repubblica Francese dovrebbe essere.

Non ritiene eccessiva l’inquietudine mostrata dai giornali turchi, da Milliyet a Hurriyet, per l’elezione di Sarkozy?

No. Perché i media di un paese difendono il popolo di quel paese. E chi attacca il carattere europeo della Turchia attacca in realtà non il governo di Ankara, ma l’intero popolo turco. I giornali, le radio e le televisioni, oltre allo sdegno per le dichiarazioni offensive, si sono chiesti, con preoccupazione e talora con ironia, perché Sarkozy, invece di soffermarsi sui tanti problemi che ha la Francia, si sia messo a dare giudizi sulla Turchia. Con simili premesse, l’elezione all’Eliseo di un politico così, ha provocato e provoca legittime inquietudini, critiche e preoccupazioni.

Come hanno reagito i politici turchi?

Nello stesso modo con cui hanno reagito i media. Tutti, dal premier Erdogan a Gul, hanno mostrato molta rabbia per le parole di Sarkozy. Parole che, hanno detto tutti, dimenticano volutamente i grandissimi sforzi che il Paese sta facendo per adeguarsi alle direttive poste dalla Ue nel tempo più breve possibile.

Come valuta la posizione di Sarkozy su temi come il velo islamico e le scuole coraniche?

Riguardo al velo, la posizione di Sarkozy è sempre stata molto contraria. Ma non sono questi i suoi errori. Anzi, su questo punto mi sento addirittura di concordare con lui. Perché è giusto che, in un paese democratico quale è la Francia, ognuno si adegui alle norme dello stato, e rispetti le leggi del paese in cui vive. Non si può pretendere di indossare un abbigliamento che viene percepito come una provocazione, o impiantare centri educativi e culturali che talora sono luoghi di propagazione dell’integralismo.

Come vede il futuro dei rapporti fra Sarkozy e i musulmani e, più in particolare, l’avvenire delle relazioni fra Francia e Turchia?

Gli ultimi avvenimenti non lasciano troppe speranze, ma voglio essere ottimista. Mi auguro che Sarkozy si accorga che il suo atteggiamento deve cambiare, e capisca che gli estremismi, le contrapposizioni, fanno male a tutti. Se lo capirà, potrà anche correggere dichiarazioni come quelle sulla Turchia. Ma il nuovo presidente deve ricordarsi che le sue azioni e le sue parole dovranno essere all’insegna dell’imparzialità e dell’intelligenza: altrimenti le tensioni aumenteranno, i conflitti esploderanno non solo sul piano delle relazioni diplomatiche, ma anche nelle città e nei centri della Francia, dove i musulmani, e anche i musulmani di origine turca, sono tantissimi. E da lì, come è già avvenuto, potranno estendersi ai Paesi vicini, prima di tutto la Germania e l’Italia.



 

 

 

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