È
stato tra i firmatari di un appello su Libération
a favore della candidata socialista cui hanno preso
parte studiosi, scrittori, psicoanalisti, attori e registi,
tra cui Jeanne Balibar, Constantin Costa-Gavras, Julia
Kristeva, François Ozon, Joël Roman, Patrick
Weil. Appello che invitava il popolo francese a votare
il simbolo di una “sinistra rinnovata, finalmente
in movimento, in grado di rimettere al centro la questione
sociale contro le oligarchie. Una Francia femminista
ed ecologica, meticcia e insieme universalista, contro
una destra indurita e portatrice di radicalismo, capace
di mettere in campo solo virulenza e opportunismo”.
È per questo che Dan Sperber, filosofo, direttore
di ricerca al Cnrs di Parigi, studioso di scienze sociali
e cognitive si definisce “tristissimo” per
la vittoria di Sarkozy. “Intendiamoci”,
aggiunge Sperber, “anche se non mi sento per niente
in sintonia con Sarkozy, penso che sia intelligente
e capace di un pensiero e una visione politica complessa.
Su certe cose sarà certamente più modernista
della destra classica e anche della stessa sinistra.
Ma globalmente avrà una politica spostata a destra,
su questo non c’è dubbio”.
Nonostante la mobilitazione di molti intellettuali,
Sarkozy ha avuto la meglio. Questa vittoria, a suo parere,
è nel segno della continuità o del cambiamento?
Sono vere entrambe le cose, nel senso che da un lato
la destra rimane al potere per almeno altri cinque anni,
un tratto di continuità. Dall’altro, tuttavia,
Sarkozy farà una politica di destra diversa,
più di destra, più nuova. Laddove Chirac
è stato abile a prendere il potere ma non ha
fatto granché una volta divenuto presidente,
Sarkozy probabilmente sarà più efficace
nello sviluppare il tipo di politica che difende.
Quanto hanno pesato, nella sconfitta della
Royal, l’arretratezza del Partito socialista francese,
criticata anche dallo stesso Strauss-Kahn?
Molti sono i fattori che hanno inciso. In generale,
Ségolène non è stata sostenuta
abbastanza dal partito socialista, incluso Strauss-Kahn,
oltre che Fabius e altre persone importanti del partito,
veri e propri “elefanti” che, delusi dal
fatto che era stata scelta la Royal come candidata,
non hanno fatto quasi nulla per aiutarla. Anche se è
vero che anche la stessa Royal ha preso una posizione
di indipendenza personale, senza chiedere al partito
di far di più e questo è stato uno dei
fattori della sconfitta.
Quindi si può dire che c’è
una certa contrapposizione tra la modernità della
Royal e l’arretratezza del Ps francese.
Certo. Il Ps da più di vent’anni sembra
tragicamente incapace di rinnovare, in modo serio, la
politica definita da Mitterand, una politica ipocrita,
dove al discorso fatto per attrarre l’elettore
più a sinistra seguono poi politiche di centro
quando si arriva al potere, con poca corrispondenza
tra il discorso e l’azione. E questo è
una cosa che delude molto gli elettori. Il partito difende
sempre una politica che non è in grado né
ha la convinzione e il desiderio di attuare praticamente.
Con la Royal c’era un discorso più sincero,
più nuovo, anche se criticabile da certi punti
di vista: almeno però si era usciti da questo
scollamento tra il discorso e la pratica. Ma purtroppo,
ripeto, il fatto che il Ps è rimasto sulle sue
posizioni ha giocato molto contro la sua candidatura,
rendendola meno credibile.
Lei si occupa molto di temi antropologici e
di analisi dei simboli. Il filosofo Bernard-Henri Lévy
sul Corriere della Sera ha parlato di una chiara
vittoria della misoginia.
Non c’è dubbio. Ségolène
e la sinistra in generale hanno pagato un certo prezzo
difficile da valutare esattamente il fatto che fosse
donna, e anzi una delle cose più preoccupanti
è che le donne abbiano votato in maggioranza
per Sarkozy. Altro fatto molto grave è che si
è visto un certo grado di misoginia anche nel
Partito socialista, ad esempio quando c’è
stato l’elezione del candidato interno del partito
si sono sentiti chiaramente circolare argomenti misogini.
Tuttavia, si può sperare che al prossimo turno,
dopo la candidatura e la performance di Segolène
Royal, le persone saranno più preparate a questa
possibilità.
Vede possibile (e positiva) un’alleanza
tra il partito di Bayrou e quello socialista?
Non ci sono ancora i presupposti, bisogna vedere quali
saranno le sue posizioni. Ha sempre fatto parte della
destra, anche se il recente relativo spostamento a sinistra
può essere chiaramente un fattore pertinente
per il futuro della sinistra francese. Tuttavia, il
problema elettorale dell’alleanza tra Bayrou e
il Ps francese è un problema tecnico, riguarda
le singole alleanze locali.
Quanto alla politica estera, le scelte del
nuovo presidente sembrano andare in direzioni diverse.
Da un lato, no alla Turchia, dall’altro sì
all’idea di un Trattato costituzionale più
snello da far approvare rapidamente.
Beh, era chiaro che bisognava andare avanti sull’Europa
e Sarkozy ha una politica abbastanza realista in questo
senso. Quanto alla Turchia, però, io trovo che
sia davvero un peccato enorme contrastare la sua entrata,
quando è già in atto un processo di negoziazione
che ha giocato e gioca un ruolo importante nella modernizzazione
democratica della Turchia, e quando un’integrazione
della Turchia in Europa sarebbe un fattore di pace nel
mondo. Sono realmente triste per questo. L’argomento
geografico, secondo cui essa non farebbe parte dell’Europa,
è stupido, Istanbul è assolutamente una
città europea.
Veniamo a un altro tema, legato a quello della
Turchia: le politiche dell’immigrazione. Cosa
dovremo aspettarci?
Una Francia più nazionalista, anche se Sarkozy
è figlio di immigrati (ma a maggior ragione deve
dimostrare la sua “francesità”).
Su questo aspetto si avvicina pericolosamente all’estrema
destra di Le Pen: questa idea di proporre un Ministero
“dell’immigrazione e dell’identità
nazionale” è terribile. In breve, credo
che il trattamento degli immigrati sarà pessimo.
Vi e' piaciuto questo articolo? Avete dei commenti
da fare? Scriveteci il vostro punto di vista a
redazione@caffeeuropa.it
|