320 - 02.05.07


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Il duello finale

Luca Sebastiani


Finalmente il duello ha avuto luogo. L’apice della campagna elettorale, l’ultimo momento importante, il solo a questo punto che avrebbe potuto spostare gli equilibri in favore dell’uno o dell’altra. In realtà, nonostante l’attesa spasmodica che ha incollato più di venti milioni di francesi davanti allo schermo, il dibattito tra i due finalisti delle presidenziali, Nicolas Sarkozy e Ségolène Royal, alla fine avrà lasciato gli elettori in attesa della battuta di spirito o della stoccata definitiva abbastanza a bocca asciutta e, nonostante i due campi gridino entrambi alla vittoria, la partita può dirsi patta.

I due sfidanti del resto sono arrivati all’appuntamento di ieri con delle posizioni rispettive che ne hanno determinato la strategia. Da una parte, infatti, sedeva l’uomo che da gennaio corre la corsa in testa e che ancora ieri i sondaggi davano vincente con il 52 per cento delle intenzioni di voto, dall’altra la donna in seconda posizione. Sarkozy ha amministrato il suo vantaggio senza cercare di strafare, mentre Ségolène ha cercato di incalzare e attaccare per recuperare il suo svantaggio.

Ecco, si può dire che il posizionamento nella corsa all’Eliseo abbia in qualche modo indotto i due duellanti a invertire le posizioni rispettive rispetto ad una certa immagine che i candidati hanno fin qui dato di sé. L’ex ministro dell’Interno, di solito febbrile, irruente e ed autoritario, ha cercato di controllarsi al massimo, si è mostrato più morbido e benevolo. La candidata socialista, solitamente percepita come non all’altezza e poco competente, ha attaccato il suo rivale su tutti i dossier, ha messo in rilievo la sua conoscenza dei soggetti e si è mostrata pugnace e combattiva.

In sostanza, lavorando ognuno sui propri difetti e attaccando l’una e difendendo l’altro, in linea di massima i due candidati si sono annullati a vicenda. Certo il dibattito, sotto la pressione della socialista è stato elettrico per tutta la sua durata, ma quest’effervescenza è servita al limite a mobilitare i rispettivi campi, quelli già acquisiti. Forse, l’obiettivo vero di ieri, il voto dei centristi indecisi, sarà rimasto inevaso. Loro, i settemilioni che hanno votato François Bayrou al primo turno hanno guardato il dibattito più distaccati, hanno seguito con più attenzione per cercare di confermare un orientamento di voto già preso o farsi un’idea sul candidato che possa rappresentare e portare meglio le idee del loro candidato ormai fuori dalla competizione presidenziale.

Le inchieste di opinione che in questi ultimi giorni hanno cercato di capire il comportamento dei bayrouisti sono abbastanza contraddittori. Secondo questi ultimi la maggioranza relativa del capitale di Bayrou, tra il 31 e il 46 per cento, dovrebbe votare la Royal, mentre una quota tra il 21 e il 34 per l’ex ministro dell’Interno. Tra questi due campi dai confini oscillanti una parte rilevante, fino al 40 per cento, non aveva ancora deciso prima del dibattito televisivo di ieri. Se a questi si aggiungono altri indecisi, come ad esempio una parte degli elettori di Jean Marie Le Pen che il primo maggio li ha invitati ad astenersi, viene fuori, secondo un’inchiesta demoscopia di Tns-Sofres, che un elettore su cinque era ancora indeciso prima di ieri. Avranno le idee più chiare dopo il duello di ieri?

Difficile dirlo. Nella sostanza i due candidati hanno confermato le loro proposte e le loro misure, forse non riuscendo a chiarire fino in fondo la visione contenuta nei rispettivi programmi.

La differenza vera tra l’uno e l’altra, poco visibile, in realtà è passata in una piccola frase che Nicolas Sarkozy ha pronunciato ad un certo punto, verso la fine del dibattito, una frase che nel pieno della tensione degli attacchi e delle cifre sarà stata colta da pochi.

“Non credo nell’égalité” ha detto ad un certo punto il candidato della destra che ha confermato, con quest’ammissione en passant, la sua visione di una società che assume l’ineguaglianza come motore dello sviluppo economico e della regolazione sociale. Se gli indecisi sono riusciti a captare la struttura di fondo del discorso dei due sfidanti, allora potranno scegliere consapevolmente tra due differenti progetti di società. Altrimenti opteranno per due caratteri distinti o si asterranno.

Dopo il duello di ieri le variabili sono ancora molte e bisognerà aspettare domenica per sapere cosa i francesi sceglieranno di diventare.

 

 

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