Finalmente
il duello ha avuto luogo. L’apice della campagna
elettorale, l’ultimo momento importante, il solo
a questo punto che avrebbe potuto spostare gli equilibri
in favore dell’uno o dell’altra. In realtà,
nonostante l’attesa spasmodica che ha incollato
più di venti milioni di francesi davanti allo
schermo, il dibattito tra i due finalisti delle presidenziali,
Nicolas Sarkozy e Ségolène Royal, alla
fine avrà lasciato gli elettori in attesa della
battuta di spirito o della stoccata definitiva abbastanza
a bocca asciutta e, nonostante i due campi gridino entrambi
alla vittoria, la partita può dirsi patta.
I due sfidanti del resto sono arrivati all’appuntamento
di ieri con delle posizioni rispettive che ne hanno
determinato la strategia. Da una parte, infatti, sedeva
l’uomo che da gennaio corre la corsa in testa
e che ancora ieri i sondaggi davano vincente con il
52 per cento delle intenzioni di voto, dall’altra
la donna in seconda posizione. Sarkozy ha amministrato
il suo vantaggio senza cercare di strafare, mentre Ségolène
ha cercato di incalzare e attaccare per recuperare il
suo svantaggio.
Ecco, si può dire che il posizionamento nella
corsa all’Eliseo abbia in qualche modo indotto
i due duellanti a invertire le posizioni rispettive
rispetto ad una certa immagine che i candidati hanno
fin qui dato di sé. L’ex ministro dell’Interno,
di solito febbrile, irruente e ed autoritario, ha cercato
di controllarsi al massimo, si è mostrato più
morbido e benevolo. La candidata socialista, solitamente
percepita come non all’altezza e poco competente,
ha attaccato il suo rivale su tutti i dossier, ha messo
in rilievo la sua conoscenza dei soggetti e si è
mostrata pugnace e combattiva.
In sostanza, lavorando ognuno sui propri difetti e
attaccando l’una e difendendo l’altro, in
linea di massima i due candidati si sono annullati a
vicenda. Certo il dibattito, sotto la pressione della
socialista è stato elettrico per tutta la sua
durata, ma quest’effervescenza è servita
al limite a mobilitare i rispettivi campi, quelli già
acquisiti. Forse, l’obiettivo vero di ieri, il
voto dei centristi indecisi, sarà rimasto inevaso.
Loro, i settemilioni che hanno votato François
Bayrou al primo turno hanno guardato il dibattito più
distaccati, hanno seguito con più attenzione
per cercare di confermare un orientamento di voto già
preso o farsi un’idea sul candidato che possa
rappresentare e portare meglio le idee del loro candidato
ormai fuori dalla competizione presidenziale.
Le inchieste di opinione che in questi ultimi giorni
hanno cercato di capire il comportamento dei bayrouisti
sono abbastanza contraddittori. Secondo questi ultimi
la maggioranza relativa del capitale di Bayrou, tra
il 31 e il 46 per cento, dovrebbe votare la Royal, mentre
una quota tra il 21 e il 34 per l’ex ministro
dell’Interno. Tra questi due campi dai confini
oscillanti una parte rilevante, fino al 40 per cento,
non aveva ancora deciso prima del dibattito televisivo
di ieri. Se a questi si aggiungono altri indecisi, come
ad esempio una parte degli elettori di Jean Marie Le
Pen che il primo maggio li ha invitati ad astenersi,
viene fuori, secondo un’inchiesta demoscopia di
Tns-Sofres, che un elettore su cinque era ancora indeciso
prima di ieri. Avranno le idee più chiare dopo
il duello di ieri?
Difficile dirlo. Nella sostanza i due candidati hanno
confermato le loro proposte e le loro misure, forse
non riuscendo a chiarire fino in fondo la visione contenuta
nei rispettivi programmi.
La differenza vera tra l’uno e l’altra,
poco visibile, in realtà è passata in
una piccola frase che Nicolas Sarkozy ha pronunciato
ad un certo punto, verso la fine del dibattito, una
frase che nel pieno della tensione degli attacchi e
delle cifre sarà stata colta da pochi.
“Non credo nell’égalité”
ha detto ad un certo punto il candidato della destra
che ha confermato, con quest’ammissione en
passant, la sua visione di una società che
assume l’ineguaglianza come motore dello sviluppo
economico e della regolazione sociale. Se gli indecisi
sono riusciti a captare la struttura di fondo del discorso
dei due sfidanti, allora potranno scegliere consapevolmente
tra due differenti progetti di società. Altrimenti
opteranno per due caratteri distinti o si asterranno.
Dopo il duello di ieri le variabili sono ancora molte
e bisognerà aspettare domenica per sapere cosa
i francesi sceglieranno di diventare.
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