Ma quanto
sono tedeschi, i turchi di Germania? Nella terra di
Goethe se lo chiedono da anni, sempre più insistentemente,
e ogni programma televisivo, ogni partita di calcio,
ogni libro che tocchi il tema viene sistematicamente
scandagliato in cerca di una risposta. Fatto sta, però,
che dal 2000 le richieste di cittadinanza tedesca avanzate
dai turchi sono diminuite addirittura di un terzo. Secondo
l’etnologo di Francoforte Werner Schiffauer, considerato
uno dei maggiori esperti di Islam nel paese, la colpa
sarebbe dei tedeschi, la cui attitudine negativa impedirebbe
l’integrazione degli immigrati di seconda generazione.
“Questa seconda generazione ha oggi tra i 30 e
i 35 anni, ed è composta da cittadini istruiti
che hanno frequentato scuole e università tedesche”,
ha dichiarato in un’intervista alla Berliner Zeitung,
dal titolo “I musulmani hanno paura dei tedeschi”.
Per lo studioso questi giovani, che ricoprono ruoli
di leadership all’interno della comunità,
rappresentano un’opportunità unica per
la Germania: sono moderni, aperti, europei, e si battono
per la riforma delle proprie comunità. Il problema
è che lo scetticismo e la chiusura dei tedeschi
non permette loro di emergere completamente: “Le
posizioni riformiste sono viste dalla maggioranza della
popolazione come delle operazioni di facciata, costruite
sulla doppiezza e sulla manipolazione. Tutto ciò
conferma la posizione di quanti credono che la società
tedesca non accetterà mai in alcun modo l’Islam,
e che un musulmano può vivere solo in una società
islamica”.
Sarà anche così, ma intanto i media tedeschi
sembrano studiarle tutte per far sentire i turchi a
casa propria. Era già successo, per esempio,
che delle fiction o dei telefilm includessero personaggi
turchi in contesti tedeschi, anche in ruoli di primo
piano. Ma stavolta gli “Özdags” sono
un’altra cosa. A questa simpatica e caciarona
famiglia di immigrati di prima, seconda e terza generazione
è dedicata un’intera docu-fiction (una
specie di reality, una puntata alla settimana). Gli
Özdags gestiscono un forno nella città multiculturale
di Colonia. Padre e madre sono immigrati turchi, e i
loro figli (4 maschi e 3 femmine) si confrontano ogni
giorno con la sfida dell’integrazione senza rinnegare
i valori tradizionali dei genitori. “Lo abbiamo
fatto per i tedeschi – ha spiegato il regista
Ute Diehl – perché volevamo che dessero
un’occhiata a come vivono i loro vicini turchi”.
A testimonianza del fatto che la tv tedesca si è
fatta nel tempo sempre più sensibile al tema,
in questi ultimi due anni sono state ben tre le serie
dedicate ai turchi di Germania. Ha cominciato Ard, il
principale canale pubblico, con “Turco per principianti”,
una fiction che mostrava la convivenza tra un uomo turco
e una donna tedesca. “Gli Özdags possono
fornire nuovo materiale al dibattito - ha dichiarato
all’International Herald Tribune Michael Mangold,
esperto di media e integrazione al Centro Arte e Media
di Karlsruhe – Dimostreranno anche che si devono
prendere sul serio gli immigrati, perché da loro
dipenderà l’economia tedesca nei prossimi
anni”.
Ma il lato tedesco-tedesco non è l’unico
ad avere l’esclusiva dell’apertura culturale.
A fine gennaio il settimanale Die Zeit ha pubblicato
una lettera dei uno dei più noti turchi-tedeschi,
il giornalista televisivo Birand Bingül. Trentadue
anni, Bingül conduce sul canale Wdr l’unico
programma della tv tedesca dedicato alle politiche dell’integrazione,
“Cosmo TV”. “Turchi-tedeschi, lottate
per la vostra integrazione! – si appella Bingül
– Il sogno di mio padre (e della sua generazione,
che fossero medici o operai, che venissero da Istanbul
o dall’Anatolia, che fossero istruiti o no) era
rappresentato da un unico desiderio: voleva una vita
migliore, in Germania, grazie alla Germania”.
“Non è una questione d’onore –
conclude Bingül, il cui testo è stato pubblicato
anche in turco – per la seconda e la terza generazione,
portare il più avanti possibile il proprio sogno
tedesco di una vita migliore in libertà, benessere
e felicità? C’è bisogno di un po’
di coraggio per cambiare. Ma sarà un vantaggio
per tutti”.
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