Era tempo
che provavano ad uscire dal limbo dei “non iscritti”,
da quello spazio di nessuno in cui finiscono tutti quelli
che non hanno cittadinanza in nessuna grande famiglia
politica europea. Eppure una tradizione in qualche modo
li accomunava: quella del nazionalismo, del fascismo,
della xenofobia. Solo i numeri erano in difetto, segno
che l’evoluzione politica europea quella tradizione
l’aveva messa fuori della storia.
Poi la svolta. La Romania e la Bulgaria aderiscono
all’Unione europea e una squadra di nuovissimi
deputati vanno a rappresentare i rispettivi paesi sui
banchi del Parlamento di Strasburgo. Ideologicamente
opposta ad ogni allargamento, è proprio l’ingrandimento
della famiglia europea a offrire all’estrema destra
la possibilità d’uscita dalla palude dei
senza nome.
Accolti i sei nuovi affiliati arrivati dall’Est,
finalmente, il 15 gennaio vede la nascita Identità,
Tradizione, Sovranità, il nuovo gruppo parlamentare
che riunisce i post fascisti della Vecchia Europa e
gli xenofobi populisti della Nuova.
Il regolamento richiede infatti che siano minimo venti
i deputati per formare un gruppo e che questi siano
provenienti da almeno cinque nazionalità differenti.
Centrati i parametri ora l’estrema destra si potrà
giovare di benefici finanziari (circa un milione di
euro), amministrativi e politici visto che potrà
vedere accedere uno o due dei suoi alla vicepresidenza
di qualche commissione.
A Its sono iscritti parlamentari di sette paesi differenti,
ma la spina dorsale è costituita dai sette francesi
del Fronte Nazionale. Tra questi Jaen-Marie Le Pen,
candidato alle presidenziali francesi e leader storico
del Fronte, Marine Le Pen, la figlia, e il presidente
del gruppo Bruno Gollnisch, uno che in Francia, tanto
per dire di cosa si sta parlando, è stato appena
condannato in prima istanza a tre mesi di reclusione
per le sue dichiarazioni negazioniste sulle camere a
gas.
Oltre ai francesi quattro belgi, un britannico, un
austriaco e, per i “nostri”, Alessandra
Mussolini e Luca Romagnoli. Gli altri, i sei nuovi dell’Est,
portano invece nel Parlamento europeo una tradizione
nazionalista e xenofoba diversa, più recente,
incarnazione di quel populismo razzista che nei paesi
ex-comunisti sta mietendo successi elettorali attraverso
lo sfruttamento del malcontento delle fasce popolari
impoverite dal riformismo economico degli anni Novanta.
I cinque rumeni che hanno raggiunto i post-fascisti
occidentali provengono dal partito Romania Mare (Grande
Romania), la formazione politica di Vadim Tudor che
alle elezioni di due anni fa ha raccolto in patria un
pregevole 13 per cento di consensi con la sua battaglia
per riportare la Romania ai gloriosi confini del 1939.
L’unico deputato bulgaro di Identità Tradizione
Sovranità viene invece da Ataka (Attacco), il
partito che ha imposto il proprio presidente Volen Siderov
al secondo turno delle recenti elezioni presidenziali
bulgare. Populista, razzista, grande conoscitore dei
media, Siderov fece una campagna contro Bruxelles, contro
le elite, contro le minoranze turche e rom di cui disse
che si sarebbe potuto “fare sapone”. Anche
il suo deputato europeo era già conosciuto a
Strasburgo da quando aveva offeso una collega ungherese
d’origine rom.
I venti deputati si sono naturalmente trovati d’intesa
perfetta sul loro anti-europeismo e si sono impegnati
in una battaglia per “il riconoscimento degli
interessi nazionali, della sovranità di ciascun
Stato membro, della loro identità e delle loro
legittime differenze”. Minimo comun denominatore
anche l’ostracismo nei confronti di Pacs e similari
e la difesa “della famiglia tradizionale”
e “dei valori cristiani”.
Di fronte a questo programma e alle personalità
che l’esprimono Israele ha dichiarato tutta la
propria preoccupazione di fronte alla costituzione di
un gruppo “il cui dominatore comune è la
xenofobia e l’antisemitismo”, mentre il
capogruppo dei socialisti di Strasburgo, Martin Schulz,
ha invitato il Parlamento a impedire che membri di Its
ricoprano responsabilità istituzionali.
È sempre così, ma ormai al Fronte nazionale
ci sono abituati. Ostracismo in patria, ostracismo in
Europa. Gollnisch non ci sta ad essere caricaturato
dai giornali “conservatori e di estrema sinistra”
e affinché sia chiaro che il gruppetto è
formato da persone per bene ci tiene a far sapere che
per quanto riguarda le personalità in ballo si
tratta di “tre imprenditori, un geologo, cinque
professori universitari, due professionisti, tre giornalisti
e un artista che è stato ambasciatore del suo
paese all’Unesco”. Non c’è
che dire, un distillato di borghesia illuminata.
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