Emma Bonino
vorrebbe un’Europa più aperta, proiettata
verso il mondo e verso il dinamismo che i nostri tempi
richiedono. Un’Unione europea meno concentrata
tutta su se stessa, ma rivolta con sguardo costruttivo
verso quegli occhi che la vedono come un approdo di
libertà, un passo necessario sul cammino della
democrazia. Occhi di paesi che vedono l’Ue come
un’aspirazione, certo, ma che allo stesso tempo
costringono l’Unione a confrontarsi con le proprie
mancanze, con i propri difetti, con le proprie lentezze
e pesanti fragilità.
Si apre un anno ricco di appuntamenti importanti su
scala europea come le elezioni francesi olandesi e turche,
il cinquantenario del Trattato di Roma, ma intanto rimangono
nodi ancora duri da scogliere, l’empasse del trattato
costituzionale su tutti. Sarà il 2007 un anno
di svolte e di accelerazioni per l’Unione Europea?
Le previsioni del ministro non si possono dire ottimiste,
e allora ci lanciamo in un gioco, e lasciamo che sia
lei a chiedere un regalo all’Ue per il nuovo anno.
“Un bel regalo – dice Emma Bonino –
sarebbe che in Europa si smettesse di guardare al proprio
ombelico come se il resto del mondo non esistesse. In
questi anni il contesto mondiale è mutato drasticamente
ma a me pare che non ne stiamo ancora traendo le dovute
conseguenze”.
Un’Europa quindi che dimostrasse uno slancio oltre
i suoi confini. Ma come? In quale direzione? In che
modo?
“Vorrei che si aprisse di più a quei paesi
e a quei popoli che guardano all'Europa come a un luogo
privilegiato di pace e di prosperità, che la
vedono come sede di diritti e di libertà, di
quei valori e principi che noi diamo troppo spesso per
scontati ma che invece vanno rinnovati, rafforzati e
ampliati. Per questo dobbiamo espanderci, per non lasciare
indietro – per paura o per egoismo – intere
popolazioni che ci guardano attraverso questa
lente. Penso ai Balcani, alla Turchia, a un allargamento
necessario che c'impone di riflettere sulla nostra identità
e sui nuovi meccanismi istituzionali che dobbiamo inventarci”.
Desideri e auspici, per il momento. Oppure possiamo
aspettarci che l’Unione europea possa muoversi
verso questa direzione nei prossimi dodici mesi?
“Temo che il 2007, che è poi il 50°
anniversario dei Trattati di Roma, si trasformi in un
anno di paralisi, con le elezioni francesi, olandesi
e turche, con la sostituzione di Tony Blair, con la
paura di come aggirare lo scoglio
del Trattato costituzionale e il futuro dell'Europa.
Temo, cioè – chiude il ministro Bonino
– che con tutta questa autoreferenzialità
ci si avvii sempre di più verso un'Europa delle
patrie e delle nazioni anziché un'Europa degli
europei”.
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