313 - 19.01.07


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Vorrei un’Europa fatta
di europei, non di nazioni

Emma Bonino con
Mauro Buonocore


Emma Bonino vorrebbe un’Europa più aperta, proiettata verso il mondo e verso il dinamismo che i nostri tempi richiedono. Un’Unione europea meno concentrata tutta su se stessa, ma rivolta con sguardo costruttivo verso quegli occhi che la vedono come un approdo di libertà, un passo necessario sul cammino della democrazia. Occhi di paesi che vedono l’Ue come un’aspirazione, certo, ma che allo stesso tempo costringono l’Unione a confrontarsi con le proprie mancanze, con i propri difetti, con le proprie lentezze e pesanti fragilità.
Si apre un anno ricco di appuntamenti importanti su scala europea come le elezioni francesi olandesi e turche, il cinquantenario del Trattato di Roma, ma intanto rimangono nodi ancora duri da scogliere, l’empasse del trattato costituzionale su tutti. Sarà il 2007 un anno di svolte e di accelerazioni per l’Unione Europea?
Le previsioni del ministro non si possono dire ottimiste, e allora ci lanciamo in un gioco, e lasciamo che sia lei a chiedere un regalo all’Ue per il nuovo anno.

“Un bel regalo – dice Emma Bonino – sarebbe che in Europa si smettesse di guardare al proprio ombelico come se il resto del mondo non esistesse. In questi anni il contesto mondiale è mutato drasticamente ma a me pare che non ne stiamo ancora traendo le dovute conseguenze”.
Un’Europa quindi che dimostrasse uno slancio oltre i suoi confini. Ma come? In quale direzione? In che modo?
“Vorrei che si aprisse di più a quei paesi e a quei popoli che guardano all'Europa come a un luogo privilegiato di pace e di prosperità, che la
vedono come sede di diritti e di libertà, di quei valori e principi che noi diamo troppo spesso per scontati ma che invece vanno rinnovati, rafforzati e
ampliati. Per questo dobbiamo espanderci, per non lasciare indietro – per paura o per egoismo – intere popolazioni che ci guardano attraverso questa
lente. Penso ai Balcani, alla Turchia, a un allargamento necessario che c'impone di riflettere sulla nostra identità e sui nuovi meccanismi istituzionali che dobbiamo inventarci”.

Desideri e auspici, per il momento. Oppure possiamo aspettarci che l’Unione europea possa muoversi verso questa direzione nei prossimi dodici mesi?
“Temo che il 2007, che è poi il 50° anniversario dei Trattati di Roma, si trasformi in un anno di paralisi, con le elezioni francesi, olandesi e turche, con la sostituzione di Tony Blair, con la paura di come aggirare lo scoglio
del Trattato costituzionale e il futuro dell'Europa. Temo, cioè – chiude il ministro Bonino – che con tutta questa autoreferenzialità ci si avvii sempre di più verso un'Europa delle patrie e delle nazioni anziché un'Europa degli europei”.

 

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