Quello
che segue è l’intervento tenuto dal presidente
del Movimento Federalista Europeo al convegno “Verso
la Costituzione Europea.
Il messaggio di Altiero Spinelli, padre del federalismo
europeo”, in occasione dell’apertura dell’attività
del Comitato nazionale per le celebrazioni del centenario
della nascita di Altiero Spinelli (1907-2007)
La celebrazione del centenario della nascita di Altiero
Spinelli, voluta dal Governo italiano, dimostra come
l’ideale dell’unità politica dell’Europa
e il federalismo sovranazionale stiano diventando parte
del patrimonio culturale italiano ed europeo. Tuttavia,
l’Europa è ancora divisa su troppi fronti.
Abbiamo dunque il dovere di ricordare Spinelli anche
per illuminare il difficile cammino che ci resta da
percorrere.
Approdando all’isola di Ventotene e, idealmente,
nella cittadella della democrazia, Spinelli non lasciava
alle sue spalle solo l’ideologia comunista, a
cui aveva aderito giovanissimo per combattere il fascismo,
ma anche l’ideologia nazionale, perché
aveva compreso che lo Stato nazionale sovrano, causa
prima di due guerre mondiali, non poteva più
rappresentare l’orizzonte nel quale concepire
un futuro di pace e di progresso. Nel lontano 1941,
nella fase più disperata della guerra, il Manifesto
di Ventotene diffuse tra i resistenti al nazifascismo
l’idea che il nuovo crinale tra conservazione
e progresso passava tra coloro che si sarebbero impegnati
per la costruzione della Federazione europea e coloro
che avrebbero continuato a perseguire, invano, i valori
della libertà, della democrazia e del socialismo,
nel quadro nazionale. In un mondo interdipendente, nel
quale nessun governo nazionale può pretendere
un controllo sovrano sulla società, sulla tecnologia
e sull’economia, accettare come limite dell’azione
politica le frontiere nazionali significa favorire le
forze della conservazione. Il processo di integrazione
europea dimostra con chiarezza questa contraddizione.
I paesi dell’Unione europea, nonostante abbiano
realizzato passi significativi nella costruzione di
uno Stato sovranazionale, non hanno ancora avuto il
coraggio di compiere quello decisivo: l’istituzione
di un governo federale europeo, responsabile della politica
estera e della politica economica. Essi sono pertanto
continuamente costretti a combattere la rinascita, in
forme nuove, degli antichi demoni nazionalisti e non
hanno più la forza di contrapporre alle rivendicazioni
corporative il perseguimento del bene comune. La democrazia
nazionale langue, perché manca la democrazia
europea. Eppure, uno sguardo al di fuori dell’Europa,
mentre irrompono sulla scena internazionale nuovi giganti
continentali come la Cina, l’India e il Brasile,
dovrebbe convincere gli europei che, restando divisi,
perderanno presto la loro dignità, identità
e indipendenza.
Chi non comprende il corso della storia, ne sarà
travolto.
Per realizzare il suo progetto politico, Spinelli fondò,
in clandestinità, nel 1943, a Milano, il Movimento
Federalista Europeo e, nel 1946, a Parigi, l’Unione
Europea dei Federalisti. Era sua ferma convinzione che
l’unità federale dell’Europa dovesse
scaturire da un moto popolare. La Federazione è
una unione democratica di stati democratici. Non si
può costruire l’Europa senza la partecipazione
attiva dei cittadini. La pressione dei movimenti federalistici
ed europeistici è necessaria per provocare la
convocazione di una costituente europea, così
come avevano fatto gli americani a Filadelfia. Sulla
base di questo modello d’azione, nel 1951, con
un’audace iniziativa, Spinelli riuscì a
convincere il governo italiano che la proposta francese
di una Comunità Europea di Difesa (Ced) non era
realizzabile senza una Costituzione e senza un governo
democratico europeo.
Un’assemblea costituente venne effettivamente
convocata. Tuttavia, il progetto di Comunità
Politica Europea fallì a causa del rifiuto francese
del 1954. Si trattò di una grave sconfitta per
i federalisti, che per molti anni non riuscirono a riprendere
l’iniziativa. Solo trent’anni dopo, nel
1984, come deputato nel primo Parlamento europeo eletto
a suffragio universale, Spinelli riuscì a far
approvare il Trattato di Unione europea. Si trattava
di un nuovo progetto di Costituzione. Ma il Parlamento
non possedeva sufficiente autorità per sostenere
il progetto e i governi nazionali lo rifiutarono. Spinelli
venne così sconfitto per la seconda volta.
Il destino non ha concesso a Spinelli di riprendere
la lotta. Lo hanno fatto i federalisti con una tenace
pressione sul Parlamento europeo e sui governi nazionali,
in un’Europa ormai alle prese con i problemi creati
dalla disgregazione dell’Urss. Grazie a queste
pressioni, oggi, abbiamo il terzo progetto di Costituzione
europea, sebbene con difetti vistosi e in bilico tra
la vita e la morte. Lo trattiene in vita solo il timore
che, senza una Costituzione, l’Europa si disfi.
Ma una vera volontà di rilancio non si è
ancora manifestata. Spinelli direbbe che, per uscire
dalla crisi, occorre avere fiducia nella volontà
di unità del popolo europeo. La Costituzione
europea è rimasta vittima di lotte nazionali
di potere. Per evitare nuove trappole nazionali, chi
vuole riprendere il cammino deve proporre un referendum
europeo sulla Costituzione europea in occasione delle
elezioni europee del 2009. I cittadini potrebbero così
esprimersi, nel medesimo giorno, in tutti i paesi dell’Unione.
In questo senso si stanno orientando anche i partiti
più europeistici nel Parlamento europeo.
L’insegnamento di Spinelli va al di là
dell’Europa. Il 14 febbraio 1984, dopo il voto
sul Trattato di Unione europea, in uno dei suoi ultimi
discorsi, Spinelli così si è rivolto al
Parlamento europeo: “Se le idee contenute in questo
testo non fossero esistite nella mente della grande
maggioranza di questo Parlamento, non sarei mai riuscito
a mettervele. Mi sono limitato ad esercitare, come Socrate,
l’arte della maieutica. Sono stato l’ostetrica
che ha aiutato il Parlamento a dare alla luce questo
bambino”.
Come Socrate, Spinelli è stato un autentico
rivoluzionario, perché l’unificazione europea
è una rivoluzione pacifica. L’unità
europea non può essere fatta con la violenza,
ma solo con la forza della ragione. Chi vuole veramente
la pace deve costruire istituzioni sovranazionali. In
un mondo insanguinato quasi quotidianamente da guerre
e massacri, afflitto dalla povertà di massa e
minacciato da una crisi ecologica irreversibile, è
assurdo perpetuare la divisione dell’umanità
in tribù sovrane. La politica della divisione
appartiene al passato. Il nuovo modo di fare politica
consiste nella tenace costruzione dell’unità
di popoli, di nazioni, di religioni e di culture differenti.
Se l’Europa si darà una Costituzione sovranazionale,
un giorno anche l’umanità potrà
decidere il suo futuro sulla base di una Costituzione
cosmopolitica. Con Socrate, l’umanità ha
appreso l’arte della ricerca razionale della verità.
Con Spinelli, può apprendere l’arte della
costruzione della pace.
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