1 gennaio 2007: Romania e Bulgaria entreranno a
far parte dell’Ue.
Il 26 settembre la Commissione Ue ha dato il via libera
e il processo di ratifica prevede alcuni passaggi.
Innanzitutto il rapporto dell'eurogoverno contiene
una raccomandazione che sarà ratificata dai
Venticinque, prima che Sofia e Bucarest possano indicare
a Bruxelles i nomi dei rispettivi candidati commissari,
che verranno poi ascoltati dal Parlamento europeo.
Al termine delle audizioni, il Parlamento dovrà
votare la fiducia al collegio europeo affinché
la Commissione possa cominciare a lavorare fin dal
primo gennaio.
Entrare a far parte dell’Unione significa soddisfare
alcune condizioni politiche ed economiche e, nonostante
i passi in avanti compiuti dai due paesi in diversi
settori, rimangono alcune riserve da parte della Commissione,
soprattutto in materia di giustizia e di lotta alla
criminalità. In particolare, si chiede alla
Bulgaria di garantire l’imparzialità
del proprio sistema giudiziario e di portare a termine
le indagini su scandali di corruzione politica e amministrativa.
E lo stesso vale per la Romania: procedure giudiziarie
più trasparenti e una seria lotta al crimine
organizzato sono presupposti indispensabili per l’ingresso
nell’Ue.
A preoccupare Bruxelles sono anche la gestione dei
fondi agricoli e strutturali e la sicurezza aerea.
Per quel che riguarda il primo settore, c’è
il timore che i due nuovi membri non sappiano gestire
la gran quantità di denaro che entrerà
nel paese subito dopo l’adesione. Per questo
motivo la Commissione ha adottato un regolamento speciale
per i fondi agricoli e ha chiesto il rispetto per
le norme in vigore per quelli strutturali con la possibilità,
tuttavia, di sospendere il pagamento dei fondi qualora
venissero riscontrate delle irregolarità.
Infine, Bruxelles teme per la sicurezza dei voli
aerei e la Bulgaria potrebbe ritrovarsi in cima ad
una lista nera se non adeguerà la propria compagnia
di bandiera agli standard europei.
Superati questi ostacoli è necessario passare
alle riforme istituzionali e dotarsi di meccanismi
decisionali trasparenti e democratici, senza dimenticare,
ha aggiunto il presidente della commissione europea
Jose Manule Barroso, che esiste un senso di “fatica
da allargamento” dei cittadini, problema da
non sottovalutare affinché si arrivi ad un
futuro d’unità europea.
Altre notizie dall’Unione
Nuove leggi anti-terrorismo?
Quali regole comuni per combattere il terrorismo?
La discussione europea oscilla tra chi vuole nuove
e severe leggi comuni e chi invece, pur ammettendo
la necessità di nuove regole e di collaborazione
tra apparati di polizia dei diversi stati membri,
insiste sul principio di salvaguardare le libertà
dei cittadini.
Secondo quanto si apprende in un comunicato stampa
da euObserver,
il Commissario europeo Franco Frattini propone nuove
leggi per combattere il terrorismo ma ha incontrato
tuttavia l’ostacolo della Danimarca e, in particolare,
del Ministro della Giustizia danese Lene Espersen
la quale teme che vengano lesi i diritti dei cittadini.
Secondo il Commissario Frattini, gli stati europei
sono ancora molto lontani dall’acquisire una
linea comune per combattere il terrorismo; manca,
sostiene il commissario italiano, una definizione
dei diritti dei sospettati mentre lo scambio di dati
personali degli indiziati tra forze di polizia degli
stati membri è ancora scarsamente efficiente.
La grande coalizione slovacca e i suoi limiti
Il Primo Ministro slovacco Robert Fico, leader del
partito socialdemocratico Smer, si difende a Bruxelles
cercando di giustificare l’azione e la composizione
del suo governo. La critica che gli viene rivolta
riguarda la sua coalizione con l'ultranazionalista
Sns; inoltre il Primo Ministro è stato esortato
ad attenuare le tensioni che si sono accese nei confronti
delle minoranze presenti nel Paese. Fico, però,
nega qualsiasi violazione dei diritti umani nel trattamento
delle minoranze e chiede che il suo governo non venga
giudicato sulla base della sua composizione ma sul
programma portato avanti.
Il Partito dei Socialisti Europei (Pes) deciderà
se allontanare i partners del partito di Fico poiché
la loro presenza scoraggia i tentativi del Pes di
combattere l’intolleranza etnica. Fico, si legge
sulle pagine di European
Voice, ha insistito sul fatto che la composizione
del governo ha permesso al suo partito di compiere
un “programma democratico sociale” e di
creare un “welfare state economicamente efficiente”,
mentre, continua il premier slovacco, la precedente
amministrazione guidata da Mikulás Dzurinda
ha soltanto “servito le minoranze” lasciando
il paese con un alto tasso di povertà e disoccupazione
e bassi salari. L’impegno di Bratislava sarà
quello di far entrare il paese nell’euro entro
il 2009, cercando di ridurre il deficit al 3% entro
il 2007 e al 2,5% entro l’anno successivo.
Il valore della costituzione europea
Quanto costa alla Commissione non avere una costituzione
europea?
Il parlamentare socialista tedesco Jo Leinen, per
esempio, ha scritto una relazione che si intitola
“I costi della non-costituzione” in cui
viene fatta una lista degli eventi (come gli attacchi
terroristici, l’immigrazione illegale, il fabbisogno
energetico) che l’Europa avrebbe potuto affrontare
più facilmente se fosse stata dotata di una
costituzione. Secondo Jose Manuel Barroso, scrive
euObserver,
la Commissione dovrebbe rimanere al di fuori del dibattito
fra gli stati e tener conto del “no” di
Francia e Olanda, opinione che Leinen non condivide
perché la costituzione è un trattato
per il quale tutti gli stati membri si devono impegnare,
perché tutti direttamente coinvolti.
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