305 - 14.09.06


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L’Ue e il welfare che verrà

Mario Sorano



Il lavoro e le tematica ad esso connesso sono sicuramente alcuni degli argomenti più urgenti dell’agenda politica europea ed internazionale.
La sensazione che la classe lavoratrice sia ormai un puro concetto teorico seppellita nel dimenticatoio della storia è oggi pienamente confermata dalle nuove forme di contrattazione. Volte a rendere il lavoro non solo flessibile e più economico, le nuove norme contrattuali individualistiche basate sul libero mercato, giocano un ruolo decisivo nella frammentazione e atomizzazione dei lavoratori. Questi, privi del sostegno che l’appartenenza ad una classe può dare, hanno perso quella forza dirompente acquisita nel corso del ‘900, diventando così merce le cui qualità fondamentali sono la totale disponibilità e il basso costo.
Secondo la scuola liberista il lavoro e i diritti sociali appartengono a un’epoca ormai superata. Rappresentano un modo di intendere la società tutto europeo che non ha più ragione d’essere alla luce del successo delle economie cinesi e indiane, dove i bassi salari riducono i costi di produzione e abbattono le spese sia dell’industria sia dello Stato.

Ma è veramente declinata l’idea di una società dove il lavoro per tutti e la solidariètà verso gli svantaggiati erano considerati insieme alla libertà individuale e alla proprietà privata pilastri delle costituzioni del XIX e XX secolo?
Secondo gli studi condotti da Antonio Cantaro, docente di Diritto costituzionale dell’integrazione europea, il lavoro e i diritti sociali possiedono tutt’oggi una forza e un consenso ancora vivi e in costante evoluzione.
Nel suo libro, Il secolo lungo, Cantaro, attraverso la storia del lavoro e del welfare europeo evidenzia come in questo momento storico la società è ritornata a quella che lui definisce la preistoria del lavoro, e cioè alla società dei produttori. È il mercato ad essere di nuovo al centro della vita pubblica e privata di tutta la società, e sono gli interessi economici a dettare l’agenda politica di tutti gli Stati.

Contrariamente alle previsioni dei neoliberisti che affermano proprio la fine del “secolo breve” del lavoro, inteso come momento di passaggio tra il primo capitalismo e la globalizzazione ancora in corso, Cantaro è convinto dell’attualità del lavoro e dei diritti sociali, i quali sono stati per tutto il Novecento i principi a cui gli Stati europei hanno affidato la stabilità, la pace sociale, e la ricchezza dell’Europa.

Il “secolo lungo” del lavoro non è finito. Minacciato e bistrattato scorre inarrestabile nel dna di tutta la società europea, permane nella mentalità di tutti noi europei. Non sarà affatto un caso che popoli come i francesi e gli olandesi hanno bocciato una costituzione europea dove il richiamo ai diritti dei lavoratori e ad un welfare solidale, è offuscato dalle pressioni lobbistiche delle grandi multinazionali.
Il riconoscimento costituzionale dei diritti sociali alla pari di quelli individuali, avvenuto con il trattato di Nizza, rappresenta un nuovo inizio della Unione europea, e forse come ipotizza Cantaro, l’unica via percorribile per ricollocare l’Europa e i suoi valori al centro della vita economica e politica mondiale, fornendo un nuovo paradigma per affrontare gli strappi e le insicurezze di cui la globalizzazione è portatrice.

Antonio Cantaro,
Il secolo lungo.
Lavoro e diritti sociali nella storia europea
,
Ediesse, € 13,00, 2006, pagine 215

 

 

 

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