“I fedeli non hanno bisogno di un prete che
sia esperto d’economia, d’edilizia e di
politica”. È giovedì 25 maggio
e Benedetto XVI a Varsavia, durante il suo primo giorno
di visita in Polonia, lascia cadere questa frase nel
bel mezzo del suo discorso.
A chi fa riferimento il papa, chi sarebbe questo
prete affarista che scambia la sua missione spirituale
con quella temporale? Senza dubbio è di Tadeusz
Rydzyk che il Santo padre parla, con un richiamo all’ordine
esplicito che segue una serie di interventi intrapresi
nei mesi scorsi dal Vaticano per riportare la Radio
Mayja del “padre direttore” a più
miti consigli.
Sulle onde dell’emittente, infatti, il redentorista
Rydzyk conduce da anni la sua crociata ideologico-politica
ultracattolica per “salvare la Polonia, una
grande nazione, una nazione con una sola lingua, una
sola cultura e una sola religione” dai molteplici
nemici che starebbero complottando contro di essa
e conducendola verso una decadenza dei costumi e della
morale. Tutti i giorni, “la voce cattolica in
casa tua”, tra cantici e preghiere, lancia i
suoi strali infuocati contro la solita banda di subdoli
omosessuali e socialisti, europeisti e liberali, abortisti,
massoni e naturalmente ebrei.
Proprio a causa delle ultime e irripetibili invettive
antisemite lanciate dagli studi di Radio Maryja, le
gerarchie Vaticane hanno deciso di intervenire e,
con una lettera inviata direttamente al nunzio apostolico
Josef Kowalczyk, hanno invitato la Conferenza episcopale
polacca ad esercitare il controllo sulle uscite della
radio. Venti giorni prima dell’arrivo di Benedetto
XVI in Polonia, la Conferenza episcopale ha deciso
di creare un consiglio per vegliare sull’emittente.
Il problema è che il padre direttore sembra
irrefrenabile e poco gestibile dalla diplomazia vaticana.
Anche l’appello diretto del papa, a parte qualche
imbarazzo, non è stato affatto assunto dalla
classe politica. Rydzyk il crociato conta infatti
nella sua cerchia d’amici l’intero vertice
del nuovo potere polacco a cui ha messo a disposizione
il proprio impero mediatico.
Oltre a Radio Maryja, che raggiunge le case di tre
milioni di polacchi tutti i giorni, il redendorista
controlla infatti anche il canale televisivo Trwan
e il quotidiano Nasz Dziennik, e a Torun,
a 200 chilometri da Varsavia dove c’è
la sede della radio, padre Rydzyk si è aperto
una scuola superiore di “cultura sociale e mediatica”
in cui forma professionalmente e ideologicamente i
propri giornalisti.
Certo i media di Rydzyk hanno fatto campagna per
i populisti conservatori di Diritto e Giustizia (Pis)
guidati da Jaroslaw Kaczynski contribuendo alla loro
vittoria sia alle politiche dello scorso autunno,
sia all’elezione del gemello di quest’ultimo,
Lech Kaczynski, alla presidenza della Repubblica;
certo anche i due partitini di estrema destra xenofobi,
omofobi e antisemiti della Lega delle famiglie polacche
(Lpr) e Autodifesa (Samoobrona) hanno approfittato
dei microfoni del padre direttore per far campagna
e favorire la loro recente entrata nella compagine
governativa; ma la vera questione è che tra
l’ultracattolicesimo antisemita e antiliberale
di Rydzyk e il populismo nazionalista e antieuropeista
del nuovo potere c’è più di un
collateralismo, una vera e propria organicità.
Lo dimostra anche il fatto che dopo l’inquietudine
suscitata in tutta Europa dalle prese di posizione
antisemite della radio, e in barba all’arrivo
del Santo padre e al di là di ogni opportunità
diplomatica, il 21 maggio il capo del governo Kazimierz
Marcinkiewicz si sia recato presso i microfoni dell’emittente.
Non bastano neanche i dubbi più volte sollevati
sulla gestione finanziaria di Rydzyk e sulle fonti
di finanziamento per allontanare i politici da questa
figura oscura. Come ha fatto questo predicatore a
fondare Radio Maryja nel 1991 e perché all’inizio
trasmetteva dalla Russia sulla lunghezza d’onda
utilizzata dall’esercito? Che fine hanno fatto
i soldi che il padre redentorista aveva raccolto nel
1997 per salvare i cantieri navali di Gdansk?
Sostenuto dai suoi ascoltatori, dai suoi adepti raggruppati
nella “Famiglia di Radio Maryja” che lo
considerano un santo, e sostenuto ora anche dal vertice
politico dello Stato, il controverso Tadeusz Rydzyk,
padre direttore, continuerà la sua crociata
a scorno dell’Europa, del Vaticano e del gran
rabbino di Polonia, Michael Schudrich, aggredito a
Varsavia il giorno prima di recarsi ad Auschwitz per
pregare al fianco di Benedetto XVI.
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