289 - 25.11.05


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E Ahmadinejad portò
l’Iran in prima pagina

Tatiana Battini


La bufera diplomatica che negli ultimi mesi ha coinvolto il mondo politico a livello internazionale ha radici profonde.
Sono anni che la questione dell’Iran e del nucleare è aperta.
Dal 2002, anno in cui l’Iran ha ammesso di aver sviluppato nei 18 anni precedenti progetti per l’arricchimento dell’uranio (componente essenziale per fabbricare armamenti nucleari), i suoi rapporti con Stati Uniti, Onu e Unione Europea si sono incrinati notevolmente. Secondo il “trattato di non proliferazione nucleare”, in vigore dal 1968, anche l’Iran deve sottostare alle ispezioni dei membri dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Aiea), l’organo di controllo dell’Onu che vigila sull’attività delle centrali nucleari.
Dallo scorso agosto l’Iran ha ripreso l’attività di arricchimento dell’uranio, in concomitanza con l’elezione del nuovo presidente, l’iperconservatore Mahmoud Ahmadinejad. In tutta risposta il Consiglio dei Governatori dell’Aiea, ha approvato con 22 voti a favore, su un totale di 35 membri, la risoluzione dell’Ue per la condanna della ripresa delle attività nucleari da parte dell’Iran. Ha votato contro soltanto il delegato del Venezuela, mentre dodici nazioni si sono astenute dal voto, tra le quali la Russia e la Cina, entrambe in buoni rapporti economico finanziari con la Repubblica islamica.

Il timore di Stati Uniti, Onu e Unione Europea, con particolare riferimento a Germania, Francia e Gran Bretagna, il cosiddetto Ue-3, è quello che l’Iran si stia organizzando per fabbricare armi nucleari e che l’arricchimento dell’uranio serva proprio a questo scopo. Per contro, l’Iran ha sempre negato di voler usare il nucleare per scopi bellici, affermando il diritto del proprio Paese di usufruirne con finalità pacifiche, ad esempio in campo medico e agricolo. Le ispezioni dell’Aiea si sono intensificate e la macchina diplomatica mondiale si è messa in moto per indurre l’Iran a cessare il processo di arricchimento dell’uranio.

Per scongiurare il pericolo che le finalità del programma nucleare iraniano non siano solamente per usi civili, le scorse settimane Gran Bretagna Germania e Francia hanno avanzato proposte di collaborazione con l’Iran per quanto concerne l’attività nucleare, assicurando da un lato ingenti apporti economici e dall’altro esigendo l’immediata cessazione dei processi di arricchimento dell’uranio; se ciò non fosse avvenuto i Paesi dell’Ue-3 avrebbero chiuso i negoziati con l’Iran. Il presidente Ahmadinejad, supportato dall’Ayatollah religioso Khamenei, ha ribadito che per nessun motivo porrà fine alle procedure di arricchimento dell’uranio e ha sottolineato che il suo Paese non ha mai avuto intenzione di attaccare militarmente un altro Stato e che il nucleare servirebbe loro soltanto per scopi pacifici.

La situazione, già particolarmente tesa, è divenuta incandescente in seguito al terremoto diplomatico scatenato dalle parole pronunciate da Ahmadinejad durante il convegno “Il mondo senza sionismo”.
Di fronte ad una platea di studenti il presidente iraniano, parafrasando Khomeini, ha auspicato la cancellazione dello Stato di Israele dalle carte geografiche. Subito è arrivata la reazione del Primo Ministro israeliano Ariel Sharon ha chiesto che ha giudicato l’Iran un paese non degno di far parte di un’organizzazione civile come le Nazioni Unite e ne ha chiesto l’espulsione.
Non sono state da meno le reazioni di Stati Uniti, Onu e Ue, tanto che, se le vie diplomatiche avviate per la violazione del “trattato di non proliferazione nucleare” fossero fallite, si sarebbe passati alle vie di fatto, minacciando di portare l’intera questione davanti al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, dove l’Iran correrebbe il serio rischio di pesanti sanzioni tanto per l’attività di arricchimento dell’uranio che per le parole ostili verso Israele.

In seguito alle affermazioni del presidente Ahmadinejad alcuni Paesi dell’Ue e la Russia hanno convocato gli ambasciatori iraniani per chiedere spiegazioni sull’accaduto ed esprimere il proprio sdegno. I Capi di Stato e di Governo dell’Unione, durante un vertice in corso ad Hampton Court, hanno condannato le esternazioni sullo Stato di Israele. Tony Blair, ha definito le parole del presidente iraniano “una vergogna”; Jacques Chirac ha commentato che “atteggiamenti sconsiderati di questo tipo potrebbero portare il Paese a un isolamento da parte della comunità internazionale”; Silvio Berlusconi si è detto sconcertato e preoccupato dalle parole di Ahmadinejad aggiungendo che l’atteggiamento del premier iraniano “conferma tutte le preoccupazioni della comunità internazionale sul dossier nucleare iraniano”.

Il presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso, ha definito le dichiarazioni del presidente iraniano “inaccettabili”, mentre il portavoce dell’Unione Europea, Stefaan De Rynck ha fatto sapere che Bruxelles si augura che l’Iran non prenda alcuna iniziativa che rimetta in discussione una soluzione negoziata e che si dimostri pronto a rispettare gli impegni di Parigi.

Per tentare di trovare una soluzione alla spinosa questione del nucleare intanto, il 6 novembre l’Iran ha inviato ai Paesi dell’Ue-3 una lettera nella quale ha chiesto la riapertura dei negoziati ferma restando la continuazione dell’attività dell’arricchimento dell’uranio iniziata lo scorso agosto. La risposta non è stata ufficializzata, ma è ovvio che un tale accordo non potrà mai soddisfare le tre nazioni europee.
La notizia più recente è che la questione dell’Iran sarà discussa il 24 novembre prossimo dall’organo esecutivo dell’Aiea che si riunirà a Vienna, al termine dell’incontro saranno rese note le decisioni prese nei confronti della Repubblica islamica.

La preoccupazione per l’uso dell’energia nucleare da una parte e le esternazioni contro il popolo israeliano dall’altra hanno inasprito come non mai le relazioni non soltanto con Stati Uniti e Unione Europea, ma anche con i partner storici dell’Iran come Russia e Cina; persino l’autorità nazionale palestinese ha preso nettamente le distanze dalla Repubblica islamica giudicando negativamente il modo di porsi del nuovo presidente Ahmadinejad.
Da parte del presidente iraniano il polverone che si è alzato intorno alle sue affermazioni è stato del tutto fuori luogo, perché, a suo modo di vedere, non è la prima volta che l’Iran manifesta apertamente quanto forte sia il dissenso (o l’odio) nutrito verso il popolo di Israele. Ahmadinejad ha fatto riferimento alle scritte vergate sui missili fatti sfilare in varie occasioni durante le parate militari organizzate in Iran, sui quali si leggevano frasi del tutto simili a quelle da lui pronunciate durante la conferenza di ottobre. Tanto è vero che qualche tempo fa una delegazione italiana, invitata ad assistere ad una parata militare in Iran, ha abbandonato la manifestazione per protestare contro le frasi palesemente offensive nei confronti di Israele.

Dai suoi connazionali Ahmadinejad non sembra aver ricevuto alcuna critica per il suo comportamento, o meglio, alcune indiscrezioni accennano al fatto che quattro ambasciatori sarebbero stati “richiamati” dalla Repubblica islamica solo per aver espresso la loro contrarietà verso le parole pronunciate dal presidente. Non sono in pochi a pensare che, grazie al nuovo presidente in carica, l’Iran abbia compiuto un grande balzo indietro nel tempo.


 

 

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