La bufera
diplomatica che negli ultimi mesi ha coinvolto il mondo
politico a livello internazionale ha radici profonde.
Sono anni che la questione dell’Iran e del nucleare
è aperta.
Dal 2002, anno in cui l’Iran ha ammesso di aver
sviluppato nei 18 anni precedenti progetti per l’arricchimento
dell’uranio (componente essenziale per fabbricare
armamenti nucleari), i suoi rapporti con Stati Uniti,
Onu e Unione Europea si sono incrinati notevolmente.
Secondo il “trattato di non proliferazione nucleare”,
in vigore dal 1968, anche l’Iran deve sottostare
alle ispezioni dei membri dell’Agenzia Internazionale
per l’Energia Atomica (Aiea), l’organo di
controllo dell’Onu che vigila sull’attività
delle centrali nucleari.
Dallo scorso agosto l’Iran ha ripreso l’attività
di arricchimento dell’uranio, in concomitanza
con l’elezione del nuovo presidente, l’iperconservatore
Mahmoud Ahmadinejad. In tutta risposta il Consiglio
dei Governatori dell’Aiea, ha approvato con 22
voti a favore, su un totale di 35 membri, la risoluzione
dell’Ue per la condanna della ripresa delle attività
nucleari da parte dell’Iran. Ha votato contro
soltanto il delegato del Venezuela, mentre dodici nazioni
si sono astenute dal voto, tra le quali la Russia e
la Cina, entrambe in buoni rapporti economico finanziari
con la Repubblica islamica.
Il timore di Stati Uniti, Onu e Unione Europea, con
particolare riferimento a Germania, Francia e Gran Bretagna,
il cosiddetto Ue-3, è quello che l’Iran
si stia organizzando per fabbricare armi nucleari e
che l’arricchimento dell’uranio serva proprio
a questo scopo. Per contro, l’Iran ha sempre negato
di voler usare il nucleare per scopi bellici, affermando
il diritto del proprio Paese di usufruirne con finalità
pacifiche, ad esempio in campo medico e agricolo. Le
ispezioni dell’Aiea si sono intensificate e la
macchina diplomatica mondiale si è messa in moto
per indurre l’Iran a cessare il processo di arricchimento
dell’uranio.
Per scongiurare il pericolo che le finalità
del programma nucleare iraniano non siano solamente
per usi civili, le scorse settimane Gran Bretagna Germania
e Francia hanno avanzato proposte di collaborazione
con l’Iran per quanto concerne l’attività
nucleare, assicurando da un lato ingenti apporti economici
e dall’altro esigendo l’immediata cessazione
dei processi di arricchimento dell’uranio; se
ciò non fosse avvenuto i Paesi dell’Ue-3
avrebbero chiuso i negoziati con l’Iran. Il presidente
Ahmadinejad, supportato dall’Ayatollah religioso
Khamenei, ha ribadito che per nessun motivo porrà
fine alle procedure di arricchimento dell’uranio
e ha sottolineato che il suo Paese non ha mai avuto
intenzione di attaccare militarmente un altro Stato
e che il nucleare servirebbe loro soltanto per scopi
pacifici.
La situazione, già particolarmente tesa, è
divenuta incandescente in seguito al terremoto diplomatico
scatenato dalle parole pronunciate da Ahmadinejad durante
il convegno “Il mondo senza sionismo”.
Di fronte ad una platea di studenti il presidente iraniano,
parafrasando Khomeini, ha auspicato la cancellazione
dello Stato di Israele dalle carte geografiche. Subito
è arrivata la reazione del Primo Ministro israeliano
Ariel Sharon ha chiesto che ha giudicato l’Iran
un paese non degno di far parte di un’organizzazione
civile come le Nazioni Unite e ne ha chiesto l’espulsione.
Non sono state da meno le reazioni di Stati Uniti, Onu
e Ue, tanto che, se le vie diplomatiche avviate per
la violazione del “trattato di non proliferazione
nucleare” fossero fallite, si sarebbe passati
alle vie di fatto, minacciando di portare l’intera
questione davanti al Consiglio di Sicurezza dell’Onu,
dove l’Iran correrebbe il serio rischio di pesanti
sanzioni tanto per l’attività di arricchimento
dell’uranio che per le parole ostili verso Israele.
In seguito alle affermazioni del presidente Ahmadinejad
alcuni Paesi dell’Ue e la Russia hanno convocato
gli ambasciatori iraniani per chiedere spiegazioni sull’accaduto
ed esprimere il proprio sdegno. I Capi di Stato e di
Governo dell’Unione, durante un vertice in corso
ad Hampton Court, hanno condannato le esternazioni sullo
Stato di Israele. Tony Blair, ha definito le parole
del presidente iraniano “una vergogna”;
Jacques Chirac ha commentato che “atteggiamenti
sconsiderati di questo tipo potrebbero portare il Paese
a un isolamento da parte della comunità internazionale”;
Silvio Berlusconi si è detto sconcertato e preoccupato
dalle parole di Ahmadinejad aggiungendo che l’atteggiamento
del premier iraniano “conferma tutte le preoccupazioni
della comunità internazionale sul dossier nucleare
iraniano”.
Il presidente della Commissione Europea, José
Manuel Barroso, ha definito le dichiarazioni del presidente
iraniano “inaccettabili”, mentre il portavoce
dell’Unione Europea, Stefaan De Rynck ha fatto
sapere che Bruxelles si augura che l’Iran non
prenda alcuna iniziativa che rimetta in discussione
una soluzione negoziata e che si dimostri pronto a rispettare
gli impegni di Parigi.
Per tentare di trovare una soluzione alla spinosa questione
del nucleare intanto, il 6 novembre l’Iran ha
inviato ai Paesi dell’Ue-3 una lettera nella quale
ha chiesto la riapertura dei negoziati ferma restando
la continuazione dell’attività dell’arricchimento
dell’uranio iniziata lo scorso agosto. La risposta
non è stata ufficializzata, ma è ovvio
che un tale accordo non potrà mai soddisfare
le tre nazioni europee.
La notizia più recente è che la questione
dell’Iran sarà discussa il 24 novembre
prossimo dall’organo esecutivo dell’Aiea
che si riunirà a Vienna, al termine dell’incontro
saranno rese note le decisioni prese nei confronti della
Repubblica islamica.
La preoccupazione per l’uso dell’energia
nucleare da una parte e le esternazioni contro il popolo
israeliano dall’altra hanno inasprito come non
mai le relazioni non soltanto con Stati Uniti e Unione
Europea, ma anche con i partner storici dell’Iran
come Russia e Cina; persino l’autorità
nazionale palestinese ha preso nettamente le distanze
dalla Repubblica islamica giudicando negativamente il
modo di porsi del nuovo presidente Ahmadinejad.
Da parte del presidente iraniano il polverone che si
è alzato intorno alle sue affermazioni è
stato del tutto fuori luogo, perché, a suo modo
di vedere, non è la prima volta che l’Iran
manifesta apertamente quanto forte sia il dissenso (o
l’odio) nutrito verso il popolo di Israele. Ahmadinejad
ha fatto riferimento alle scritte vergate sui missili
fatti sfilare in varie occasioni durante le parate militari
organizzate in Iran, sui quali si leggevano frasi del
tutto simili a quelle da lui pronunciate durante la
conferenza di ottobre. Tanto è vero che qualche
tempo fa una delegazione italiana, invitata ad assistere
ad una parata militare in Iran, ha abbandonato la manifestazione
per protestare contro le frasi palesemente offensive
nei confronti di Israele.
Dai suoi connazionali Ahmadinejad non sembra aver ricevuto
alcuna critica per il suo comportamento, o meglio, alcune
indiscrezioni accennano al fatto che quattro ambasciatori
sarebbero stati “richiamati” dalla Repubblica
islamica solo per aver espresso la loro contrarietà
verso le parole pronunciate dal presidente. Non sono
in pochi a pensare che, grazie al nuovo presidente in
carica, l’Iran abbia compiuto un grande balzo
indietro nel tempo.
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