287 - 28.10.05


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Tutte le tappe
dell’avvicinamento
Beatrice Mani

Da più di quarant’anni Turchia ed Europa si studiano, tentano di accostarsi, si allontanano e tornano ancora sui propri passi.
Il primo tentativo di avvicinamento della Turchia all’Europa affonda le sue radici nel 1959, quando Europa significava soprattutto Comunità economica, Cee, e prosegue fino allo scorso ottobre, quando 70 milioni di turchi e l’intera popolazione del vecchio continente hanno atteso con il fiato sospeso il via libera del Consiglio europeo ai negoziati di adesione con il governo di Ankara.
Durante questo lungo percorso gli ostacoli principali sono stati le questioni sui diritti umani, il problema cipriota e, in generale, la relazione con la Grecia per la definizione delle acque territoriali delle isole elleniche. Hanno scatenato polemiche nell’opinione pubblica europea il tema della pena di morte, oggi abolita, e le regole carcerarie, nonché il trattamento riservato alla minoranza curda (14 milioni di persone).

D’altra parte la Turchia conosce il suo punto di forza: la collocazione geografica che la pone al confine sud-orientale dell’Occidente. Dopo l’11 settembre l’adesione del governo di Ankara ha acquisito un valore anche simbolico e diviso l’Europa in favorevoli e contrari. Senza l’entrata della Turchia sarebbe impossibile creare un confine strategico tra Oriente e Occidente, inoltre l’integrazione di un Paese a maggioranza musulmana nell’Unione europea rappresenta un forte simbolo della possibile collaborazione tra popoli e religioni.
Ma ecco le tappe fondamentali del percorso turco attraverso il periglioso cammino verso l’Europa.

Settembre 1959
Per la prima volta la Turchia compie un passo verso l’Europa candidandosi per un accordo di Associazione con la Comunità economica (Cee), nata pochi anni prima, nel 1957. Il fatto che già nel 1952 il Paese fosse stato ammesso nella Nato, venne interpretato come un chiaro segnale della possibilità di integrare la Turchia nell’Europa.

Settembre 1963
Dopo pochi anni viene firmato un Accordo di Associazione (Accordo di Ankara) che consenta una graduale unione doganale con la Cee ed una eventuale membership (articolo 28 del documento). Nell’accordo è prevista la realizzazione di una unione commerciale da attuarsi in tre fasi nell’arco di 13 anni. Ma questo patto venne aggiornato solo nel ’70, quando furono effettivamente fissate delle date precise per la creazione di intese commerciali e industriali (da concretizzare nel 1982) e altre per i beni alimentari (1992). Ciò nonostante le difficoltà economiche interne al Paese negli anni ’70 impediscono l’applicazione degli accordi.

1965
Il rispetto dei diritti umani. Con questo spinoso problema, costante del governo di Ankara, si confronta il Parlamento europeo che istituisce una delegazione inter-parlamentare. Compito della delegazione, sorta su richiesta della sottocommissione per i diritti umani, è quello di monitorare i casi di violazione di tali diritti. Desta scalpore quello della giornalista Leyla Zana, in carcere per motivi politici.

Novembre 1970
L’Unione doganale comincia a delinearsi e la delicata fase di preparazione viene rafforzata dalla firma del Protocollo addizionale e il secondo Protocollo finanziario, a Bruxelles. Si tratta di uno slancio positivo che subisce però un arresto dovuto all’incidente diplomatico causato dall’occupazione militare di Cipro e dalla separazione con la forza delle due etnie presenti sull’isola, nel 1974.

Settembre 1980
La già difficile situazione dei rapporti fra Europa e Turchia sembra irrimediabilmente compromessa dal colpo di stato di quest’anno, le cui conseguenze sono, dal punto di vista diplomatico, gravissime: sono infatti interrotte le relazioni diplomatiche e la cooperazione finanziaria fra Ankara ed Europa.

1986
Il consiglio di associazione Cee-Turchia riavvia il processo di avvicinamento di Ankara all'Europa.

Aprile 1987
La Turchia chiede formalmente l’adesione alla Cee, nel frattempo è stato restaurato il sistema parlamentare.

Dicembre 1989
La Commissione ammette l'eleggibilita' di Ankara alla piena adesione, ma non si esprime sulla candidatura. I Paesi che si oppongono al governo di Ankara sono soprattutto Grecia e Cipro. A questi si aggiunge, all'inizio degli anni Novanta, il problema del conflitto nel Kurdistan.

Gennaio 1996
Una tappa del cammino viene raggiunta: Turchia e Ue concludono l’accordo che crea l’Unione doganale.

Dicembre 1997
Avvicinamenti e allontanamenti, appunto, ma anche contraddizioni caratterizzano i rapporti fra Ankara e Parlamento europeo. Al Summit di Lussemburgo la Turchia è dichiarata “eleggibile” a divenire membro dell’Ue. Tuttavia non viene inclusa formalmente fra i candidati ammessi a negoziare il loro ingresso nell’Unione: Cipro, Estonia, Slovenia, Repubblica Ceca, Ungheria.

Dicembre 1999
I rapporti fra Turchia ed Europa subiscono in questo anno una vera e propria svolta. Il Consiglio europeo di Helsinki delibera che “la Turchia è uno Stato candidato destinato ad aderire all’Unione in base agli stessi criteri applicati agli altri Stati candidati”, ancora una volta subentra una contraddizione, visto che nonostante la dichiarazione il Consiglio non indica alcuna data per l’apertura dei negoziati. Comunque, su questa base viene tracciato un percorso certo attraverso la creazione di un Parternariato di Adesione (realizzato in seguito, nel marzo 2001) e la programmazione di un monitoraggio dei progressi.

Novembre 2000
Il Parlamento europeo adotta a larga maggioranza la Relazione di Philippe Morillon sullo stato dei negoziati di adesione. Il governo di Ankara viene incoraggiato ad intensificare gli sforzi di democratizzazione. Eppure nel Trattato di Nizza, grazie al quale vengono attribuiti seggi al Parlamento europeo a tutti i paesi candidati al quinto (2004) e al sesto (2007) allargamento, alla Turchia, pur essendo menzionata, non è corrisposto alcun seggio.

2001-2002
La Turchia continua ad avvicinarsi: modifica ampiamente la propria Costituzione e avvia una serie di riforme per adeguarsi ai criteri di Copenaghen (fissati nel Consiglio europeo del 1993) che richiedono ai paesi candidati, tra le altre cose, il rispetto della democrazia, dei diritti umani e delle minoranze.

Marzo 2001
Il Consiglio europeo adotta il Prternariato di Accesso Ue-Turchia. Il governo di Ankara presenta il programma nazionale per l’adozione dell’acquis comunitario. Tra le strategie principali per rafforzare le relazioni con l’Unione si trova il proposito per un dialogo politico più intenso, la partecipazione del governo turco ai programmi comunitari e la sua associazione agli organi dell’Unione, ma anche la presenza a tutte le riunioni indette per i Paesi candidati al processo di adesione.

Settembre 2001
Il Parlamento Turco adotta alcune fondamentali riforme costituzionali per adeguarsi ai criteri politici di Copenaghen.

Ottobre 2001
Il Parlamento europeo adottando la Relazione di Lamassoure sull’aiuto finanziario a favore della Turchia, stabilisce l’importanza di favorire le riforme politiche e istituzionali turche.

Giugno 2002
Il Parlamento europeo fa il punto di situazione sullo stato dell'allargamento. In particolare si compiace del fatto che i rappresentanti delle due comunità cipriote, Clerides e Denktash, abbiano avviato degli intensi negoziati, ribadendo "che l'adesione è aperta solo a un unico Stato sovrano cipriota; rileva che questo Stato dovrebbe essere bizonale e bicomunitario, come previsto dalle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'Onu, ma deve avere la piena capacità di agire a livello internazionale nonché la capacità di adottare decisioni" in comune in materia di politica estera, politica europea, politica economica e monetaria, cittadinanza, nonché politica di sicurezza e di difesa. Un chiaro ammonimento per la Turchia, dato che Denktash non gode di una autonomia politica rispetto ad Ankara.

Agosto 2002
Finalmente viene fissata una data, ma allo stesso tempo la decisione sull’adesione slitta di qualche anno. Il Consiglio europeo di Copenaghen stabilisce infatti che sarà il Consiglio del dicembre 2004 a decidere se la Turchia avrà soddisfatto i criteri politici di Copenaghen e se sarà idonea all’avvio dei negoziati di adesione. Contemporaneamente viene approfondita la cooperazione commerciale con gli Stati membri.

Ottobre 2002
Il Consiglio europeo di Bruxelles dichiara che il Paese “ha compiuto importanti progressi verso l’adempimento dei criteri politici di Copenaghen e anche i criteri economici e l’allineamenti con l’acquis comunitario”. Dopo appena due mesi lo stesso riconoscimento arriva anche dal Consiglio europeo di Copenaghen.

Dicembre 2002
Il Consiglio europeo di Copenaghen chiarisce i tempi e le condizioni di adesione per la Turchia: il Paese ha due anni di tempo per conformarsi ai criteri di Copenaghen.

Maggio 2003
In questa occasione il Consiglio europeo riprende le fila del discorso interrotto nel dicembre dell’anno passato e fissa i principi, le priorità, gli obiettivi intermedi e le condizioni per il parternariato di adesione con la Turchia. Si sottolineano gli obiettivi da raggiungere circa il grado di democrazia (ruolo dei militari), il rispetto dei diritti umani e il rispetto delle minoranze, insieme con una economia di mercato concorrenziale all'interno dell'Unione e che sia in grado di sottoscrivere gli impegni dell'Unione politica, economica e monetaria. Le priorità per il biennio 2003/2004 sono un chiaro ultimatum sulla questione dei diritti umani, sul problema della giustizia e delle carceri, sulla questione curda e sul ruolo dei militari nella vita del paese. La Turchia, in particolare la sua èlite, vede in queste condizioni una contraddizione con i principi che hanno guidato la Repubblica per ottant’anni. Si teme addirittura un no di Ankara all’Europa.

Giugno 2003
Seguendo ancora una volta il meccanismo di allontanamento e avvicinamento, Il Parlamento europeo, dopo aver “ripreso” Ankara in maggio, ne riconosce i progressi compiuti ad appena un mese di distanza. Dopodiché adotta la relazione di Arie Oostlander, nella quale viene sottolineata la necessità di una completa riforma dello Stato che garantisca i principi di un regime laico e del controllo del potere civile su quello militare.

Aprile 2004
Il Parlamento europeo fa il punto della situazione delle relazioni diplomatiche con la Turchia e auspica l’apertura di un tavolo negoziale. Per gli eurodeputati la Turchia ha fatto dei passi importanti sulla strada delle riforme per adeguarsi ai criteri politici di Copenaghen.

Ottobre 2004
L’Europa tende ancora la mano alla Turchia. La Commissione presenta la “Raccomandazione sui progressi della Turchia verso l’adesione” in cui si esprime a favore dell’avvio dei negoziati.

Dicembre 2004
Il Consiglio europeo fissa le condizioni per l’apertura dei negoziati e stabilisce la data del 3 ottobre 2005 per il possibile avvio degli stessi.

Giugno 2005
La questione cipriota continua a creare tensioni fra Unione e Ankara. I ministri degli esteri dell’Ue danno il via libero al protocollo che estende ai 10 nuovi paesi dell’Unione, quindi anche alla Repubblica di Cipro, l’accordo dell’Unione doganale con Ankara. Pochi giorni dopo la Commissione europea approva il “quadro negoziale” del processo di adesione della Turchia e stabilisce gli orientamenti strategici e le procedure base per le trattative con il governo di Ankara. Questo quadro negoziale viene definito il “più rigoroso” che Bruxelles abbia mai preparato.

Luglio 2005
Il momento di imbarazzo sembra superato quando la Turchia firma il protocollo che estende l’Unione doganale con l’Ue anche ai nuovi 10 Stati membri, compreso Cipro. Ma nonostante la firma il governo di Ankara dichiara formalmente che l’accordo non implica il riconoscimento della parte dell’isola con cui non ha rapporti diplomatici. Di nuovo un allontanamento che preoccupa l’Unione.

21 settembre 2005
L’Europa non accetta la presa di posizione turca senza ribattere. I rappresentanti dei 25 Stati membri approvano una contro-dichiarazione con cui impongono le condizioni per l’avvio dei negoziati il 3 ottobre, ma fissano il riconoscimento della Repubblica di Cipro come condizione per la loro positiva conclusione. Questo significa che la Turchia deve necessariamente riconoscere l’isola durante i negoziati per l’adesione. Le navi e gli aerei ciprioti devono poter accedere agli scali turchi, in applicazione del protocollo firmato da Ankara.

28 settembre 2005
L’Europarlamento dà il via libera ai negoziati, ma non ratifica il protocollo sull’estenzione dell’unione doganale Ue-Turchia. Strasburgo chiede inoltre che il genocidio degli armeni venga riconosciuto da Ankara prima dell’adesione.

03 ottobre 2005
Il Consiglio europeo, dopo un lungo braccio di ferro, dà il via libera ai negoziati di adesione con la Turchia.

06 ottobre 2005
La Commissione europea pubblica il suo rapporto sul "sufficiente" rispetto dei criteri di Copenhagen. Al rapporto si accompagnano le “raccomandazioni" del commissario all'Allargamento Gunter Verheugen.
Tra le questioni in sospeso resta dell'adulterio (reato penale), la tortura, restrizioni alla libertà religiosa e di stampa, i diritti delle donne e delle minoranze. Per assistere all’ultima tappa di questo lungo e tormentato cammino della Turchia verso l’Europa, ma anche dell’Europa verso la Turchia, è necessario attendere fino il 17 dicembre, quando i presidenti del Consiglio dei 25, decideranno se iniziare e come iniziare i negoziati per l'adesione di Ankara. Il processo potrebbe richiedere ancora molti anni, ma qualora venga avviato non sarà più possibile, neppure in caso di nuove violazioni.

 

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