Da più di quarant’anni Turchia ed Europa
si studiano, tentano di accostarsi, si allontanano
e tornano ancora sui propri passi.
Il primo tentativo di avvicinamento della Turchia
all’Europa affonda le sue radici nel 1959, quando
Europa significava soprattutto Comunità economica,
Cee, e prosegue fino allo scorso ottobre, quando 70
milioni di turchi e l’intera popolazione del
vecchio continente hanno atteso con il fiato sospeso
il via libera del Consiglio europeo ai negoziati di
adesione con il governo di Ankara.
Durante questo lungo percorso gli ostacoli principali
sono stati le questioni sui diritti umani, il problema
cipriota e, in generale, la relazione con la Grecia
per la definizione delle acque territoriali delle
isole elleniche. Hanno scatenato polemiche nell’opinione
pubblica europea il tema della pena di morte, oggi
abolita, e le regole carcerarie, nonché il
trattamento riservato alla minoranza curda (14 milioni
di persone).
D’altra parte la Turchia conosce il suo punto
di forza: la collocazione geografica che la pone al
confine sud-orientale dell’Occidente. Dopo l’11
settembre l’adesione del governo di Ankara ha
acquisito un valore anche simbolico e diviso l’Europa
in favorevoli e contrari. Senza l’entrata della
Turchia sarebbe impossibile creare un confine strategico
tra Oriente e Occidente, inoltre l’integrazione
di un Paese a maggioranza musulmana nell’Unione
europea rappresenta un forte simbolo della possibile
collaborazione tra popoli e religioni.
Ma ecco le tappe fondamentali del percorso turco attraverso
il periglioso cammino verso l’Europa.
Settembre 1959
Per la prima volta la Turchia compie un passo verso
l’Europa candidandosi per un accordo di Associazione
con la Comunità economica (Cee), nata pochi
anni prima, nel 1957. Il fatto che già nel
1952 il Paese fosse stato ammesso nella Nato, venne
interpretato come un chiaro segnale della possibilità
di integrare la Turchia nell’Europa.
Settembre 1963
Dopo pochi anni viene firmato un Accordo di Associazione
(Accordo di Ankara) che consenta una graduale unione
doganale con la Cee ed una eventuale membership (articolo
28 del documento). Nell’accordo è prevista
la realizzazione di una unione commerciale da attuarsi
in tre fasi nell’arco di 13 anni. Ma questo
patto venne aggiornato solo nel ’70, quando
furono effettivamente fissate delle date precise per
la creazione di intese commerciali e industriali (da
concretizzare nel 1982) e altre per i beni alimentari
(1992). Ciò nonostante le difficoltà
economiche interne al Paese negli anni ’70 impediscono
l’applicazione degli accordi.
1965
Il rispetto dei diritti umani. Con questo spinoso
problema, costante del governo di Ankara, si confronta
il Parlamento europeo che istituisce una delegazione
inter-parlamentare. Compito della delegazione, sorta
su richiesta della sottocommissione per i diritti
umani, è quello di monitorare i casi di violazione
di tali diritti. Desta scalpore quello della giornalista
Leyla Zana, in carcere per motivi politici.
Novembre 1970
L’Unione doganale comincia a delinearsi e la
delicata fase di preparazione viene rafforzata dalla
firma del Protocollo addizionale e il secondo Protocollo
finanziario, a Bruxelles. Si tratta di uno slancio
positivo che subisce però un arresto dovuto
all’incidente diplomatico causato dall’occupazione
militare di Cipro e dalla separazione con la forza
delle due etnie presenti sull’isola, nel 1974.
Settembre 1980
La già difficile situazione dei rapporti fra
Europa e Turchia sembra irrimediabilmente compromessa
dal colpo di stato di quest’anno, le cui conseguenze
sono, dal punto di vista diplomatico, gravissime:
sono infatti interrotte le relazioni diplomatiche
e la cooperazione finanziaria fra Ankara ed Europa.
1986
Il consiglio di associazione Cee-Turchia riavvia il
processo di avvicinamento di Ankara all'Europa.
Aprile 1987
La Turchia chiede formalmente l’adesione alla
Cee, nel frattempo è stato restaurato il sistema
parlamentare.
Dicembre 1989
La Commissione ammette l'eleggibilita' di Ankara alla
piena adesione, ma non si esprime sulla candidatura.
I Paesi che si oppongono al governo di Ankara sono
soprattutto Grecia e Cipro. A questi si aggiunge,
all'inizio degli anni Novanta, il problema del conflitto
nel Kurdistan.
Gennaio 1996
Una tappa del cammino viene raggiunta: Turchia e Ue
concludono l’accordo che crea l’Unione
doganale.
Dicembre 1997
Avvicinamenti e allontanamenti, appunto, ma anche
contraddizioni caratterizzano i rapporti fra Ankara
e Parlamento europeo. Al Summit di Lussemburgo la
Turchia è dichiarata “eleggibile”
a divenire membro dell’Ue. Tuttavia non viene
inclusa formalmente fra i candidati ammessi a negoziare
il loro ingresso nell’Unione: Cipro, Estonia,
Slovenia, Repubblica Ceca, Ungheria.
Dicembre 1999
I rapporti fra Turchia ed Europa subiscono in questo
anno una vera e propria svolta. Il Consiglio europeo
di Helsinki delibera che “la Turchia è
uno Stato candidato destinato ad aderire all’Unione
in base agli stessi criteri applicati agli altri Stati
candidati”, ancora una volta subentra una contraddizione,
visto che nonostante la dichiarazione il Consiglio
non indica alcuna data per l’apertura dei negoziati.
Comunque, su questa base viene tracciato un percorso
certo attraverso la creazione di un Parternariato
di Adesione (realizzato in seguito, nel marzo 2001)
e la programmazione di un monitoraggio dei progressi.
Novembre 2000
Il Parlamento europeo adotta a larga maggioranza la
Relazione di Philippe Morillon sullo stato dei negoziati
di adesione. Il governo di Ankara viene incoraggiato
ad intensificare gli sforzi di democratizzazione.
Eppure nel Trattato di Nizza, grazie al quale vengono
attribuiti seggi al Parlamento europeo a tutti i paesi
candidati al quinto (2004) e al sesto (2007) allargamento,
alla Turchia, pur essendo menzionata, non è
corrisposto alcun seggio.
2001-2002
La Turchia continua ad avvicinarsi: modifica ampiamente
la propria Costituzione e avvia una serie di riforme
per adeguarsi ai criteri di Copenaghen (fissati nel
Consiglio europeo del 1993) che richiedono ai paesi
candidati, tra le altre cose, il rispetto della democrazia,
dei diritti umani e delle minoranze.
Marzo 2001
Il Consiglio europeo adotta il Prternariato di Accesso
Ue-Turchia. Il governo di Ankara presenta il programma
nazionale per l’adozione dell’acquis comunitario.
Tra le strategie principali per rafforzare le relazioni
con l’Unione si trova il proposito per un dialogo
politico più intenso, la partecipazione del
governo turco ai programmi comunitari e la sua associazione
agli organi dell’Unione, ma anche la presenza
a tutte le riunioni indette per i Paesi candidati
al processo di adesione.
Settembre 2001
Il Parlamento Turco adotta alcune fondamentali riforme
costituzionali per adeguarsi ai criteri politici di
Copenaghen.
Ottobre 2001
Il Parlamento europeo adottando la Relazione di Lamassoure
sull’aiuto finanziario a favore della Turchia,
stabilisce l’importanza di favorire le riforme
politiche e istituzionali turche.
Giugno 2002
Il Parlamento europeo fa il punto di situazione sullo
stato dell'allargamento. In particolare si compiace
del fatto che i rappresentanti delle due comunità
cipriote, Clerides e Denktash, abbiano avviato degli
intensi negoziati, ribadendo "che l'adesione
è aperta solo a un unico Stato sovrano cipriota;
rileva che questo Stato dovrebbe essere bizonale e
bicomunitario, come previsto dalle risoluzioni del
Consiglio di sicurezza dell'Onu, ma deve avere la
piena capacità di agire a livello internazionale
nonché la capacità di adottare decisioni"
in comune in materia di politica estera, politica
europea, politica economica e monetaria, cittadinanza,
nonché politica di sicurezza e di difesa. Un
chiaro ammonimento per la Turchia, dato che Denktash
non gode di una autonomia politica rispetto ad Ankara.
Agosto 2002
Finalmente viene fissata una data, ma allo stesso
tempo la decisione sull’adesione slitta di qualche
anno. Il Consiglio europeo di Copenaghen stabilisce
infatti che sarà il Consiglio del dicembre
2004 a decidere se la Turchia avrà soddisfatto
i criteri politici di Copenaghen e se sarà
idonea all’avvio dei negoziati di adesione.
Contemporaneamente viene approfondita la cooperazione
commerciale con gli Stati membri.
Ottobre 2002
Il Consiglio europeo di Bruxelles dichiara che il
Paese “ha compiuto importanti progressi verso
l’adempimento dei criteri politici di Copenaghen
e anche i criteri economici e l’allineamenti
con l’acquis comunitario”. Dopo appena
due mesi lo stesso riconoscimento arriva anche dal
Consiglio europeo di Copenaghen.
Dicembre 2002
Il Consiglio europeo di Copenaghen chiarisce i tempi
e le condizioni di adesione per la Turchia: il Paese
ha due anni di tempo per conformarsi ai criteri di
Copenaghen.
Maggio 2003
In questa occasione il Consiglio europeo riprende
le fila del discorso interrotto nel dicembre dell’anno
passato e fissa i principi, le priorità, gli
obiettivi intermedi e le condizioni per il parternariato
di adesione con la Turchia. Si sottolineano gli obiettivi
da raggiungere circa il grado di democrazia (ruolo
dei militari), il rispetto dei diritti umani e il
rispetto delle minoranze, insieme con una economia
di mercato concorrenziale all'interno dell'Unione
e che sia in grado di sottoscrivere gli impegni dell'Unione
politica, economica e monetaria. Le priorità
per il biennio 2003/2004 sono un chiaro ultimatum
sulla questione dei diritti umani, sul problema della
giustizia e delle carceri, sulla questione curda e
sul ruolo dei militari nella vita del paese. La Turchia,
in particolare la sua èlite, vede in queste
condizioni una contraddizione con i principi che hanno
guidato la Repubblica per ottant’anni. Si teme
addirittura un no di Ankara all’Europa.
Giugno 2003
Seguendo ancora una volta il meccanismo di allontanamento
e avvicinamento, Il Parlamento europeo, dopo aver
“ripreso” Ankara in maggio, ne riconosce
i progressi compiuti ad appena un mese di distanza.
Dopodiché adotta la relazione di Arie Oostlander,
nella quale viene sottolineata la necessità
di una completa riforma dello Stato che garantisca
i principi di un regime laico e del controllo del
potere civile su quello militare.
Aprile 2004
Il Parlamento europeo fa il punto della situazione
delle relazioni diplomatiche con la Turchia e auspica
l’apertura di un tavolo negoziale. Per gli eurodeputati
la Turchia ha fatto dei passi importanti sulla strada
delle riforme per adeguarsi ai criteri politici di
Copenaghen.
Ottobre 2004
L’Europa tende ancora la mano alla Turchia.
La Commissione presenta la “Raccomandazione
sui progressi della Turchia verso l’adesione”
in cui si esprime a favore dell’avvio dei negoziati.
Dicembre 2004
Il Consiglio europeo fissa le condizioni per l’apertura
dei negoziati e stabilisce la data del 3 ottobre 2005
per il possibile avvio degli stessi.
Giugno 2005
La questione cipriota continua a creare tensioni fra
Unione e Ankara. I ministri degli esteri dell’Ue
danno il via libero al protocollo che estende ai 10
nuovi paesi dell’Unione, quindi anche alla Repubblica
di Cipro, l’accordo dell’Unione doganale
con Ankara. Pochi giorni dopo la Commissione europea
approva il “quadro negoziale” del processo
di adesione della Turchia e stabilisce gli orientamenti
strategici e le procedure base per le trattative con
il governo di Ankara. Questo quadro negoziale viene
definito il “più rigoroso” che
Bruxelles abbia mai preparato.
Luglio 2005
Il momento di imbarazzo sembra superato quando la
Turchia firma il protocollo che estende l’Unione
doganale con l’Ue anche ai nuovi 10 Stati membri,
compreso Cipro. Ma nonostante la firma il governo
di Ankara dichiara formalmente che l’accordo
non implica il riconoscimento della parte dell’isola
con cui non ha rapporti diplomatici. Di nuovo un allontanamento
che preoccupa l’Unione.
21 settembre 2005
L’Europa non accetta la presa di posizione turca
senza ribattere. I rappresentanti dei 25 Stati membri
approvano una contro-dichiarazione con cui impongono
le condizioni per l’avvio dei negoziati il 3
ottobre, ma fissano il riconoscimento della Repubblica
di Cipro come condizione per la loro positiva conclusione.
Questo significa che la Turchia deve necessariamente
riconoscere l’isola durante i negoziati per
l’adesione. Le navi e gli aerei ciprioti devono
poter accedere agli scali turchi, in applicazione
del protocollo firmato da Ankara.
28 settembre 2005
L’Europarlamento dà il via libera ai
negoziati, ma non ratifica il protocollo sull’estenzione
dell’unione doganale Ue-Turchia. Strasburgo
chiede inoltre che il genocidio degli armeni venga
riconosciuto da Ankara prima dell’adesione.
03 ottobre 2005
Il Consiglio europeo, dopo un lungo braccio di ferro,
dà il via libera ai negoziati di adesione con
la Turchia.
06 ottobre 2005
La Commissione europea pubblica il suo rapporto sul
"sufficiente" rispetto dei criteri di Copenhagen.
Al rapporto si accompagnano le “raccomandazioni"
del commissario all'Allargamento Gunter Verheugen.
Tra le questioni in sospeso resta dell'adulterio (reato
penale), la tortura, restrizioni alla libertà
religiosa e di stampa, i diritti delle donne e delle
minoranze. Per assistere all’ultima tappa di
questo lungo e tormentato cammino della Turchia verso
l’Europa, ma anche dell’Europa verso la
Turchia, è necessario attendere fino il 17
dicembre, quando i presidenti del Consiglio dei 25,
decideranno se iniziare e come iniziare i negoziati
per l'adesione di Ankara. Il processo potrebbe richiedere
ancora molti anni, ma qualora venga avviato non sarà
più possibile, neppure in caso di nuove violazioni.
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